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Diplomifici: la Sicilia da pecora nera a modello contro i “pezzi di carta” troppo spesso regalati

Diplomifici: la Sicilia da pecora nera a modello contro i “pezzi di carta” troppo spesso regalati
scuola banchi

L’azione congiunta di Governo e Regione ha messo un freno significativo a un fenomeno molto diffuso

PALERMO – Un crollo del 35% nelle iscrizioni alle scuole paritarie della Sicilia in un anno. Un dato che, letto da solo, potrebbe sembrare allarmante. Ma per l’assessore regionale all’Istruzione, Mimmo Turano, è invece la dimostrazione concreta di una politica educativa chiara e determinata: porre fine al fenomeno dei “diplomifici”, quelle scuole private che non garantivano un’istruzione seria ma che, di fatto, vendevano diplomi.

Diminuiscono i diplomati delle scuole paritarie

“Questa volta – ha dichiarato Turano – i numeri parlano chiaro e raccontano la mia azione politica. Voglio partire da un dato semplice ma importante: i numeri dei diplomati in Sicilia. Nel 2024, 41.952 ragazzi si sono iscritti nelle scuole pubbliche. Nel 2025, sono stati 41.622. Un dato stabile, che conferma l’impegno delle nostre scuole pubbliche. Ma c’è un altro dato ancora più significativo: quello delle scuole paritarie. Nel 2024 avevamo 4.340 iscritti, nel 2025 sono diventati 2.798. Una diminuzione del 35%”.

Un ridimensionamento che non è frutto del caso, ma nasce da un’azione istituzionale precisa, portata avanti dall’assessore Turano insieme al presidente della Regione Renato Schifani e al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Un’azione che ha portato allo stop per 35 scuole paritarie in Sicilia tra il 2024 e il 2025. “Abbiamo chiuso – ha ribadito Turano – quelle scuole private che erano soltanto dei diplomifici e che regalavano, anzi vendevano, i diplomi. Noi non premiamo chi si compra un titolo, ma premiamo il merito di chi studia e si impegna”.

In Sicilia 35 scuole hanno perso il riconoscimento di scuola paritaria

Secondo i dati ufficiali del ministero dell’Istruzione, la Sicilia è la prima regione in Italia per numero di revoche della parità scolastica. In totale, 35 scuole hanno perso il riconoscimento: 24 nel 2024 e altre undici nei primi mesi del 2025, di cui otto in seguito a ispezioni avviate durante l’anno scolastico 2024/2025. Un numero superiore persino alla Campania, dove le revoche sono state trenta nel solo 2024, e molto più alto rispetto alle undici revoche registrate in Calabria. Questa classifica non è motivo di vanto, ma è il segno che in Sicilia il fenomeno era particolarmente diffuso e che l’intervento repressivo ha cominciato a produrre effetti reali.

La lotta contro i diplomifici

“La lotta contro i diplomifici – ha commentato il ministro Valditara – sta iniziando a dare i suoi primi frutti concreti. Il nostro impegno è per una scuola seria, contrassegnata dal merito e dalla legalità”. A rendere possibile questo cambio di passo è stata una serie di azioni normative e ispettive partite tra la fine del 2023 e il 2024. Ma è con il decreto-legge 45 del 2025 che il Governo ha messo in campo un’azione ancora più decisa: controlli stringenti, criteri rigorosi per il riconoscimento della parità e un protocollo d’intesa con la Guardia di finanza per stanare le scuole che non rispettano gli standard minimi di qualità formativa. Questa rete di controlli è ancora in piena attività: le ispezioni sono in corso e coinvolgono tutte le scuole che negli anni scorsi hanno ottenuto il riconoscimento di parità con la scuola pubblica.

“Noi vogliamo premiare – ha concluso l’assessore Turano – chi si impegna per raggiungere con fatica l’obiettivo di un diploma vero. Quel ‘pezzo di carta’ deve essere il frutto di studio e sacrificio, non un documento comprato. Perché solo così può diventare un passaporto verso il lavoro, l’Università, la vita adulta”.

L’esperienza siciliana sta facendo scuola. Anche altre regioni stanno seguendo con attenzione quanto avviene sull’Isola. La Campania, che segue da vicino la Sicilia nella classifica delle revoche, potrebbe presto superarla per numero di diplomifici chiusi. Un dato che è indicatore di quanto il fenomeno sia stato pervasivo anche in altre realtà italiane. In questo contesto, la Sicilia si propone come esempio di buona pratica, non solo nella repressione delle scuole irregolari, ma anche nel rilancio della scuola pubblica come luogo di crescita e formazione vera.