Corleone è scossa da una tragedia che ha coinvolto Lucia Pecoraro, 78 anni, e la figlia Giuseppina Milone, 48 anni, affetta da disabilità. La donna anziana avrebbe tolto la vita alla figlia prima di suicidarsi. Un episodio drammatico maturato all’interno di un contesto familiare già provato dalla perdita, avvenuta otto mesi fa, del marito di Lucia, ex infermiere dell’ospedale dei Bianchi. Le due donne erano seguite quotidianamente dai servizi territoriali e dai parenti, e fino a poco tempo fa la situazione appariva gestibile, anche se negli ultimi tempi le condizioni della figlia si erano complicate.
Walter Rà (sindaco Corleone): “Andavano sempre a Messa, nelle ultime settimane le condizioni della figlia erano peggiorate”
Il sindaco di Corleone, Walter Rà, ricorda l’impegno delle istituzioni e della comunità: “Subito dopo la morte del marito, i servizi sociali del Comune si erano attivati per intraprendere un percorso di assistenza, la signora era ben seguita anche dai familiari. Così si era concordata un percorso graduale”. Il primo cittadino sottolinea come madre e figlia fossero molto presenti nella vita parrocchiale e sostenute dalla rete familiare: “La signora era inserita bene nel contesto parrocchiale, nella parrocchia di Santa Maria – dice – andavano sempre a messa”. Tuttavia, la situazione era cambiata di recente: “Nelle ultime settimane era sorta una novità, la figlia oltre ad avere una disabilità mentale per l’autismo aveva anche grosse difficoltà deambulatorie, un ulteriore dramma”.
Cisl: “Serve prevenzione, contrastare periferie esistenziali”
“Ciò che è avvenuto a Corleone mostra quanto il dramma esistenziale della solitudine in cui si ritrovano molte persone che devono anche gestire difficoltà quotidiane legate al mondo della non autosufficienza, a volte rischia davvero di implodere ed esplodere in un modo cosi terribile. Siamo vicini alla famiglia” . Lo afferna la segretaria generale Cisl Palermo Trapani Federica Badami. “Bisogna tutti interrogarsi sul sistema sociale e delle politiche che dovrebbero accompagnare e non far sentire sole le persone che affrontano un dramma così grande. Serve prevenzione, servono psicologi, l’assistenza domiciliare va potenziata. Bisogna lavorare tutti insieme affinché queste periferie esistenziali non portino più a drammi di questo tipo”.
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