Don Luigi Sturzo visto da un suo concittadino laico - QdS

Don Luigi Sturzo visto da un suo concittadino laico

Don Luigi Sturzo visto da un suo concittadino laico

venerdì 10 Dicembre 2021

“Una lettura diversa della figura del prete calatino per i 150 anni dalla sua nascita”

Caro Direttore,

Da ragazzo Don Luigi Sturzo mi era antipatico forse perché la Dc a Caltagirone governava in solitudine e con arroganza richiamandosi sempre a lui. Non approfondii il suo pensiero sino a quando Silvio Milazzo, il più affezionato allievo di Sturzo, non prese a raccontarmelo facendomi scoprire l’uomo che aveva riportato i cattolici nel dibattito politico e cambiato la storia del nostro Paese. Sturzo emerse non solo per l’appello ai liberi e forti ma lo scoprii pro-sindaco di Caltagirone a sporcarsi la tonaca per controllare i cantieri o a battersi per dare quote dell’immenso feudo comunale ai braccianti. In lotta con i proprietari terrieri che temevano così l’aumento del loro costo giornaliero, ma anche con i socialisti che non gradivano concorrenti nelle battaglie sociali. Poi la creazione della cassa rurale San Giacomo per anticipare le spese agricole e dare i sostegni nella cattive annate, consentendo così la nascita del ceto rurale. Cassa affidata da Sturzo alle cure del giovane Milazzo con cui divenne strumento prezioso per lo sviluppo della zona.

Conobbi l’attività svolta dal prete calatino dalla lontana America dove era sfuggito alla dittatura e appresi dell’invio di una lettera di Sturzo indirizzata a De Gasperi nei primi mesi del 1943, con il territorio ancora controllato dal fascismo. Fu Milazzo a portare a Roma, in Vaticano, questa lettera nella quale Sturzo chiedeva a De Gasperi di consentire ai siciliani un nuovo referendum sulla adesione allo stato unitario italiano. Nella lettera Sturzo poneva una richiesta ancora più importante: in Sicilia i cattolici avrebbero dovuto fare un loro partito che poteva federarsi con quello nazionale. Nell’incontro in Vaticano, al quale partecipò anche Scelba, De Gasperi rispose a Milazzo che era contrario a tutte e due le richieste. Ma di questa lettera, così importante per chiarire il pensiero di Sturzo, nessuna traccia nella dotte e numerose pubblicazioni dell’Istituto Sturzo.

Un -silenzio che tace anche sui motivi per i quali Sturzo venne fatto ritornare dall’America dopo la celebrazione del referendum su monarchia e repubblica, dovuta, a mio avviso, al Vaticano che conosceva la sua preferenza per la repubblica ma forse anche per uno scarso gradimento di De Gasperi: tutto andava nascosto, anche il fatto che Sturzo non si iscrisse mai alla Dc, né al suo gruppo parlamentare. Nello Sturzo ufficiale, il pensiero autonomista e meridionalista andava edulcorato mentre la prestigiosa immagine doveva servire a paravento alla nuova classe dirigente, formata anche da post fascisti, che non lo amava. Sarebbe bello scoprire le idee politiche e le tessere di partito dei grandi autori del dopoguerra che, ovviamente dopo la morte di Sturzo, divennero i suoi interpreti: quasi tutti non riferibili alle posizioni del Partito Popolare ma tutti personaggi per i quali si utilizzarono i finanziamenti dell’Istituto Sturzo che il Parlamento fece divenire di alta cultura con fondi certi e puntuali.

Superata l’antipatia per Sturzo ne divenni un ammiratore. Voglio citare un esempio: appena eletto al parlamento nazionale, il mio primo atto legislativo è stata la presentazione di una proposta di legge per la regolamentazione dei partiti. La ricopiai da analoga proposta che lui, da senatore a vita, aveva fatto nella immediatezza della sua nomina. Proponeva una normativa che, se applicata, avrebbe evitato Tangentopoli, il berlusconismo e i 5 stelle. Mi spiego: i partiti nel nostro ordinamento sono associazioni senza controllo sulla loro vita interna, fatto che ha portato negli anni a congressi con tessere false, pagate da chi aveva denaro disponibile. La degenerazione dei partiti a cui la costituzione affida il compito di collegamento tra i cittadini e le istituzioni, gradualmente li ha visti subalterni a chi aveva maggiori mezzi economici. Da questo arriva tangentopoli come reazione, ma anche come mezzo di sostituzione delle classi dirigenti, una “rivoluzione” che però, non modificando il “sistema”, ha accresciuto la degenerazione. Poteva essere evitato ciò con la regolamentazione dei partiti, come nella vicina Germania dove sono giuridicamente soggetti al controllo e dove le loro assemblee, vere, scelgono i candidati, fatto che in Italia ci avrebbe evitato di vedere in parlamento nani e ballerine. Nella ricorrenza della nascita di Sturzo posso dire che aveva ragione, che è stata una personalità che onora il nostro Paese, ma posso anche impegnarmi a lavorare affinché vengano tolti i tanti veli di silenzio con i quali molti presunti seguaci hanno oscurato parti fondamentali del suo pensiero. Questo mio scritto ne rappresenta un momento e chi lo ospita testimonia forza e libertà.

Salvatore Grillo
Caltagirone

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