Dimensionamento scolastico: in Sicilia 300 gli istituti tagliati

Scuola, focus su una Sicilia che perde pezzi. Rizza (Cgil): “Oltre 300 gli istituti tagliati negli anni”

Scuola, focus su una Sicilia che perde pezzi. Rizza (Cgil): “Oltre 300 gli istituti tagliati negli anni”

Hermes Carbone  |
domenica 07 Gennaio 2024

L'obiettivo del Governo è quello di razionalizzare le risorse e ridurre gli sprechi, in modo da investire sul personale scolastico.

Dimensionamento scolastico, tagli degli istituti, conseguente impossibilità di rinnovo dei contratti del personale precario tra insegnanti e ATA, costretti quindi a girovagare per l’Isola o spostarsi al nord alla ricerca del cosiddetto “posto fisso”. E poi ancora disagi per le famiglie e soprattutto per tutti quegli studenti che dovranno cambiare le proprie abitudini in corso d’opera e migrare di comune in comune per poter proseguire i propri studi.

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La manovra del dimensionamento scolastico voluta dal Governo Meloni rappresenta una ferita importante per il mondo dell’istruzione e porterà con sé una striscia di sangue soprattutto in Sicilia dove il taglio, nel corso del triennio, sarà addirittura di 102 istituti tra superiori e comprensivi in tutte le 9 province dell’Isola.

Con questa operazione di spending review controllata, il Governo punta a razionalizzare le risorse e ridurre gli sprechi, chiudendo di fatto in modo definitivo o accorpando tra loro istituti che non raggiungono i 900 iscritti. E complici le difficoltà di accesso al mondo del lavoro, il calo demografico che riguarda la Sicilia e soprattutto gli abitanti che ogni anno si trasferiscono al nord alla ricerca di un futuro migliore, gli istituti a essere tagliati saranno sempre di più.

Il testo del piano di dimensionamento

Il piano di dimensionamento, che ha ricevuto il via libera dal Ministero dell’Istruzione e che è stato condiviso dall’Ufficio scolastico regionale, avrebbe dovuto tenere conto di determinate condizioni come il numero degli alunni, la disponibilità di locali idonei e i limiti in materia di dotazione organica del personale dirigenziale tra cui Dirigenti scolastici e Direttori dei servizi generali e amministrativi, il cui numero, per legge, dovrà decrescere nel prossimo triennio fino ad arrivare a 700 nel 2026/2027.

In realtà, però, come spiega il segretario regionale della FLC CGIL, Adriano Rizza: “L’assessorato regionale sta tagliando in modo netto gli istituti senza prendere in considerazione i problemi di edilizia scolastica che in Sicilia sono quelli di uno stato emergenziale”.

Tutto inserito nella legge di bilancio 2023 (la n. 197 del 29 dicembre 2022). La norma attuativa del PNRR comporta infatti una ulteriore revisione dei criteri per l’attribuzione delle autonomie scolastiche su base regionale e da qui il taglio netto per rientrare nelle disposizioni volute dall’Europa. Unica deroga riguarda la necessità di salvaguardare le specificità delle istituzioni scolastiche situate nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, prevedendo pure forme di compensazione interregionale. Salvi, quindi, i micro-istituti che rappresentano baluardo essenziale per l’istruzione nei territori più difficilmente raggiungibili.

“Grazie a questa riorganizzazione avremo scuole più efficienti e risparmi per 88 milioni di euro; risorse che potranno essere reinvestite per il personale scolastico e non solo”, ha commentato il ministro dell’Istruzione Valditara in merito alla riforma. Non è ancora chiaro, però, in che modo il Governo intenda reinvestire le risorse per un personale che sarà ancora più precario o costretto a emigrare alla ricerca di scuole rimaste aperte. Ma veniamo ai numeri.

Il caso Sicilia

Pur non essendo ancora stati pubblicati da tutte le regioni italiane i dati definitivi nel merito degli accorpamenti, dopo le proteste politiche bipartisan e le riunioni fiume a Palermo, si conoscono già dallo scorso 4 gennaio quali saranno gli istituti che nel corso del triennio scolastico 2024/2027 saranno interessati da accorpamenti o da chiusura definitiva.

