Discoteche, Gallipoli aspetta il suo test, in Spagna “prove” di ballo - QdS

Discoteche, Gallipoli aspetta il suo test, in Spagna “prove” di ballo

Discoteche, Gallipoli aspetta il suo test, in Spagna “prove” di ballo

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mercoledì 02 Giugno 2021

La cittadina pugliese con la discoteca Praja e Milano con il Fabrique, sono le due candidate scelte dal Silb di Confcommercio per mettere alla prova l'efficacia di un apposito protocollo anti-Covid.

A Gallipoli e Milano si ragiona su un test dal cui esito
potrebbe dipendere lo sdoganamento delle piste da ballo all’aperto per la
prossima estate.

Per Gallipoli si è in attesa della data che arriverà subito dopo
il confronto tra Ministero della Salute e Regione Puglia. La cittadina pugliese
con la
discoteca Praja e Milano con il Fabrique, sono le due candidate
scelte dal Silb di Confcommercio, il Sindacato italiano dei
locali da ballo, per mettere alla prova l’efficacia di un apposito
protocollo anti-Covid 
stilato con la consulenza
scientifica dell’epidemiologo Pier Luigi Lopalco e dell’infettivologo
Matteo Bassetti.

Dal 15 luglio al 15 agosto a Gallipoli
è già sold-out
, ma se non dovessero esserci le
discoteche aperte sarebbe un problema di non poco conto, perché si farebbe
fatica a gestire le presenze”, dice all’AGI l’amministratore
del Praja, Pierpaolo Paradiso.

“Abbiamo messo a punto dei protocolli restrittivi, il
Comitato tecnico scientifico sembra propenso alla sperimentazione, ma da quando
la palla è passata nelle mani della Regione – insiste Paradiso – per l’apertura
di un dialogo con il ministro Speranza, non abbiamo più saputo nulla. 

Non abbiamo una data per fare il test in discoteca e nessuna prospettiva per l’estate. In mancanza di novità i nostri ragazzi andranno altrove, in Croazia, a Ibiza, a Mykonos e noi avremo perso l’opportunità per la ripartenza di un settore importante dell’economia”.

Cosa succede in Spagna

E proprio in Spagna potrebbero decidere di andare tanti giovani italiani. A
maggior ragione dopo la notizia che i locali notturni potrebbero aprire dopo
nove mesi di chiusura. Dovranno comunque farlo con delle condizioni. Il
Ministero della Salute iberica ha proposto alle comunità autonome che questi
spazi siano aperti fino alle due del mattino, anche se solo in quei luoghi a
basso rischio covid (tra gli altri indicatori, un’incidenza cumulativa
inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti) o quelli a rischio medio (meno di 150)
la cui situazione epidemiologica rivela che la pandemia è sotto controllo.

In Catalogna, l’incidenza ieri è stata di 110. Nelle comunità ad alto
rischio questa attività continuerà ad essere vietata: Madrid, Rioja, Andalusia,
Paesi Baschi e Aragona si trovavano ieri in questa situazione.

Non c’è ancora un accordo e nei prossimi giorni proseguiranno i lavori per
la sua stesura per una successiva approvazione da parte del Consiglio
Interterritoriale. Va ricordato che questo documento, almeno fino ad ora, non è
obbligatorio. Sono raccomandazioni che servono da guida ai governi regionali.

Secondo questo testo, l’interno dei luoghi di svago rimarrà
al 50% nelle regioni a basso rischio e un terzo nelle regioni a medio rischio.
I tavoli saranno un massimo di 6 persone.

All’esterno, l’occupazione sarà al 100% ma mantenendo una
distanza di sicurezza tra i tavoli, che possono accogliere un massimo di 10
persone. Non è ancora chiaro se si potrà ballare o meno.

Sicuramente sarà necessario portare all’interno la
mascherina e, i responsabili dei locali dovranno tenere un registro dei
partecipanti per garantire la tracciabilità nel caso in cui venga rilevato un
focolaio di covid.

Il testo fa riferimento anche alle celebrazioni di massa.
Possono essere detenuti a seconda del livello di rischio. Con meno di 25 casi
ogni 100.000 abitanti (nuova normalità), saranno consentiti eventi con una
capienza massima di 10.000 persone; fino a 5.000 con incidenti inferiori a 50 e
inferiori a 150, una capacità massima di 1.000 persone. Non ci sarebbero atti
di queste caratteristiche con incidenti più elevati. Questa proposta ha
suscitato un forte dibattito tra i responsabili della salute pubblica nelle
comunità autonome. Nei prossimi giorni ci sarà una nuova proposta.

Mentre si prova a raggiungere un accordo sull’apertura
di queste attività, ieri è stata resa nota la decisione della Corte Superiore
di Giustizia della Catalogna (TSJC), che ha respinto la richiesta
dell’associazione dei datori di lavoro che rappresenta questi luoghi di
riaprire le discoteche, perché ritiene che non vi sia alcuna “urgenza
speciale”. Anche se lascia aperta la porta per risolvere la questione l’8
giugno, dopo aver sentito i servizi legali della Generalitat.

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