A Montecitorio presidio dove è stato illustrato un manifesto per il “rispetto della legge”. Il presidente di Libera, Don Ciotti: “Sono 25 anni che chiediamo le stesse cose. Ora basta”
ROMA – Centinaia di familiari di vittime innocenti delle mafie provenienti da tutta Italia si sono riuniti a piazza Montecitorio per un presidio dove è stato illustrato un manifesto con una serie di richieste “di giustizia e di rispetto dei diritti stabiliti per legge”. “Mentre alla Camera si vota la fiducia al Milleproroghe frutto di faticosi compromessi – ha detto don Luigi Ciotti – noi siamo qui in piazza in silenzio ad esprimere la nostra sfiducia. Ma non dobbiamo mai dimenticare le cose positive di questi anni, vogliamo continuare a dare fiducia alla politica seria. Però noi dobbiamo alzare la voce quando qualcuno sceglie il silenzio. Non possiamo stare zitti e inermi. La mafia più pericolosa è la mafia delle parole, è immobilismo, la burocrazia, il promettere e non fare. La lotta alle mafie non può diventare un esercizio retorico, uno strumento di facile consenso”, ha sottolineato il presidente di Libera.
“I familiari meritano considerazione – ha aggiunto don Ciotti – e sono 25 anni che chiedono le stesse cose. Ora basta!”. Nel manifesto illustrato in piazza si chiede alla politica di dare “delle risposte alle loro istanze e riteniamo sia una priorità modificare il senso stesso delle misure previste a favore delle vittime, in quanto ad oggi vengono definite ‘benefici’, mentre sarebbe giusto e culturalmente opportuno definirle ‘diritti’”.
Ecco i punti in dettaglio del manifesto:
– che sia riconosciuto lo status di Vittima di mafia anche alle persone che hanno perso la vita a causa di eventi delittuosi di stampo mafioso in data antecedente al 1 gennaio 1961 e per le quali ricorrano i presupposti per il riconoscimento medesimo;
– l’equiparazione delle vittime del dovere e delle mafie alle vittime del terrorismo, al fine di evitare ulteriori disparità tra le vittime in base alla tipologia dell’evento delittuoso;
– che riguardo all’estraneità della vittima e dei suoi familiari fino al 4 grado, così come previsto dalle norme, sia effettuata una valutazione caso per caso, relativamente alle frequentazioni del superstite e dei familiari della vittima e non sul grado di parentela;
– che in materia di prescrizioni e decadenze, previste anche da una recente circolare del Ministero dell’Interno, sia fatta un’attenta ed urgente riflessione per evitare interpretazioni ingiustamente restrittive;
– un riordino ragionato di tutte le norme che disciplinano i diritti (benefici) previsti a favore delle vittime delle mafie, al fine di rendere effettiva la fruizione che rispetto ad alcuni punti fondamentali resta molto spesso solo sulla carta;
– che i tempi della valutazione delle singole istanze non si dilatino a dismisura;
– che l’attenzione alla vittima venga posta al centro della riflessione del legislatore, al fine di rendere operative anche in Italia le direttive europee in materia di tutela della vittima e dei suoi familiari, ad essa equiparati, in particolare rispetto alla stessa posizione dei familiari delle vittime nel processo, visibilmente limitata rispetto a quella del reo, dato anche l’approccio reocentrico del nostro sistema processuale;
– che venga promosso anche un sostegno alle vittime dei reati intenzionali violenti.