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Dodicimila atomiche in 9 Paesi del mondo

Dodicimila atomiche in 9 Paesi del mondo
rischi guerra nucleare in Ucraina

Improbabile l’utilizzo

L’informazione occidentale (non disponiamo di quella orientale, né cinese, né araba, né dei Brics) ci ha fatto balenare nelle scorse settimane che qualche pazzo-deficiente potesse usare l’arma atomica nella guerra russo-ucraina. Si tratta di un inganno di grandi dimensioni per fare spaventare i cittadini europei e indurli ad appoggiare una posizione guerrafondaia che, secondo l’Unione europea, dovrebbe costare 750 miliardi: una follia, peraltro irrealizzabile.

Secondo la Fas (Federation of american scientists) nei depositi di nove Nazioni sono stipate circa dodicimila bombe atomiche, ben più grandi e potenti di quelle gettate dal quadrimotore Usa Enola Gay, su Hiroshima e poi da un altro bombardiere su Nagasaki.

È del tutto evidente che nessun Paese e nessun governante di nessun Paese sarebbe così folle da adoperare uno di tali tremendi ordigni contro chicchessia, perché la reazione che subirebbe sarebbe quella della distruzione dell’intero territorio. Quindi va cancellata dal calendario e dal quadro di riferimento ogni ipotesi di uso di armamento atomico.

L’azione lampo degli Stati Uniti contro i depositi di uranio arricchito al sessanta per cento nel territorio dell’Iran ha eliminato, almeno per i prossimi anni, il rischio che quel Paese possa completare l’arricchimento dell’uranio e quindi costruire l’ordigno maledetto.
Che fosse in atto questo processo è fuori dubbio, perché l’uranio occorrente alla produzione di energia non dev’essere arricchito, ripetiamo, al sessanta per cento, bensì al venti per cento.
Eliminato il pericolo iraniano, resta il fatto che le bombe atomiche sono possedute da nove Paesi: in testa vi sono gli Stati Uniti, poi Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, Pakistan, Israele, Corea del Nord e India. Per quanto riguarda Israele, il Paese non ha mai confermato la presenza di tali armi, ma la probabilità è quasi certa.

Dal quadro che precede si evince che nessuno dei governanti dei suddetti Stati avrebbe interesse a innescare un processo che porterebbe anche all’autodistruzione, quindi è del tutto pacifico che le minacce relative sono fuorvianti, false e contrastano con ogni ragionevole buonsenso.
Dal che ne consegue che le guerre in atto utilizzano armamenti tradizionali, seppure più sofisticati nel tempo, anche perché, per esempio, i missili possono essere teleguidati per migliaia di chilometri, oltre che i droni, i quali hanno il vantaggio della mimetizzazione viaggiando quasi a pelo d’acqua o a livello terra.

Non che questi armamenti non siano micidiali e non uccidano tante persone, di qualunque età, oltre a distruggere il territorio su cui vengono utilizzati. Tuttavia, non hanno la terrificante efficacia degli armamenti nucleari. Ne consegue che le guerre in atto per il mondo (circa cinquantasei) dovranno continuare o concludersi utilizzando, appunto, armamenti “ordinari”.

Sta al buonsenso di chi promuove o subisce la guerra tentare di raggiungere un accordo per farla cessare il prima possibile, anche se non sembra che i guerrafondai, spinti dagli industriali delle armi, abbiano l’intenzione di finirla e di ripristinare la pace.
Pace, una parola che tutti pronunziano e tutti invocano, ma nessuno la vuole. Scherzando, posso dire altrettanto: tutti invocano Tregua e nessuno lo vuole.

Da questo esame risulta evidente come le guerre siano promosse da pochi e subite da tanti. Solo degli sciagurati possono pensare di utilizzare gli armamenti per opprimere i popoli, costituiti da anziani, donne, bambini, ammalati, che ne soffrono maggiormente.

Questi sciagurati si nascondono dietro le ragioni politiche, o di opportunità, o spiegano altre motivazioni che sono del tutto inspiegabili se non con la bramosia di sopravanzare gli altri e di sottometterli a un gioco inumano, che dovrebbe essere bandito da tutte le Nazioni, ma che invece sembra esserne una costante.

Abbiamo più volte indicato la necessità di separare il grano dal loglio, cioè le persone perbene dalle persone per male. Le prime devono tentare di radiare dalle Comunità le seconde, se non riescono a fargli cambiare rotta. Ma questo tentativo spesso non riesce, con la conseguenza che oltre alle sciagure naturali scoppiano le guerre.