Anche i brutti e le brutte possono avere sex appeal. è stato dimostrato dagli eventi degli ultimi cento anni, soprattutto per le donne, anche quando dovevano vestirsi con indumenti multipli. Cos’è il sex appeal? Nessuno lo sa di preciso, salvo la capacità di una persona, uomo o donna, di trasmettere quasi un fluido magnetico che attira l’attenzione degli interlocutori, pochi o tanti che siano.
Possiamo dire che si tratti di una dote naturale: c’è o non c’é, come il genio. Chi la possiede riesce a captare l’ammirazione e il rispetto dei propri interlocutori. Le persone che hanno queste caratteristiche non sono mai contente perché hanno la voglia continua di fare di più e meglio. Come dire che non sono mai soddisfatte.
Perciò hanno la pazienza per costruire una linea che guardi il futuro senza dimenticare il presente e il passato. Pensano a tutto per realizzare passo dopo passo il progetto che hanno.
Quando nasciamo, probabilmente è già fissata la data in cui il corpo cesserà, mentre, a nostro avviso, lo spirito proseguirà la sua vita nel mondo dell’energia. Ecco perché è indispensabile utilizzare bene il tempo che è a nostra disposizione, quel tempo che è una convenzione fra le persone, le quali hanno stabilito i parametri per fare funzionare i meccanismi, in base ai quali la nostra civiltà è abituata a vivere.
Se paragoniamo il tempo di vita di una persona con i milioni o i miliardi di anni, ci accorgiamo che esso è un lampo nell’oscurità e che dura meno dello spazio in un mattino. Tuttavia, quello è il tempo che ognuno di noi ha a disposizione e lo deve usare il meglio possibile.
Come? Costruendo e non criticando o distruggendo, creando amalgama e solidarietà fra i viventi e non guerre e distruzione, facendo un passo dopo l’altro per arrivare alle mete fissate, avendo una visione del bene comune e dell’interesse generale cui le nostre azioni vanno sempre subordinate.
Quello che scriviamo potrebbe sembrare il paese di Bengodi, ovvero quello descritto da Thomas More (1478 – 1535) in Utòpia. Siamo consapevoli che non può realizzarsi in toto e tuttavia ci dobbiamo provare, sempre e comunque.
In questo quadro dovremmo abituarci ad apprezzare le cose positive che funzionano e a pensare come correggere quelle che non funzionano.
Il buon funzionamento è il rapporto tra quello che si predispone e quello che si ottiene. I difetti intervengono quando tale rapporto diminuisce la sua efficacia. Certo, ognuno di noi deve metterci di suo tutto quello che può, pensando e ragionando positivamente, diminuendo contestualmente le cose negative e cercando anche di modificarle.
Sapendo quanto precede molti hanno il culto dei morti perché serve loro, non in quanto persone che hanno cessato le funzioni del corpo mantenendo vivo lo spirito, ma proprio in quanto ricordo dei corpi che nel tempo si sono trasformati in sostanze organiche, secondo il principio della circolarità dell’universo.
Ci permettiamo sommessamente di dissentire con tutte le cerimonie che si effettuano nei cimiteri.
Sapere di dover morire non deve indebolire la nostra voglia di vivere, anzi ci deve indurre a essere più forti, per conseguire il grande risultato di valorizzare ed utilizzare tutte le circostanze positive e le belle cose che ci sono guardandoci in giro, nonché le belle persone, affettuose e colte che ci servono da traino e da insegnamento.
Molti sono di malumore quasi sempre, il che denota le loro debolezza e insufficienze mentali, spesso anche fisiche, con la conseguenza che vivono male.
La positività non si vende al mercato, ognuno se la deve costruire guardando al futuro ma vivendo bene il presente senza dimenticare mai ciò che è stato. Così il futuro pian piano prende il posto del passato e, se abbiamo ben seminato, anche noi ne raccogliamo i frutti.
Dobbiamo avere pazienza, saggezza e tolleranza, senza derogare beninteso dall’osservanza dei valori etici. è noto che la pazienza sia la virtù dei forti mentre l’intemperanza è un difetto dei deboli.
Cerchiamo di tener conto degli elementi indicati per guardare avanti con fiducia e buonsenso. Ne trarremmo benefici.
