Dl Ristori, "il 50% del settore wedding è stato tradito" - QdS

Dl Ristori, “il 50% del settore wedding è stato tradito”

Dl Ristori, “il 50% del settore wedding è stato tradito”

giovedì 29 Ottobre 2020

Il grido d'allarme di Italian Wedding Industry, movimento spontaneo partito dalla Sicilia e divenuto poi nazionale: "Invisibili molti codici Ateco delle attività che non hanno diritto agli indennizzi, imprenditori al collasso"

“Grandi assenti”: è
questo il bollino rosso sangue che marchia di disperazione centinaia di
categorie di imprenditori del settore wedding, che restano invisibili e
continuano a sprofondare nel buio del baratro e dell’abbandono. Si tratta degli
atelier di abiti da sposa, sposo e
cerimonia; fotografi e videografi; il settore bomboniere
e tanti altri,
identificati con degli impersonali codici Ateco, che non sono stati annoverati
dal recente Decreto Ristori del Governo Conte, come titolari degli
indennizzi previsti per provare a risollevare le imprese dalla crisi economica
conseguente alla pandemia da Covid-19.

Ed è così che,
unanime, il movimento spontaneo partito dalla Sicilia e divenuto poi nazionale, Italian Wedding Industry, attivo già
dal mese di marzo, torna a far sentire il proprio grido d’allarme e accoglie le
istanze di un intero comparto, in grado di offrire sostentamento economico a
migliaia di famiglie, che si sente profondamente colpito dalla crisi economica,
ma anche dalla scarsa attenzione del Governo centrale.

“Per ogni decreto
del Governo – dichiara Barbara Mirabella, co-founder del movimento spontaneo –
che proroga il lock down non dichiarato, ma effettivo, le nostre imprese di
settore registrano disdette di mesi con perdite di fatturato definitive. Nomi e cognomi, straordinari
professionisti, il cui lavoro onesto, di fatto, resta ancora ignorato dopo
quasi un anno di richieste di aiuto. Come fare ad andare avanti? Quali aiuti
disponibili per non fallire e abbassare per sempre la saracinesca?”.

A poche ore dalla
pubblicazione in Gazzetta ufficiale, in edizione straordinaria, dopo la firma
del decreto da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gran
parte della filiera del matrimonio, si sente discriminata e resta collocata nel
dimenticatoio, ma, al contrario, necessita di misure di contenimento della
crisi che vadano al di là di nuovi crediti alle banche.

“Strumenti come la defiscalizzazione – dichiara IWI – e il credito di
imposta vanno bene in tempi di crisi moderata, ma davanti allo schiaffo
economico che le nostre imprese stanno subendo, c’è bisogno di molto di più:
finanziamenti a fondo perduto sulla base del fatturato dello scorso anno,
sospensione per un anno dei contributi sugli stipendi dei dipendenti che,
finita la cassa integrazione, dovranno tornare a lavoro. Misure a sostegno dei
titoli che, nei mesi di chiusura, non sono stati pagati. Misure a sostegno
degli affitti e leasing, che le aziende non sono state in grado di pagare in
questi mesi di chiusura e non la sola sospensione. Aumento delle garanzie statali sui mutui per un rapporto al 50% della
perdita di fatturato. Indennizzi sulla merce di rimanenza acquistata sulla base
di un fatturato che non ci sarà”.

Un provvedimento che conta 5,4 miliardi di euro con
l’intento di offrire “ristoro” alle aziende, ma che sembra solo svantaggiare
molti settori che, quotidianamente e fianco a fianco, svolgono lo stesso onesto
lavoro: celebrare l’amore eterno.

“La beffa di essere costretti a rimanere aperti
mentre matrimoni ed eventi sono vietati, senza alcuna considerazione per la
nostra attività – dichiarano gli imprenditori Umberto Sciacca e Luca Damiani –
Abbiamo già registrato un crollo del fatturato dell’100%. Nel primo semestre
già eravamo andati giù dell’85%. Non riusciamo a vedere la luce in fondo al
tunnel nel quale siamo entrati da quasi un anno. Tutti i momenti di vita
sociale sono stati annullati ed è così che il nostro lavoro è stato
neutralizzato sotto il peso dei troppi debiti”.

“È davvero grave – afferma Giovanni Mirulla,
direttore resp. Bomboniera italiana – che, anche in questo frangente
delicatissimo, che ha provocato di fatto la chiusura del comparto wedding, ci
si dimentichi ancora una volta di un settore come la bomboniera. Un settore che
è fonte di sostentamento per decine di migliaia di attività commerciali e
artigianali del made in Italy”.

“Come è possibile – conclude Francesco Sciacca,
presidente AFPS, associazione fotovideografi professionisti siciliani –  che gli autorevoli addetti ai lavori non
realizzino come fondamentale esigenza quella di effettuare delle manovre
economiche che risultino eque per tutto il settore wedding ed eventi? I
fotografi e i videografi, impegnati nelle cerimonie religiose e civili ad oggi
annullate, sono non solo discriminati, ma anche completamente ignorati.”

Nel frattempo il Movimento Italian Wedding
Industry, ha dichiarato lo stato di agitazione del settore e organizzato gli
stati generali del settore wedding per i primi giorni di novembre, che vedranno
protagonisti tutti i rappresentanti delle categorie della filiera, delle
associazioni datoriali e dei movimenti coinvolti.

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