Disabilità e inclusione, Anffas: "La Sicilia è molto indietro" - QdS

Disabilità, la Sicilia è un disastro. Anffas: “Isola in ritardo, i fondi del Pnrr sono a rischio”

Disabilità, la Sicilia è un disastro. Anffas: “Isola in ritardo, i fondi del Pnrr sono a rischio”

Mauro Seminara  |
domenica 03 Dicembre 2023

Al QdS Giuseppe Giardina, presidente di Anffas Sicilia, parla delle sfide per l'inclusione e analizza i problemi principali delle persone con disabilità: fondi a rischio, personale carente, sfiducia.

In Italia ci sono tredici Regioni che non hanno ricevuto le risorse economiche assegnate per l’anno 2020 con riferimento al piano distrettuale “Dopo di noi“, fondo nazionale destinato all’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare istituito con la Legge 112/2016. I decreti di riparto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, per la Sicilia, avevano quantificato in circa 30 milioni di euro la quota spettante nel quadriennio 2016-2022, ma alla Regione ne sono stati assegnati soltanto 11 reali su 30 previsti.

La Corte dei Conti ha messo nero su bianco nel 2022 che dei 466 milioni di euro stanziati tra il 2016 e il 2022 per il territorio nazionale ne sono stati trasferiti alle Regioni soltanto 240. Quasi la metà.

Pnrr e i fondi per la disabilità, il caso Sicilia

La Regione Siciliana, all’inizio dell’anno in corso, aveva convocato i Distretti socio-sanitari, i rispettivi Comuni e gli Enti del Terzo settore più rappresentativi per rilevare e risolvere le criticità nell’attuazione delle norme di riferimento. Nel frattempo si pone anche il problema del PNRR che, prevedendo un piano di investimento definito “Percorsi di autonomia per persone con disabilità”, potrebbe essere un treno irripetibile sprecato per gli interventi necessari in Italia proprio a causa delle difficoltà già evidenziate nel caso del Fondo nazionale istituito dalla Legge 112 del 2016.

Su questi temi il Quotidiano di Sicilia ha intervistato Giuseppe Giardina, presidente di Anffas Sicilia, Ente del Terzo settore tra i più rappresentativi su scala nazionale.

L’intervista al presidente di Anffas Sicilia

La Sicilia è in ritardo sull’inclusione delle persone con disabilità, e quali sono ottimisticamente i passi da fare per recuperare?

“Dobbiamo, insieme con i Comuni e con i Distretti, sollecitare i Distretti a spendere i soldi che non sono stati spesi fino a oggi dal 2016.”

Dal 2016?

“Attendono, alcuni di noi, dal 2016. E oggi sono a rischio anche fondi del PNRR per la disabilità. Quelli sono a rischio perché non stanno considerando quella quota che hanno nel PNRR per la disabilità. Questo è grave, perché se perdiamo questi fondi perdiamo la possibilità di dare risposte ai territori”.

Quindi dobbiamo recuperare otto anni e dobbiamo anche rimettere sui binari in modo corretto i prossimi investimenti, quelli del PNRR?

“Sicuramente sì. Se non fanno questo li perdiamo, perché ci sono dei termini anche per spendere i soldi del PNRR. Ma soprattutto quelli del ‘Dopo di Noi’, fare i ‘Progetti di vita’ che non si stanno facendo in Sicilia, e questo è grave. In pochissime stanno facendo i veri Progetti di vita per le persone con disabilità e se non c’è il Progetto di vita non si può accedere ai fondi del Dopo di Noi della Legge 112. Quindi è un sistema in cui ormai se non c’é il Progetto di vita non si investono i soldi”.

La necessità di una svolta

Cosa manca per rimettere a posto le cose tra le istituzioni e il Terzo settore?

“Dunque, manca prima di tutto quello che abbiamo sollecitato all’assessorato alla Salute (della Regione): mancano i medici per potersi riunire le unità di valutazione multidimensionale che vanno a vedere qual è il vero bisogno delle persone con disabilità. Che poi questa è una funzione integrata fra Comune e Sanità, e famiglia presente, perché si chiede qual è il bisogno della persona con disabilità e Sanità e Comune devono valutare quali sono i sostegni da dare alla persona con disabilità e la presa in carico delle famiglie”.

Il Terzo settore ovviamente non può intervenire con suggerimenti sulla progettazione?

“Siamo disponibili. Noi non siamo contrari a nessuno, addirittura vogliamo essere al fianco delle istituzioni per co-progettare e co-programmare quelli che sono gli interventi da dare al territorio. C’é una legge ben precisa che ancora in Sicilia i Distretti e i Comuni non riconoscono. Questo è gravissimo”.

Gli Stati Generali dell’1 dicembre possono contribuire a riallacciare questo legame?

“Sì. Proprio per questo abbiamo voluto questo evento, in occasione della Giornata internazionale della disabilità, si tenesse a Palermo per stimolare e per dire alle istituzioni di essere insieme e di lavorare insieme per potere dare risposte ai territori e alle persone con disabilità che attendono da anni. Addirittura ormai ci sono famiglie sfiduciate, perché non ci credono. Non credono nelle istituzioni, non credono quasi manco alle associazioni perché non riusciamo a fare capire alle istituzioni che dobbiamo lavorare per il bene comune, per il bene delle famiglie che soffrono con problemi. Giro la Sicilia e quello che vedo, per dire, al centro della Sicilia, su Agrigento, su Trapani, in tutta la Sicilia, i problemi sono quelli: non si riesce a fare il Progetto di vita, non si riesce a spendere i soldi della Legge 112 per la vita indipendente e oggi neanche quelli del PNRR perché sono tutti legati a un Progetto di vita che si deve fare con delle persone che poi hanno bisogno di loro.”

Sulla parte assistenziale, ci sono anche qui delle carenze o la parte medico sanitaria è presente?

“È di questo che stiamo parlando: c’è carenza. Perché carenza, noi abbiamo la neuropsichiatria infantile in cui non c’è più personale per potere fare un Gruppo operativo di lavoro (GLO) per l’inclusione con le scuole o di redigere un Piano Educativo Individualizzato secondo anche le indicazioni della Sanità. Nella neuropsichiatria infantile non c’è personale. Spesso non si fanno i GLO in presenza della Sanità. Spesso. Perché non hanno personale. Allora abbiamo sollecitato questa cosa all’assessore alla Salute, ma da aprile a oggi è tutto fermo. La cosa più bella è che non ci sono i medici per le unità di valutazione multidimensionale per fare i Progetti di vita, quindi si perde molto tempo e non si riesce a fare il vero progetto di vita su misura per quella persona che noi dobbiamo curare e cui dare il giusto sostegno”.

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