Centodue in totale sono gli istituti siciliani interessati dal provvedimento che entrerà in vigore dall’anno scolastico 2024/2025. L’opposizione di schieramenti politici e sindacati, e le pressioni giunte anche da europarlamentari contrari all’attuazione della riforma, hanno permesso di far slittare di un anno la chiusura di 75 istituti scolastici in Sicilia (saranno 102 nel triennio, ndr), una delle regioni maggiormente penalizzate a livello nazionale. Se nella penisola i tagli generalizzati saranno inferiori di almeno il 10% in ogni regione, in Sicilia saranno un ottavo del totale nazionale.
Questo, come detto, il principale dato emerso al termine della conferenza regionale del 4 gennaio e che ha rimandato di un anno i provvedimenti riducendo così il numero delle scuole, alle quali, dal 2025/2026 si aggiungeranno comunque ulteriori 23 istituti.

Una decisione concretizzatasi in seguito al decreto Milleproroghe varato dal Governo e che ha consentito alle regioni di derogare fino al 2,5 per cento la chiusura dei plessi scolastici da tagliare (LINK ARTICOLO). Tutto potrà dunque slittare di un anno consentendo di allungare i tempi per una riorganizzazione capillare di quegli istituti che saranno interessati dal provvedimento.
In Sicilia il tutto si traduce in 18 autonomie “salvate” solo per l’anno scolastico 2024/2025: tra questi saranno 15 gli istituti superiori e 3 gli istituti comprensivi. Di certo c’è che in totale, in Sicilia i tagli di autonomia annunciati per l’anno venturo saranno 75 e non più 93, ma saranno 23 però l’anno successivo. Nel dettaglio la provincia di Palermo perderà 17 autonomie, due in meno di quelle precedentemente annunciate. Ben 14 quelle a Catania. Otto i tagli nelle province di Trapani e Siracusa, 6 a Ragusa, 5 a Caltanissetta, 7 ad Agrigento, 3 a Enna. Sette le scuole accorpate anche a Messina e non più 11 come precedentemente comunicato.

Sindacati e numeri

Netta la contrarietà al provvedimento da parte della CGIL, come spiega ancora Rizza: “L’obiettivo è quello di ridurre il maggior numero di scuole per via del calo demografico, ma già la situazione è critica in Sicilia sia dal punto di vista sociale e soprattutto economico e lavorativo”.
Negli ultimi tre anni, per volontà politica, sono state concesse delle deroghe in merito all’attuazione della manovra di dimensionamento scolastico negli istituti che per avere una propria autonomia dovevano poter contare su almeno 600 iscritti che diventavano 400 nei comuni montani.
“Le scuole attualmente presenti in regione sono 802, ma bisogna considerare che erano almeno 300 in più appena qualche anno fa. E con questa norma arriveremo a 700 – spiega ancora Rizza. Questo provvedimento annulla gli sforzi fatti per salvaguardare il sistema di istruzione a livello nazionale ma soprattutto nella nostra regione, dove insistono gli indici più alti sia di dispersione scolastica che di povertà educativa. Quello a cui stiamo assistendo è un crollo verticale del mondo scuola voluto dai governi Berlusconi con i ministri Brunetta, Gelmini e Moratti ma anche da Matteo Renzi con la sua buona scuola”.

Un taglio sul quale, come conferma ancora Rizza, non erano d’accordo né l’assessorato né l’ufficio scolastico regionale, esecutori del provvedimento: “L’assessore Turano poteva far poco o nulla se comunque il presidente Schifani ha accettato di buon grado le scelte imposte da Roma. Dispiace per gli altri sindacati, tutt’altro che compatti nella scelta. E neppure lo statuto speciale della Sicilia avrebbe potuto far nulla in questa occasione”.

A poco sono servite anche le 7000 firme raccolte in una petizione lanciata sulla piattaforma Change.org per dire no al dimensionamento scolastico. A pagarne le spese, ancora una volta, rischiano di essere i siciliani “ma anche tutto il personale ATA e i docenti che saranno costretti a migrare altrove per continuare a lavorare – spiega il segretario regionale – Allo stesso modo sarà ancora più difficile chiedere un trasferimento per gli insegnanti siciliani che dal nord vorrebbero tornare a casa”.

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