Dolore cronico nei pazienti anziani, svolta necessaria sulle cure palliative - QdS

Dolore cronico nei pazienti anziani, svolta necessaria sulle cure palliative

redazione

Dolore cronico nei pazienti anziani, svolta necessaria sulle cure palliative

mercoledì 29 Maggio 2019

Ripercussioni gravi ed evidenti sulla qualità della vita dei soggetti interessati

in collaborazione ITALPRESS

ROMA – Artrosi, fibromialgie, nevralgie, sono alcune delle cause del dolore cronico, definibile come “dolore che si protrae oltre i tempi normali di guarigione di una lesione o di un’infiammazione, abitualmente 3-6 mesi, e che perdura per anni”.

Ne soffre in Italia una persona su quattro, circa il 25 per cento della popolazione totale, tanto da essere riconosciuto come una vera e propria patologia per le conseguenze invalidanti che comporta per la persona che ne soffre, dal punto di vista fisico, psichico e socio-relazionale.

Sebbene il “non soffrire” sia un diritto, a nove anni dall’attuazione della Legge 38/2010 per le cure palliative e la terapia del dolore, in Italia il dolore è spesso non adeguatamente inquadrato e trattato, con ripercussioni sulla qualità di vita dei pazienti e un notevole impatto sulla sostenibilità della spesa sanitaria e socioassistenziale. Recentemente, con il contributo non condizionato di Sandoz, è stata condotta in Italia l’indagine “Dolore cronico moderato nel paziente anziano” realizzata da Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) ed Elma Research. Dall’indagine Onda è emerso come il dolore sia tra i disturbi cronici più frequentemente trattati dai geriatri, che operano nelle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) o in altre strutture (ospedali, ambulatori Asl, ecc…). I geriatri coinvolti hanno affermato che più del 50% dei pazienti anziani soffre di dolore cronico.

“L’indagine – ha commentato Nicoletta Orthmann, coordinatore medico-scientifico presso Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) – verte sulla gestione del dolore cronico moderato nel paziente anziano da parte dei geriatri. Sul fronte della scelta terapeutica, è stato evidenziato come i geriatri riconoscano negli oppioidi quella più appropriata. Tuttavia, nella pratica clinica, esiste ancora un gap importante nel loro utilizzo. Va ricordato che l’anziano è particolarmente esposto al rischio di sottodiagnosi e sottotrattamento a cui concorrono la complessità clinica, connotata da fragilità e polipatologia (tra cui spesso demenza senile e depressione), e fattori socioculturali”.

La quasi totalità dei geriatri intervistati si dichiara prescrittore di terapie a base di oppiacei riconoscendo l’importanza di poter avere diverse formulazioni tra cui scegliere. Tra queste soluzioni, riconosciute anche per la loro capacità di garantire una maggiore aderenza terapeutica, il cerotto transdermico a base di buprenorfina viene valutato in modo positivo dal 78% dei geriatri dell’indagine Onda. Maneggevolezza (73%), valida opzione per categorie particolarmente fragili di pazienti quali quelli con problemi di deglutizione (43%) o con deficit comportamentali (7%), rilascio prolungato (29%) e tollerabilità (16%), sono le caratteristiche positive segnalate dai geriatri.

“I Fans – ha affermato Walter Gianni, Responsabile del Centro di Geriatria e Terapia del dolore della II Clinica Medica del Policlinico Umberto I di Roma – vengono spesso assunti autonomamente o su suggerimento del farmacista, alle volte persino su consiglio dell’amico o del vicino di casa. In realtà, per il dolore cronico moderato sarebbe consigliabile l’utilizzo di oppioidi maggiori a basso dosaggio. Trattamenti come il cerotto transdermico risultano efficaci e portano a una maggiore aderenza terapeutica, altro tema molto importante quando si parla di terapia del dolore”.

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