Quasi un anno dopo la chiusura dell’inchiesta giudiziaria, i presunti reati ambientali compiuti per oltre un decennio nelle discariche di Motta Sant’Anastasia finiranno al vaglio del gup del tribunale di Catania, Luigi Barone, chiamato a esprimersi sulla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 25 delle 31 persone in un primo momento coinvolte.
L’udienza si terrà il 28 maggio nell’aula bunker del carcere di Bicocca e rappresenterà il momento in cui la giustizia penale tornerà a occuparsi delle vicende che ruotano attorno alle attività della Oikos, la società della famiglia Proto. Alla sbarra, nei panni di imputati, ci saranno non solo gli imprenditori e i quadri dell’azienda, ma anche numerosi funzionari pubblici e dirigenti della Regione, alcuni già in pensione, altri attualmente in servizio.
Le contestazioni della procura sono rivolte anche alla Rap, la società partecipata del Comune di Palermo che gestisce la discarica di Bellolampo e dai cui impianti di trattamento, qualche anno fa, sono passati i rifiuti poi abbancati a Motta Sant’Anastasia.
Una lunga storia
Al centro dell’inchiesta ci sono vicende che si sono sviluppate a partire dalla seconda parte degli anni Dieci, quando Oikos ottenne le autorizzazioni per esercitare l’attività di gestione dei rifiuti nei siti di Tiritì e Valanghe d’Inverno.
Si tratta di due discariche che per anni hanno ricevuto parte dei rifiuti prodotti nell’isola. A più riprese, sono finite nel mirino delle critiche degli ambientalisti che hanno spesso criticato l’eccessiva vicinanza ai centri abitati di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, ma anche le modalità con cui la Regione aveva dato il via libera ai conferimenti.
A occuparsi di queste storie sono state anche la giustizia ordinaria e quella amministrativa. Nel primo caso, il processo Terra Mia, che in primo e secondo grado si era chiuso con condanne mentre in Cassazione è stata dichiarata la prescrizione dei reati, ha fatto emergere i rapporti illeciti che avevano legato i vertici della Oikos al funzionario della Regione Gianfranco Cannova.
All’attenzione del Tar e del Cga sono finiti invece i ricorsi degli ambientalisti – nell’udienza del 28 maggio figureranno tra le parti offese il Comitato No Discarica di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia e l’associazione Zero Waste Sicilia, entrambe difese dall’avvocato Goffredo D’Antona –, con i giudici che hanno dato ragione ai ricorrenti e annullato le autorizzazioni ambientali di Oikos. Tuttavia, questa partita è ancora aperta in seguito alla richiesta di revocazione della sentenza avanzata dalla società.
Le accuse più recenti
L’ultima indagine affronta le vicende già discusse nei tribunali affrontandole dal punto di vista dei reati di natura ambientale che sarebbero scaturiti dai comportamenti degli indagati.
Per molti l’accusa è di traffico di rifiuti. Nel caso degli imprenditori il reato sarebbe stato commesso “al fine di conseguire un ingiusto profitto, costituito sia dai guadagni ottenuti in occasione della attività di illecita gestione e trattamento e smaltimento dei rifiuti che dai risparmi aziendali derivanti dal mancato o non corretto trattamento degli stessi”.
Ciò sarebbe stato favorito dalla possibilità di gestire le due discariche “in violazione della normativa ambientale e in forza di illegittimi provvedimenti autorizzativi”. Questi ultimi, secondo la procura, sarebbero stati viziati dalla “condotta omissiva e commissiva” dei pubblici funzionari della Regione. Tra i quali, il già citato Gianfranco Cannova, ma anche Natale Zuccarello – oggi in pensione e qualche anno fa reo-confesso per le mazzette prese mentre era alla guida del Genio Civile di Catania –, Vincenzo Sansone, ma anche gli attuali dirigenti generali Maurizio Pirillo e Salvo Cocina. A quest’ultimo, attualmente ai vertici della Protezione Civile e alle cabine di regia allestite per il contrasto alla siccità e per la realizzazione dei termovalorizzatori, viene contestato il concorso morale in alcune fasi contraddistinte dall’emissione di provvedimenti ritenuti illegittimi.
Se il gup deciderà di rinviare a giudizio gli indagati, nel corso del dibattimento si dovrà fare chiarezza su una lunga serie di questioni di natura tecnico-amministrativa.
Tra le accuse formulate dalla procura c’è anche l’utilizzo abusivo della famigerata particella 131, già censurato dai giudici in sede amministrativa.
Gli imputati
Questo l’elenco delle persone che figurano nella richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura: Marcella Belfiore, Vincenzo Bonanno, Raimondo Burgio, Larissa Calì, Gianfranco Cannova, Salvo Cocina, Pasquale Fradella, Sergio Gelardi, Gianfranco Grasso, Pasquale Li Causi, Giuseppe Lo Cicero, Francesco Lombardo, Giuseppe Norata, Nunzia Pappalardo, Maurizio Pirillo, Domenico Proto, Orazio Proto, Veronica Puglisi; Giuseppe Puleo, Antonino Putrone, Antonino Rotella, Vincenzo Sansone, Massimiliano Severino, Salvatore Maria Domenico Sudano, Natale Zuccarello.
(foto di repertorio)

