Il 15 settembre si svolgerà l’Assemblea Generale dell’Onu, l’occasione annunciata dalla Francia per riconoscere lo stato di Palestina. La decisione è stata presa dal presidente Macron come misura di pressione verso il governo di Israele per cercare di porre termine, o almeno un freno, alla distruzione di Gaza ed è stata seguita da annunci analoghi, sebbene con molti distinguo, da Canada, Regno Unito e anche Germania.
Nella pratica la decisione francese, e quelle che potrebbero seguire, non sposterà niente al Palazzo di Vetro, perché la Palestina è già riconosciuta da circa 140 paesi sui 193 ed è già presente all’Onu come “osservatore permanente”, uno status che comporta alcuni diritti in meno rispetto agli Stati pienamente riconosciuti. Israele ha già dimostrato di non tenere in nessun conto queste pressioni, ma Hamas ne trarrà una immeritata vittoria politica.
Infatti, bisogna sempre ricordare che da oltre 15 anni questa organizzazione terrorista tiene in pugno Gaza e porta avanti una guerra asimmetrica contro Israele. Le sue armi sono i buoni sentimenti e la cattiva coscienza degli occidentali, l’abuso dei principi di diritto e soprattutto la popolazione palestinese, che viene cinicamente utilizzata come scudo umano e arma. “Abbiamo bisogno del sangue di donne, bambini e anziani palestinesi, per la nostra lotta”, diceva dal suo rifugio di Doha il capo di Hamas Ismail Haniyeh, in seguito ucciso dagli israeliani in Iran, dopo l’attacco del 7 ottobre.
Il suo successore, Yahya Sinwar aveva aggiunto che l’occupazione di Gaza sarebbe stata per Netanyahu peggio di una sconfitta, perché i palestinesi fanno notizia solo con il sangue. Le immani sofferenze della popolazione causate dalle esecrabili azioni di Israele sono cavalcate da Hamas, che non intende arrivare a nessun accordo. Hamas utilizza la distribuzione del cibo per mantenere il potere, per questo Israele ne blocca l’entrata. Hamas è la vera causa della fame dei palestinesi e della distruzione di Gaza.

