Il dissalatore di Lipari non può funzionare a pieno regime perché ha una condotta sottomarina che arriva solamente a dieci metri dalla spiaggia più popolare dell’isola e c’è rischio inquinamento del mare. Così, invece di funzionare a pieno regime erogando giornalmente novemila tonnellate di acqua, nei serbatoi ne finiscono non più di 2.500, e si prospetta nuovamente crisi idrica. Si potrebbe ritornare così ai rifornimenti con le navi cisterna, in attesa che siano fatti i lavori di prolungamento della condotta a settecento metri dalla battigia, come previsto per legge.
A descrivere la situazione è stato il sindaco di Lipari Marco Giorgianni. “Il problema – ha sottolineato – è che il dissalatore ha smesso l’attività perché vi era un’autorizzazione solo temporanea. Per produrre a pieno regime, il dissalatore deve utilizzare determinate procedure ripristinando lo scarico a settecento metri. Ma questo non è stato mai fatto”.
“La Regione – ha aggiunto – deve fare un intervento ma non ha i soldi. L’Arpa vuole i settecento metri. Io dovrei emettere ordinanza per emergenza idrica, nell’attesa di fare i lavori dell’allungamento della condotta di scarico. Ma solo avendo la certezza di un inizio e fine lavori firmerò l’ordinanza. La balneazione in quella zona di scarico di Canneto non deve correre rischi”.
“L’esperienza – ha concluso – insegna che le promesse non vengono mantenute. Il Comune di Lipari è il cliente. Se il dissalatore non è in condizione di produrre l’acqua necessaria si attivi il servizio con le navi cisterna per fornire le quantità necessarie”.


