CATANIA – Nuovi equilibri, tante conferme e alcune sorprese. Letto in chiave cittadina e provinciale, il voto europeo dello scorso fine settimana consegna un’istantanea dei nuovi rapporti di forza nella politica alle falde dell’Etna, corrispondenti di fatto a quelli regionali che si discostano, per un paio di punti in particolare, da quelli nazionali. Al netto del fatto che va a votare un elettore su tre – l’affluenza si è fermata al 37% degli aventi diritto, addirittura diminuita rispetto a cinque anni fa – a un anno esatto dalla morte di Silvio Berlusconi, in Sicilia trionfa Forza Italia, che è primo partito anche a Catania con il 24,52% dei voti e che porta a Bruxelles l’assessore regionale Edy Tamajo, vicino al presidente della Regione Schifani, e il catanese Marco Falcone, dell’ala più in linea con il partito nazionale.
Un dato, quello degli Azzurri, che senz’altro va suddiviso anche tra gli alleati, i democristiani di Totò Cuffaro e gli autonomisti di Raffaele Lombardo, ma che resta comunque significativo, soprattutto nell’ottica degli equilibri interni. Il tentativo di raggiungere il primato da parte dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni alle falde dell’Etna, dunque, non riesce, sebbene il partito abbia conquistato il 22,74% delle preferenze e nonostante gli amministratori locali – l’attuale sindaco di Catania Enrico Trantino e il predecessore, Salvo Pogliese, ad esempio – siano in larga parte espressione dei patrioti.
FdI arriva solo secondo anche nella provincia etnea, staccato da Forza Italia di circa tre punti percentuali, complice forse la divisione interna e la lotta di fratricida tra due dei candidati catanesi in corsa per Bruxelles: l’ex assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, sostenuto da Gaetano Galvagno e pronto a staccare il ticket per il Parlamento Europeo e il sindaco di Gravina, Massimiliano Giammusso, sponsorizzato dall’ex sindaco, Salvo Pogliese e rimasto a bocca asciutta.
A livello di circoscrizione, infatti, Razza ha ottenuto più preferenze, 61.665, rispetto al collega di partito che ne ha ottenute 43.240; dato che, se osservato in chiave etnea, cambia e di molto: in provincia, infatti, il sindaco di Gravina ha superato l’ex assessore regionale di oltre 3 mila voti, 22.722 contro 19.370. Evidentemente, tra i meloniani ha prevalso la corrente guidata dal presidente dell’Ars, ridimensionando in qualche modo il peso politico del senatore e coordinatore regionale Pogliese superati i confini della provincia etnea.
Rimanendo in tema di ex primi cittadini, resta a Bruxelles Raffaele Stancanelli, eletto cinque anni fa in Europa con Fratelli d’Italia. Stavolta, il seggio nel Parlamento europeo gli scatta con il Carroccio, trainato in Sicilia dall’ex assessore all’Agricoltura Luca Sammartino, e 44.260 preferenze: senza dubbio, una gran soddisfazione per l’ex sindaco che aveva lasciato FdI poco prima del voto in un clima non certo sereno.
Controcorrente rispetto al dato nazionale, è il Movimento 5 Stelle, che riesce a far eleggere a Bruxelles Giuseppe Antoci e che a Catania si attesta terzo partito con il 15,41% dei voti. Nonostante la percentuale più che dimezzata rispetto a cinque anni fa, quando i grillini raggiunsero il 32,81%, i pentastellati superano il Partito democratico che nel Catanese continua a oltrepassare di poco la doppia cifra percentuale, arrivando al 12,48%, forse anche per l’assenza di un nome locale su cui poter puntare. I dem portano al Parlamento europeo l’ex segretario regionale Giuseppe Lupo. Il superamento della soglia di sbarramento, con il 5,9% dei consensi, e il nome di Ilaria Salis, votato per 6.077 volte, sono le sorprese targate Alleanza Verdi e Sinistra che, sebbene si presentarono in ordine sparso, cinque anni fa non raccolsero più del 3,5%.