PALERMO – Doppia operazione nell’ambito dell’inchiesta avviata ai danni di un’organizzazione dedita alle truffe alle assicurazioni attraverso falsi incidenti che procuravano gravissimi danni fisici alle vittime compiacenti.
Sono state denominate “Contra Fides” e “Tantalo bis” le iniziative con cui ieri gli agenti della Squadra mobile di Palermo, la Guardia di Finanza e la Polizia penitenziaria hanno fermato 42 persone (34 la Polizia e 8 le Fiamme gialle) tra cui figura anche un avvocato palermitano che curava la parte legale di molti dei falsi sinistri.
Agli otto fermati dalla Finanza sono stati inoltre sequestrati beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo stimato in oltre mezzo milione di euro. Centinaia sono poi gli indagati.
Le operazioni costituiscono il prosieguo dell’inchiesta che già lo scorso anno aveva portato a undici fermi e a una cinquantina di indagati. Le persone fermate ieri sono accusate, a vario titolo, di lesioni gravi, usura, estorsione, peculato, truffe assicurative e autoriciclaggio. I provvedimenti sono stati emessi dalla Procura di Palermo.
Le indagini hanno consentito di delineare la condotta di un gruppo criminale che pianificava e inscenava falsi incidenti stradali per ottenere ingenti risarcimenti per gravissimi danni fisici procurati a soggetti compiacenti che si prestavano anche a gravi menomazioni. Per fratturare una gamba o un braccio usavano dischi di ghisa o blocchi di cemento e utilizzavano anche anestetici, seppure di bassissima qualità. Il tutto in cambio di poche centinaia di euro da offrire a persone consenzienti, di solito poverissime e senza neppure i soldi per fare mangiare i propri figli.
A fronte degli spiccioli ottenuti dalle vittime, le organizzazioni – che si sono avvalse delle prestazioni di compiacenti professionisti – intascavano elevati rimborsi assicurativi connessi alla gravità delle menomazioni fisiche e al grado di invalidità, in alcuni casi permanente, arrecato alle vittime.
Le indagini hanno messo in luce uno spaccato criminale fatto di reclutatori che agganciavano le vittime tra persone indigenti; di ideatori che individuavano luoghi non vigilati da telecamere, veicoli per inscenare gli incidenti e falsi testimoni; di “boia-spaccaossa” che procedevano alle lesioni fisiche degli arti superiori e inferiori. C’erano poi medici compiacenti che firmavano perizie mediche di parte, centri fisioterapici che attestavano cure alle vittime mai effettivamente somministrate e di strutture criminali organizzate che acquistavano le pratiche mettendo al lavoro avvocati e studi di infortunistica stradale che gestivano poi il conseguente iter finalizzato al risarcimento.

