Quattro medici dell’ospedale Giglio di Cefalù, in provincia di Palermo, sono stati rinviati a giudizio nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Termini Imerese sulla morte di Laura Daidone, una giovane donna, madre di due figli piccoli, spirata all’età di 37 anni il 28 aprile del 2023. La paziente, secondo quanto emerso nel corso dell’indagine, fu stroncata da una sepsi addominale seguita a una peritonite che non sarebbe stata curata in tempo.
Parenti parte civile
I genitori e i fratelli di Laura Daidone non si costituiranno parte civile nel procedimento penale ma si sono affidati a Giesse risarcimento danni, gruppo nazionale specializzato nella gestione dei casi di malasanità. La donna aveva subito un intervento chirurgico il 22 aprile di due anni fa e dopo questo, spiega il referente Giesse Diego Ferraro, “la situazione era precipitata in pochi giorni”. I medici avrebbero avuto la possibilità di riscontrare un quadro di peritonite grazie agli accertamenti eseguiti il 24 e il 27 aprile ma non riuscirono a diagnosticarla in tempo e quindi a far partire la terapia necessaria.
Chi era Laura
La donna, originaria di Castellana Sicula, cittadina nel Palermotano, si era sottoposta a un intervento per la rimozione di parte dell’intestino. Dopo il suo decesso la famiglia aveva presentato un esposto e la Procura aveva ordinato l’autopsia, eseguita all’Istituto di medicina legale del Policlinico del capoluogo siciliano. La Fondazione Giglio di Cefalù, nell’immediatezza dei fatti, aveva evidenziato che “le condizioni cliniche della paziente purtroppo erano troppo critiche e complesse. I nostri medici hanno fatto tutto il possibile. Ci dispiace tantissimo e siamo vicini e solidali alla famiglia nel dolore”.

