M5s: Stelle nella protesta meteore nella proposta - QdS

M5s: Stelle nella protesta meteore nella proposta

Carlo Alberto Tregua

M5s: Stelle nella protesta meteore nella proposta

venerdì 24 Gennaio 2020

Il Movimento di Grillo ha da poco festeggiato i dieci anni dalla sua fondazione. è sempre stato in ascesa perché ha raccolto, via via, i forti malumori che sono nella popolazione, aumentati di giorno in giorno.
Poi, è arrivato il momento della verità, coincidente con le elezioni politiche del 4 marzo 2018. Lì vi è stato il copioso raccolto di consensi nella misura del 33% dei votanti, che tuttavia hanno rappresentato una parte minoritaria di tutti gli aventi diritto al voto, perché in quell’occasione ha votato il 73% degli stessi, mentre la restante parte ha disertato le urne.
Forte del successo, Luigi Di Maio, il capo politico designato da Beppe Grillo – e non democraticamente eletto del Movimento, salvo un passaggio nella piattaforma Rousseau – ha pensato di fare un’alleanza con Matteo Salvini, tirando fuori dal cilindro Giuseppe Conte (un professore di diritto sconosciuto alla politica) indicandolo come presidente del Consiglio.

Così è partita l’avventura governativa del Movimento 5 stelle, cui si è affiancato quel furbacchione di Matteo Salvini, il quale ha cominciato a lavorare ai fianchi l’alleato-competitore e, avendo più capacità comunicativa e fiuto nell’intercettare le cose che non vanno secondo i cittadini, è riuscito, nel volgere di 17 mesi, a ribaltare le proporzioni di rappresentanza politica.
Il 26 maggio scorso, infatti, le cifre dei due alleati-competitori si sono invertite: 34% alla Lega e 17 all’M5s.
A quel punto Salvini ha valutato erroneamente la debolezza degli avversari e ha puntato la fiche sul nero della roulette politica, cioè lo scioglimento delle Camere.
Invece è uscito il rosso, ovvero la rigorosa osservanza della Costituzione da parte del Presidente della Repubblica e la tremenda paura che ha attanagliato quattro gruppi (M5s, Pd, Iv e Leu) di andare incontro a una sonora sconfitta politica.
Luigi Di Maio ha cambiato alleati, tentando di continuare una politica riformatrice che non era riuscita prima, ma non è riuscita neanche dopo.
Questo perché passare dalla protesta alla proposta, cioè prendere decisioni di Governo, è molto differente. Con la conseguenza che mentre nel primo caso si raccolgono consensi, nel secondo si raccolgono proteste sulle proposte.
Il punto finale di questo processo sono state le dimissioni di Di Maio, date mercoledì 22 gennaio.
Dal suo discorso di commiato è emerso: primo, nessuna autocritica sul suo comportamento di questi quasi due anni di Governo, prima con Salvini e adesso con il centrosinistra; secondo, nessuna indicazione sulle prospettive riformatrici, salvo che il Governo rimanga ben saldo nonostante i previsti schiaffi nelle elezioni di dopodomani, in Emilia Romagna e Calabria; terzo, un’indicazione generica su chi sarà il nuovo leader che dovrebbe uscire dal prossimo congresso di marzo, denominato Stati generali.
Dentro il Movimento c’è confusione, derivante dall’assenza di un ideale che unisca anche coloro che dissentono.

Nell’agone politico, il posto dell’M5s è stato preso dal nuovo movimento che si è autodenominato Sardine, precisando che non è un nuovo partito.
Tuttavia, la strada intrapresa assomiglia a quella già percorsa dal Movimento 5 stelle. Dopo le riunioni spontanee, da Bologna ad altre piazze, si sono iniziati a vedere incontri organizzati. I quattro leader (Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa) parlano i riunire un congresso per eleggere i rappresentanti e accennano alla formazione di liste di candidati per le elezioni.
Si comprende questo sviluppo fisiologico di un movimento, che però non deve rifiutare altezzosamente la denominazione di partito. Anche le Sardine sono prive di un ideale, cioè di una stella polare che unisca i simpatizzanti, salvo generiche affermazioni sull’ambiente, sul lavoro, sull’equità sociale. Insomma, i massimi sistemi su cui non ci sono soluzioni concrete, ma servono solo per alimentare il solito bla, bla, bla.
Fermo restando che bisogna salutare con favore i movimenti spontanei dei cittadini, sopratutto se giovani, auspichiamo alle Sardine di prendere la consapevolezza della simpatia – provvisoria – degli elettori e di cominciare a pensare, quando saranno grandi, di diventare responsabili e non di finire fritte.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017