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Dispersione scolastica e reclutamento nelle mafia: la relazione

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Dispersione scolastica e reclutamento nelle mafia: la relazione

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mercoledì 09 Marzo 2022

Nelle 106 pagine della relazione sono evidenziate e analizzate le cause di questa vulnerabilità sociale

Gli indici di dispersione scolastica riferiti dai tribunali per i minorenni restano tra i più alti d’Europa, con un picco drammatico nel passaggio tra la scuola media e le superiori. E con un vulnus ulteriore: dove non arriva l’offerta formativa ed educativa dello Stato, spesso arriva la criminalità organizzata, con un sistema di seduzioni, valori e reclutamenti che segna per sempre il destino di questi minori”. Questo un passaggio della relazione approvata all’unanimità dalla commissione Antimafia dell’assemblea regionale siciliana al termine della sua indagine sulla condizione minorile in Sicilia.

La relazione

Il documento è stato poi presentato dal presidente della commissione, Claudio Fava, in conferenza stampa al palazzo dei Normanni di Palermo, sede del parlamento siciliano. Raccogliendo la preoccupazione di operatori scolastici, socio-assistenziali, sociosanitari, del terzo settore e giudiziari, l’Antimafia siciliana si è impegnata durante otto mesi, dal luglio 2021 alla fine del febbraio 2022, “a ricostruire – si legge nella relazione – le condizioni e le ragioni di questa vulnerabilità sociale, il faticosissimo rapporto con i quartieri che la ospitano, le incertezze amministrative e burocratiche nella risposta di sostegno sociale e sanitario, la perpetua carenza di risorse, la frammentarietà degli interventi, l’assenza di sinergia istituzionale”.

L’importanza del terzo settore

. Secondo i commissari “ad arginare un bilancio sostanzialmente negativo resta il lavoro”, definito “in alcuni casi quasi eroico”, dei presidi scolastici “e l’impegno di molte esperienze del terzo settore”. “Troppo poco per offrire ai minori dello Sperone, di Librino o di Giostra (tre quartieri difficili di Palermo, Catania e Messina, ndr) un progetto di futuro consapevole che li riscatti dalle loro storie, dai quartieri dormitorio, dall’assenza di spazi di socialità, da famiglie rassegnate, dai devastanti modelli culturali proposti dalla mafia”. La commissione ha concentrato il suo lavoro sul fenomeno della dispersione scolastica e dei rischi di reclutamento di giovani da parte della criminalità organizzata. In otto mesi, 65 audizioni attraverso le quali i commissari, anche con la collaborazione dell’ex magistrata Teresa Principato, hanno cercato di dare una risposta alle preoccupazioni manifestate in più occasioni da parte dei procuratori del tribunale dei minori, oltre che da operatori scolastici, socio-assistenziali, socio-sanitari e del terzo settore a fronte dei dati sempre più allarmanti sulla dispersione scolastica in Sicilia e, più in generale, sulle condizioni di estremo disagio sociale in cui versano i minori delle aree periferiche delle città siciliane.

La vulnerabilità sociale

Nelle 106 pagine della relazione sono evidenziate e analizzate le cause di questa vulnerabilità sociale: le incertezze amministrative e burocratiche nella risposta di sostegno, la perpetua carenza di risorse finanziarie ed umane, la frammentarietà e la lentezza degli interventi, l’assenza di sinergia istituzionale, l’assenza di spazi di socialità, l’insidia dei modelli culturali proposti dalla criminalità organizzata. Proprio quest’ultimo punto rappresenta uno degli snodi dell’indagine svolta: “Se una ragazza problematica di una periferia palermitana – ha detto Fava – dovrà aspettare dieci mesi per una visita psichiatrica, se 17 scuole di frontiera continueranno ad avere a disposizione un solo assistente sociale per migliaia di studenti, se palestre e campi sportivi resteranno chiusi perché i Comuni non riescono a recuperare le cifre modeste che servono a renderli fruibili, se le scuole resteranno l’unico presidio isolato e malvisto, se le associazioni si vedranno chiudere i programmi di accompagnamento sociale per ragioni di bilancio e di burocrazia amministrativa rinunciando a dare continuità di intervento al loro lavoro e se questa resterà la risposta dello Stato per i quartieri in cui la condizione minorile è sinonimo di vulnerabilità e disagio, non stupiamoci quando mafie e criminalità avranno vita facile a reclutare, a trasformare adolescenti in carne da cannone”. Per Fava “l’ascensore sociale nelle periferie siciliane si è fermato ai piani alti ma si tratta – ha spiegato – di un esito che non può essere accettato o, ancor peggio, passivamente subito”.

L’importanza delle istituzioni

A tal riguardo la relazione della commissione Antimafia lancia una serie di suggerimenti al parlamento siciliano nella prospettiva di “un comune sforzo fra tutti gli attori istituzionali”: la necessità di una legge regionale che raccolga e coordini le buone prassi esistenti, l’urgenza di dotarsi di un’anagrafe scolastica e di un piano dell’infanzia regionali, l’importanza di ricostituire la Commissione regionale per i problemi della devianza e della criminalità, l’imprescindibile valorizzazione delle figure dei garanti locali”. “Di questi ragazzi ci saremo fatti davvero e definitivamente carico quando restituiremo a ciascuno di loro un diritto di cittadinanza pieno, progressivo, positivo – ha concluso il presidente dell’Antimafia -. Non più figli di un dio minore ma figli di tutti. Anzitutto nostri”.

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