Le donne? Stanno sparendo dalle imprese artigiane - QdS

Le donne? Stanno sparendo dalle imprese artigiane

Pietro Vultaggio

Le donne? Stanno sparendo dalle imprese artigiane

sabato 20 Marzo 2021

Confartigianato Sicilia: -21mila nel 3° trim 2020 rispetto al 2019. Donna Impresa: "Cultura, apertura mentale, formazione ed informazione per eliminare il problema atavico della disparità di genere"

Seconda puntata dedicata all’universo femminile: continua il “viaggio” del Quotidiano di Sicilia alla scoperta delle nuove sfide che attendono le donne e poste dall’emergenza pandemica

La crisi economica rallenta l’occupazione femminile anche in Sicilia e nel terzo trimestre del 2020 segna 21mila donne in meno, rispetto al 2019.

Il dato emerge da uno studio dell’Osservatorio economico di Confartigianato Sicilia: la pandemia brucia così il lavoro delle donne, colpa anche del crollo nel settore dei servizi, un comparto per lo più a vocazione femminile.

Nel 2020, in Sicilia, il totale delle imprese registrate e gestite da donne è di 114.896, di cui il 10% sono imprese artigiane. Ma quali sono i settori con la maggiore presenza di quote rosa? Leggendo lo studio, emerge che il 57,4% dell’artigianato femminile si occupa di attività di servizi per la persona (in particolare il settore benessere), il 28,6% di manifatturiero (in particolare industrie alimentari e confezione di articoli di abbigliamento), il 9,5% di servizi alle imprese e solo il 3,8% è impiegato nelle costruzioni.

Ma il dato più allarmante riguarda la parità di genere, lontana dai canoni di una società civile: dati Istat confermano che il 18,5% delle lavoratrici dipendenti riceve una paga bassa rispetto il 16,6% degli uomini, con un ammontare della retribuzione media annua che si attesta a 12.156 euro per le lavoratrici e 17.894 euro per gli uomini. Una disparità ancora alta, considerato che – sempre secondo i dati Istat – le donne sono più istruite degli uomini: quota di donne laureate +10,5 punti (25,6% donne e 15,1% uomini) e quote di donne che partecipano alla formazione continua +0,4 punti (5% donne e 4,6% uomini).

Per capire di più, abbiamo intervistato Maria Grazia Bonsignore, presidente di Donna Impresa – un movimento all’interno di maria grazia bonsignoreConfartigianato: “C’è una discriminazione atavica – esordisce Bonsignore – a parità di lavoro un uomo non ha bisogno di giorni o permessi per la maternità, quindi un datore di lavoro sarà ‘incentivato’ nel fare la scelta più semplice”.
Tutto questo va a gravare sui livelli di autostima?
“Io mi confronto giornalmente con donne di diversi ceti sociali ed il carattere predominante è la bassa autostima derivante dalla poca meritocrazia. Una donna, al pari di un uomo, ha bisogno di sapere quali siano le proprie possibilità – aldilà del ruolo domestico che da sempre rappresenta un clichè. è possibile stupirsi, ancora oggi, nel vedere una donna pilota di aerei? Dovrebbe essere la normalità e invece ci troviamo a battagliare per la semplicità delle cose”.

La disparità, quindi, sta negli occhi di chi guarda. Voi come ‘Donna Impresa’ cosa state facendo nel concreto per livellare le differenze di una società votata al maschile?
“È importante supportare le donne con la formazione, uno degli obiettivi di Confartigianato, e l’informazione di tutte le opportunità che lo Stato concede a livello lavorativo. Donna Impresa nello specifico si rivolge, tramite il direttivo nazionale, direttamente al Governo chiedendo un aumento sulla condizione lavorativa al femminile. Prima che scoppiasse la pandemia – continua – noi eravamo stati incaricati dalla Regione (Dipartimento del Lavoro) di formare delle quote rosa in diversi ambiti artigianali al fine di favorire l’impiego femminile. Adesso siamo in attesa che riparta il progetto. Inoltre, siamo referenti delle pari opportunità nel comune di Palermo e daremo sicuramente il nostro contributo”.

Secondo lei, dove realmente questa disparità di genere si vede meno e dove si vede di più?
“Le dico una cosa, io sono nata e cresciuta in un laboratorio di ceramica, mia madre era un’artista, e insieme andavamo a far le mostre in tutta Italia, dove io mi occupavo anche dei lavori manuali. Non mi sono mai vergognata di essere stata al posto di un uomo. Ho sempre vissuto il lavoro in maniera asessuata. La cultura e l’apertura mentale – conclude – devono essere i caratteri predominanti di una società, affinché le donne possano avere più considerazione di se stesse”.

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