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Dipendenza patologica da smartphone tra i minori, gli esperti: “Quasi al punto di non ritorno”

Dipendenza patologica da smartphone tra i minori, gli esperti: “Quasi al punto di non ritorno”
Bambini con gli smartphone, Imagoeconomica

Medici e ricercatori hanno compreso che gli smartphone sono un pericolo pubblico per bambini e ragazzi con effetti molto gravi

La grande rivelazione sociale dei nostri tempi è che l’uso improprio di device elettronici come gli smartphone causa effetti negativi, soprattutto sui bambini. Questa presa di coscienza arriva mentre in trincea si combatte contro sostanze stupefacenti ritornate nelle piazze di spaccio, come nei più classici dei film horror, e della devastante ultima arrivata con quel nome onomatopeico che ben rivela la sua vera natura: il crack. Ma al Quotidiano di Sicilia c’eravamo già occupati del pericolo che deriva dagli smartphone, quando chiedemmo al dottor Giampaolo Spinnato, direttore dell’Unità operativa complessa Dipendenze patologiche dell’Asp di Palermo, se l’uso compulsivo degli smartphone si può considerare una dipendenza patologica, o se può indurre ad altre forme di dipendenza.

Il dottor Spinnato ci aveva spiegato che “nel momento in cui il bambino utilizza il cellulare, sta utilizzando un meccanismo evasivo” e che “questo meccanismo che il bambino apprende è lo stesso meccanismo che poi porta alla dipendenza dalle sostanze stupefacenti”.

La prima dipendenza patologica è da smartphone

Motivo di grave allarme, per cui era risultato già allora inevitabile chiedere all’esperto di dipendenze patologiche se stiamo impiantando nei bambini una predisposizione alla dipendenza patologica. La risposta del dottor Spinnato, per meglio inquadrare il tema odierno, la riportiamo per comodità dei lettori: “Certo. La prima dipendenza che i ragazzini hanno oggi è quella da dispositivi cellulari. Quella da strumenti tecnologici. Quella è la prima dipendenza. La seconda dipendenza è quella da fumo di sigaretta e da alcol, la terza dipendenza è da cannabinoidi, e poi la quarta dipendenza … Quindi è chiaro che se noi andiamo in questa direzione aumentiamo il rischio che ci possa essere una dipendenza”. 

Le istituzioni si muovono contro il nemico digitale

Il 9 novembre si è svolto un evento formativo professionale patrocinato dalla Asp di Palermo, dall’Assessorato regionale alla salute, dall’Università degli studi di Palermo e da varie tra fondazioni ed associazioni, con responsabili scientifici i dottori Carlo Roberto Gambino e Francesca Picone dell’Asp 6. Il titolo, ed oggetto dell’evento è stato “Internauti interistituzionali – Una nuova alleanza per un consapevole ed intelligente utilizzo di smartphone e device”.

In ambito sanitario pubblico si sta lavorando, anche alacremente sulla questione smartphone, anche se l’utilizzo irresponsabile o compulsivo non è ancora elencato tra le dipendenze patologiche come lo è ad esempio la ludopatia. Ma da quelli che appaiono ormai obsoleti “videopoker” dei retrobottega di bar e sale scommesse, a quello che è l’uso compulsivo di smartphone con tutto quello che ci gira su, incluso il trading online, il passo è breve e la linea di confine tra macchine da bar e device personali è molto sottile.

Proposte di legge per salvare i bambini

Anche le istituzioni politiche si sono rese conto che qualcosa non va e che in qualche modo bisogna intervenire. Giovedì 28 novembre, presso la sala Giacomo Matteotti di palazzo Theodoli-Bianchelli, quindi alla Camera dei deputati, si è svolto il convegno “Smartphone e minori: i rischi e le prospettive”. Alla presenza politicamente trasversale di proponenti disegni di legge di diverso colore, a fare gli onori di casa è stato il deputato del Movimento 5 Stelle Filippo Scerra con l’introduzione ai lavori.

In sala Matteotti e firmatari di disegni di legge, anche la senatrice del Partito Democratico Simona Malpezzi e la collega Lavinia Mennuni di Fratelli d’Italia, infine il deputato regionale siciliano Carlo Gilistro del M5S. Già in introduzione lavori, i dati sommariamente citati hanno offerto una chiara misura dei rischi cui vengono esposti i bambini mentre le ricerche tentano di fornire chiarezza sulle conseguenze a tali esposizioni: il 30% dei bambini nel primo anno di vita si trova uno smartphone in mano dato dai genitori, sale al 70% il numero dei bambini che nel secondo anno di vita vede papà o mamma dare loro il dispositivo. 

Proposte di legge per vietare l’uso ai bambini

Ci sono quindi due proposte di legge depositate in Senato, una a firma della senatrice Malpezzi e l’altra della senatrice Mennuni. A queste si aggiungono quella del deputato siciliano Gilistro per una regolamentazione regionale ed ultima arriva adesso anche quella a firma del deputato Scerra alla Camera dei deputati. Il nodo, come subito precisato a Roma dal pentastellato Filippo Scerra, è comprendere se oltre il proposto divieto d’uso di smartphone ed analoghi device ai bambini da zero a tre anni si può giungere ad una proposta scientifica cui dar seguito in modo legislativo per i bambini da quattro a dodici anni.

