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Bimba uccisa nel Catanese: l’ultimo abbraccio tra la piccola Elena e la mamma

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Bimba uccisa nel Catanese: l’ultimo abbraccio tra la piccola Elena e la mamma

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mercoledì 15 Giugno 2022

All'asilo l'ultimo abbraccio di Elena con la mamma che poco dopo la ucciderà. La bambina accoltellata dalla madre che ha poi confessato: "Sono stata io"

Un piccolo momento di felicità, un giorno come tutti gli altri. Una mamma è andata a prenderla all’asilo, la propria figlia, l’abbraccio gioioso. Sono le ultime immagini da viva di Elena Dal Pozzo, la piccola uccisa nel Catanese dalla madre, con “coltellate multiple”, e pochi istanti prima la abbracciava.

Quella donna, Martina Patti, che in un primo momento aveva accusato di rapimento della figlia da un gruppo di uomini incappucciati, è poi crollata dopo una notte di interrogatori e, dopo aver fatto ritrovare il corpo della figlia, ha confessato il delitto.

Martina Patti: “Agito come se qualcuno si fosse impadronito di me”

“È stato un interrogatorio drammatico di una donna distrutta e molto provata che ha fatto qualcosa che neppure lei pensava di poter fare”, agendo come se “qualcuno si fosse impadronito” di lei, dimostrandosi “tutt’altro che fredda e calcolatrice”, ha spiegato l’avvocato Gabriele Celesti che difende la 23enne. “Farò incontrare la mia assistita con uno psichiatra di fama per verificare le sue condizioni e dopo decideremo sulla perizia. Devo dare atto di grande correttezza ai carabinieri e alla Procura”.

Il movente della gelosia

Secondo la Procura, la 23enne non tollerava che “la figlia si affezionasse all’attuale compagna dell’ex convivente” e padre della piccola, Alessandro Nicodemo Del Pozzo, 24 anni. Secondo quanto raccontato da lei stessa, ha colpito la bimba più volte con un coltello da cucina e poi ha messo il corpicino in un sacco, prima di nasconderlo sotto terra.

Ha anche precisato di aver “portato a termine l’orrendo crimine in maniera solitaria”. E’ questo uno dei tanti dettagli emersi nel corso della conferenza stampa che si è tenuta ieri pomeriggio nella sede del comando Provinciale Carabinieri di piazza Giovanni Verga a Catania.

Martina Patti ha detto di avere agito senza capire quello che stava facendo. Non è riuscita a fornire una dinamica completa del delitto.

Il fermo per omicidio e occultamento di cadavere per Martina Patti

La Procura ne ha predisposto il fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Avrebbe inoltre premeditato l’omicidio della figlia Elena di cinque anni. La contestazione si basa sulla ricostruzione della dinamica del delitto da parte dei carabinieri. Alla donna, nella prima fase dell’inchiesta, è stato anche contestato anche il reato di false informazioni al pubblico ministero per avere mentito.

Una famiglia non felice, dissapori e gelosie avrebbero scatenato Martina Patti

Quello che è emerso dalle indagini è un “quadro di una famiglia non felice, in cui la gioia della figlia non ha compattato la coppia”, ha detto il comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Catania, il colonnello Piercarmine Sica, escludendo che vi sia “il coinvolgimento di altri” nell’omicidio. Il movente, ha confermato l’ufficiale, “può essere la gelosia nei confronti della nuova compagna dell’ex convivente, ma anche per l’affetto che Elena mostrava nei confronti della donna”. Su questo però la Patti “non ha detto nulla. E’ rimasta sul vago, come se non si fosse resa conto di quello che ha fatto. E’ come se avesse detto ‘l’ho fatto ma non so perché”.

Il racconto del rapimento, la messa in scena che non ha mai convinto

Il rapimento era una messa in scena per coprire l’omicidio. Martina Patti in un primo momento aveva infatti raccontato del rapimento avvenuto per mano di tre uomini incappucciati, di cui uno armato. Dopo una notte di interrogatori di familiari e conoscenti, stamani l’epilogo con la donna che in lacrime ha condotto gli investigatori nel posto in cui si trovava il cadavere della figlia, un terreno incolto, in via Turati, a Mascalucia, in provincia di Catania.

Nell’interrogatorio della notte scorsa “la madre era stata lungamente sentita” e “le erano state contestate varie incongruenze”. Lo ha affermato il procuratore Carmelo Zuccaro, spiegando ieri: “Stamattina ha fatto ritrovare il cadavere e adesso stiamo raccogliendo le sue dichiarazioni, presumibilmente confessorie”.

La ricostruzione del rapimento della bimba di 5 anni era apparso “poco credibile” sin dalle prime fasi dell’inchiesta, viene spiegato in Procura. Alcune “anomalie” sono infatti emerse subito agli investigatori: nessun testimone, oltre lei; nessuna telefonata al 112 subito dopo l’aggressione (solo dopo si è recata con i familiari in caserma per presentare la denuncia).

Anomalie che hanno portato carabinieri e Procura a fare pressioni sulla donna, che infine ha ceduto ed è scoppiata in lacrime indicando dove trovare il cadavere della figlia.

L’ipotesi del sequestro smentita dalle telecamere di videosorveglianza. Secondo il racconto della 23enne, il rapimento della figlia sarebbe stato “una conseguenza del comportamento dell’ex compagno, per non aver ascoltato precedenti messaggi minatori legati a una rapina ai danni di una gioielleria di Catania che gli costò l’arresto il 15 ottobre del 2020”. Il 24enne “successivamente fu assolto per non aver commesso il fatto”.

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