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Droga e telefoni in carcere, chiuse indagini per Niko Pandetta: altre 34 persone a rischio processo

Droga e telefoni in carcere, chiuse indagini per Niko Pandetta: altre 34 persone a rischio processo
niko pandetta, imagoeconomica

Le indagini avrebbero inoltre rivelato che i detenuti erano pronti a ricorrere a violenti pestaggi contro chi non rispettava le loro regole interne

Nell’indagine sul traffico di droga e cellulari all’interno del carcere Pagliarelli di Palermo, oltre al cantante neomelodico Niko Pandetta, nipote del noto boss catanese Turi Cappello, erano finiti in manette anche alcuni agenti della polizia penitenziaria, accusati di aver fatto entrare telefoni e sostanze stupefacenti in cambio di denaro.

I fermi erano scattati il 23 maggio scorso, nell’ambito dell’inchiesta portata avanti dai carabinieri insieme alla polizia penitenziaria. I pubblici ministeri Daniele Sansone e Antonio Carchietti hanno ora notificato l’avviso di conclusione delle indagini a 35 dei 48 indagati, mentre per una decina di loro si era proceduto con il giudizio immediato.

I nomi degli indagati

Il provvedimento è stato inviato, oltre che a Pandetta, anche a Alfredo Abbate, Alessio Alario, Francesco Bertolino, Claudio Caruso, Salvatore Castiglione, Denise Cataldo, Francesco Cerniglia, Andrea Gianluca Cintura, Salvatore Paolo Cintura, Eugenio D’Alleo, Giovanna Di Fatta, Salvatore Di Giovanni, Daniele Di Napoli, Alex Di Vita, Marco Ercoleo, Luigi Falzone detto “Alessandro”, Orazio Fuselli, Paolo Giacalone, Emanuele Lanza, Antonino Lo Nigro, Nunzio Piccolo, Fabio Machì, Antonino Manzo, Roberto Mendolia, Riccardo Orlando, Salvatore Puleo detto “il nano”, Vincenzo Ragusa, Angelo Sciolino, Alessandro Tutone, Roberto Ventimiglia, Deborah Ventimiglia, Vincenzo Vinci, Ivan Zuccarà e Carlo Zammito.

Le indagini

Le indagini avrebbero inoltre rivelato che i detenuti erano pronti a ricorrere a violenti pestaggi contro chi non rispettava le loro regole interne. È stato ricostruito anche il presunto listino dei prezzi della droga venduta tra le celle: secondo l’ordinanza, una “canna” veniva scambiata per tre pacchi di sigarette (circa 20 euro), un grammo di hashish costava 100-150 euro, mentre un grammo di cocaina poteva arrivare a 500-600 euro. C’è chi avrebbe venduto due spinelli anche per 20-30 confezioni di tabacco, ciascuna da 6,70 euro. Per introdurre un cellulare, invece, bisognava pagare 500 euro, e alcuni sarebbero riusciti a incassare fino a 15 mila euro in circa sei settimane.

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