Oltre alla difficoltà evidente nel comprendere come regolamentare e contingentare l’uso degli smartphone per i bambini oltre il terzo anno di età, appare chiaro che non è direttamente sui bambini che bisogna intervenire ma sui genitori. Questione che rende ancora più complicato il compito di chi nel frattempo ha comunque compreso le conseguenze sanitarie e sociali di un uso improprio di tali dispositivi da parte dei bambini. Inoltre, la parte forse più delicata riguarda proprio la pre-adolescenza esposta ai rischi dei social e del dark web. Un mondo sconosciuto ai genitori, potenzialmente devastante per i figli.

L’allarme degli esperti: “Quasi al punto di non ritorno” 

In sala Matteotti giovedì erano presenti, o in collegamento, esperti in materia come il professor Novara, il professor Di Mauro, la dottoressa Fiore ed altri competenti in materia. Il convegno, tra l’altro, si è svolto alla presenza degli studenti di un liceo scientifico. “Siamo quasi a un punto di non ritorno; i nostri bambini rischiano grosso, va fatta qualcosa al più presto; già parecchi i danni fatti, cerchiamo di evitarne altri”.

Questo, in sintesi, l’esito del convegno a Montecitorio stringando il grido di allarme di pediatri, psichiatri, sociologi, giornalisti e parlamentari sull’abuso delle apparecchiature digitali da parte dei minori. La proposta di legge romana, con il divieto d’uso fino a tre anni e la limitazione fino a dodici anni firmata da Scerra, ha comunque la sua origine all’Ars, in Sicilia, dove il deputato-pediatra del M5S, Carlo Gilistro, ha depositato un analogo Ddl che ha avuto già il via libera in commissione Salute.

L’intervento è inevitabilmente sui genitori

“Dalla Sicilia, con la decisiva collaborazione dell’istituto scolastico regionale e la partecipazione di centinaia di scuole, è partita una forte spinta alla presa di coscienza collettiva della pericolosità del fenomeno, le cui nefaste conseguenze, io, da pediatra, purtroppo osservo quotidianamente e con crescente frequenza”, spiega il deputato Carlo Gilistro.

“Purtroppo questa pericolosità è ignorata da tantissimi genitori che affidano ai propri figli cellulari e tablet per tenerli tranquilli, non sapendo – prosegue il medico pediatra e deputato all’Ars – che rischiano di creare loro enormi problemi. Le famiglie devono essere informate di questi enormi rischi in modo da poter mettere al sicuro l’incolumità psico-fisica dei loro ragazzi. Per questo va avviata una massiccia campagna di informazione rivolta alle famiglie e i cui primi passi potrebbero essere fatti già nell’immediato futuro”.

La campagna di sensibilizzazione in finanziaria regionale

“A tale scopo – dichiara Carlo Gilistro – nella Finanziaria in discussione in queste ore all’Ars ho presentato un emendamento per destinare un milione di euro per realizzare una campagna mediatica su giornali, tv e web incentrata sul pericolo dell’uso distorto di cellulari e degli altri apparecchi digitali in tenera età e in età adolescenziale”. Quella che si vuol portare avanti però, secondo il deputato-pediatra, non è una campagna proibizionista ma “di liberazione”.

“Dobbiamo liberare i bambini dalla schiavitù dei cellulari, perché, purtroppo, di questo si tratta. I bambini – prosegue il deputato siciliano del M5S – sono ormai schiavizzati da questi apparecchi, li usano perfino la notte e le conseguenze negative sono poi inevitabili, a cominciare da pessimi rendimenti scolastici causati dalla perdita di sonno ristoratore. E questo per non parlare degli altri contraccolpi, come ansia, scoppi di rabbia improvvisa, svenimenti, disturbi del sonno, alterazioni dell’umore, ritardato sviluppo del linguaggio, tachicardia, azzeramento, o quasi, dei rapporti sociali”.

Un milione di euro per parlare ai genitori

“Gran parte di questi contraccolpi si possono evitare con una buona campagna di informazione su questa tematica”, spiega il dottor Carlo Gilistro. La campagna di sensibilizzazione a mezzo mass media potrebe avere effetti importanti, soprattutto la dove il genitore dovesse identificare, non soltanto nel comportamento sbagliato nei confronti del figlio ma anche negli effetti collaterali fin li “inspiegabili” come appunto il disturbo del sonno, improvvisi sbalzi d’umore o addirittura attacchi d’ansia.

“Sono sicuro che se i genitori fossero informati – conclude Gilistro – di tutti questi potenziali pericoli cui espongono i propri figli mettendogli in mano un cellulare solo per tenerli tranquilli un paio d’ore, magari mentre loro conversano con gli amici in pizzeria, si guarderebbero bene dal farlo”.

La genesi della dipendenza patologica dalla fuga dalle frustrazioni

Il direttore dell’UOC Dipendenze patologiche di Palermo ci aveva spiegato un meccanismo chiaro e semplice in questi comprensibili termini: “Come si struttura una dipendenza. Cosa facciamo noi, utilizzando sin da bambini questi strumenti? Faccio un esempio banale: la famiglia va a cena una sera in un ristorante, e c’è il bambino, piccolo, seduto al tavolo con davanti uno schermetto di un cellulare in cui guarda qualcosa. Nel momento in cui il bambino utilizza il cellulare, sta utilizzando un meccanismo evasivo. Cioè: ho una realtà che non mi piace, mi trasporto in un’altra realtà, mi estraneo dalla realtà che non mi piace e supero quel momento di tensione attraverso qualcosa che mi porta da un’altra parte. Ora, questo meccanismo che il bambino apprende è lo stesso meccanismo che poi porta alla dipendenza dalle sostanze. Quindi, in qualche modo io adulto sto insegnando al bambino un modo di affrontare lo stress che è quello che poi porta alla dipendenza”.

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