Dipendenti, aumenti con produttività, Regione moderna coi fabbisogni standard - QdS

Dipendenti, aumenti con produttività, Regione moderna coi fabbisogni standard

Carlo Alberto Tregua

Dipendenti, aumenti con produttività, Regione moderna coi fabbisogni standard

giovedì 21 Novembre 2019

In questi giorni, assistiamo ad un teatrino tutto interno alla Regione siciliana che riguarda dipendenti e dirigenti in ordine al preteso aumento dei loro compensi che, ricordiamo, sono multipli, in quanto non riguardano una sola voce.
Si tratta di un teatrino a senso unico perché, a fronte delle rivendicazioni del tutto ingiustificate, nessuno mette sul piatto della bilancia che ad un aumento delle remunerazioni debba corrispondere un aumento della produttività.
L’Aran è il datore di lavoro, cioè la controparte del sindacato dei dipendenti e dei dirigenti. è molto comodo quando si fanno trattative, avere una controparte amica o, addirittura, controllata da chi fa la trattativa: ecco perché si tratta di una commedia della quale purtroppo i media non si occupano o lo fanno in modo marginale, come se gli stipendi che vengono pagati ai pubblici dipendenti non fossero sottratti alle tasche dei cittadini- contribuenti.

La questione della produttività di dipendenti e dirigenti della Regione, ma anche di quelli dei Comuni, enti intermedi e dello Stato, è vecchia come il cucco.
Eppure, non se ne parla mai. Ma come è possibile che si parli sempre di mezza mela, cioè delle retribuzioni e mai della qualità e quantità del lavoro che deve essere prodotto?
Qual è il piano aziendale di ogni ente, suddiviso per dipartimenti, che determina gli obiettivi da raggiungere, il numero dei dirigenti preposti e quello dei dipendenti?
Alcuni stupidi burocrati si nascondono dietro le cosiddette piante organiche ormai obsolete e non hanno alcun contatto con la realtà. E straparlano di vuoti, senza spiegare ai cittadini, che gli pagano gli stipendi, quali sono gli strumenti moderni di organizzazione, tutti digitalizzati, necessari per raggiungere tali obiettivi.
La burocrazia italiana si è fermata a cinquant’anni fa, quella regionale all’anteguerra.
Molti si chiedono come mai in tante persone perbene che rivestono quei ruoli, non sorga una forte spinta morale e intellettuale che li porti a volere rimettere a posto una situazione sgangherata.
Rammentiamo che esiste una legge, la n. 42 del 2009, che ha stabilito una regola obiettiva per quanto riguarda la spesa degli enti pubblici, riassunta nella denominazione “costi e fabbisogni standard”.
Tale legge stabilisce le linee guida nell’organizzazione degli enti, secondo i quali i costi, cioè le uscite , devono essere ragguagliati a quelli degli enti più virtuosi e perciò chiamati standard. Inoltre, tali costi o spese devono essere utilizzati in base agli obiettivi fabbisogni dello stesso ente, che per l’appunto si chiamano standard.
Ne consegue che le regole per formare i bilanci di ogni ente pubblico ci sono. Ma la Regione siciliana le ignora e continua a redigere il suo bilancio annuale come si faceva mezzo secolo fa, senza alcuna modernizzazione, senza tener conto degli effettivi bisogni dell’Isola e della sua popolazione, senza comprendere il processo di digitalizzazione che razionalizza i percorsi e fa raggiungere più rapidamente e in modo più qualificato gli obiettivi, quando sono indicati.

Conosciamo decine di bravissimi dirigenti regionali, fra i circa 1.200 in servizio, e possiamo supporre che vi siano centinaia di bravi dipendenti sui circa dodicimila in totale. Non ci rendiamo conto come mai gli assessori, primi responsabili della loro branca, non si affidino a questi ottimi dirigenti e dipendenti, facendo una graduatoria annuale di merito, mentre per contro vengono definiti bravi tutti quanti con la conseguenza che anche gli asini o gli sfaticati sono trattati alla stessa stregua di chi si impegna dando il massimo.
Ecco cosa mancano alla burocrazia regionale, ma anche a quella degli enti intermedi e dei Comuni: i valori di merito e responsabilità che conducono alla produttività.
Il presidente della Regione spesso si è dichiarato impotente di fronte a questo malcostume, eppure noi ne abbiamo stima come persona e sappiamo che egli potrebbe ribaltare questo stato di perenne inefficienza con un’arma formidabile, costituita dai decreti presidenziali.
Attendiamo conferma della svolta conseguente. Ora, non domani!

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