Home » Dimenticati sviluppo, lavoro e povertà

Dimenticati sviluppo, lavoro e povertà

Il governo Draghi, insediatosi il 13 febbraio, in poco più di due mesi ha raddrizzato la linea contorta e altalenante del governo Conte due che, in un anno di gestione meno che mediocre del Paese, colpito duramente dall’epidemia, ha tentennato e balbettato, anziché prendere il toro per le corna.
Nonostante il breve periodo, invece, il governo Draghi ha accelerato fortemente la vaccinazione di massa per puntare alle fatidiche cinquecentomila inoculazioni al giorno.
Ma, e soprattutto, Draghi ha preso in mano la materia che conosce meglio di tutti e cioé il Recovery Plan con i suoi 222 miliardi da investire in infrastrutture e attività produttive. La parte più difficile dell’attività di Draghi sarà quella riguardante le tre riforme fondamentali richieste come condizioni dalla Commissione europea: Fisco, Giustizia e Pubblica amministrazione.
Si tratta di tre versanti incandescenti perché vi sono resistenze da parte di tutti coloro che dovrebbero essere riformati, ma vogliono restare in questo status quo, perché gli conviene.


Il governo Conte due, ma anche Conte uno, aveva dimenticato lo sviluppo, il lavoro e l’aumento enorme della povertà. Draghi cerca di affrontare i tre versanti utilizzando la leva del debito buono (che distingue dal debito cattivo) come carburante da mettere nel motore della ruota economica.
È infatti urgente ricominciare a farla girare e con essa l’occupazione e soprattutto la fiducia dei cittadini nel futuro immediato e a medio termine.
Solo se riprende l’occupazione produttiva e se nel gruppo dei quattro milioni di dipendenti pubblici e parapubblici si inseriscono i valori di merito, produttività e responsabilità, appunto con una adeguata riforma, tale ruota potrà prendere un minimo di velocità.
C’è da essere preoccupati nel constatare che non è all’ordine del giorno una correzione della politica assistenziale fino ad oggi seguita dai diversi governi, con il conseguente allargamento della borsa che fa tentennare il sistema previdenziale.

Da più parti si è levato il grido di pericolo che entro il 2030, continuando l’invecchiamento dei pensionati e l’inserimento nel sistema di altri giovani che percepiranno la pensione per trent’anni, il rischio di vedere traballare tale sistema è evidente.
È facile accontentare tutti con i soldi dei contribuenti. Più difficile è mantenere un corretto equilibrio, evitando di indebitare le future generazioni al di là di ogni ragionevolezza.
Allo stato attuale, il debito pubblico sfiora il rapporto con il Pil del centosessanta per cento, con un ammontare di 2.600 mila miliardi. Ricordiamo ancora una volta che il trattato di Maastricht prevede tale parametro entro un tetto massimo del sessanta per cento.
Per migliorare tale parametro, il Pil deve crescere il più rapidamente possibile. Può crescere se il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) funzionerà, accelerando gli investimenti, aprendo i cantieri, sbloccando tutti quelli che ancora non sono stati attivati e continuando con attività virtuose e non delittuose, come quelle condotte fino al 12 febbraio.


Le parole di solidarietà nei confronti dei nuovi poveri, dei disoccupati, delle partite Iva disastrate, sono del tutto inutili e fuori luogo. Non servono più responsabili delle istituzioni che danno fiato alla bocca, ma persone concrete, capaci e professionali che progettano e realizzano secondo rigorosi cronoprogrammi, puntando a obiettivi realizzabili nel breve e nel medio tempo.
Sembra che il governo Draghi sia su questa linea, anche se vi è qualche piccola screpolatura, come quella che ha creato la Lega astenendosi sul Decreto legge che ha fissato la chiusura serale alle ventidue piuttosto che alle ventitré. Una bazzecola.
Entro sabato prossimo il Recovery Plan sarà inviato dal Governo alla Commissione europea e, se redatto secondo le indicazioni di quest’ultima, potrebbero essere disponibili i primi trenta miliardi entro qualche mese.
Ma la disponibilità non è sufficiente se la macchina burocratica non ricomincia a girare a pieno ritmo senza stop and go deleteri che vanificano anche i migliori propositi.