Oggi è la mattina del giorno dopo l’election day, italiani e siciliani siamo andati a votare ieri per politiche e regionali. Ad ora il dato dell’affluenza seppur interessante, non è quello che ci si aspettava: un italiano su tre non è andato a votare ( il 64% contro il 73% del 2018). Già basta per ricordare alla politica quanto forte sia lo scollamento con la realtà che ogni giorno i cittadini vivono sulle proprie spalle e quanto sia ampio il divario tra le promesse mai mantenute e i fatti.
Alla fine dei giochi, dopo una campagna elettorale breve e intensa, vince Giorgia, perde Luigi (Di Maio) che perde tutto anche il lavoro non raggiungendo la soglia minima per stare in Parlamento. Giorgia vince alla grande, lasciando un Salvini nelle retrovie e un Berlusconi gongolante intanto per l’adrenalina di essere tornato alla luci della ribalta, in silenzio al momento in attesa dei risultati definitivi (si attesta intorno all’8%).
Prima donna leader di un partito in Italia (FdI con oltre il 26% circa) e primo Premier come ci si aspetta, anche se Tajani frena rinviando al prossimo vertice del centrodestra. Centrodestra che raggiunge la maggioranza sia alla Camera che al Senato.
La mattina del giorno dopo vede perdenti oltre a Di Maio, anche Letta (PD), grande sconfitto pur come secondo partito, che non riesce a superare nemmeno il 20%, in meditazione adesso se dimettersi. E farebbe bene perché ha guidato una campagna elettorale senza smalto, né forza, né visione. Non ha creato alcuna alternativa al centrodestra lasciando indifferenti gli elettori. Renzi redivivo grazie all’alleanza con Calenda rinasce a nuova vita come l’araba fenice. Conte (M5s) recupera piazzandosi al terso posto. Non male per un partito dato per morto.
Ma le politiche non riescono a tirarsi la Sicilia in cui solo il 50% ha votato confermando la probabile vittoria del centrodestra, prossimo presidente della Regione Renato Schifani, secondo Cateno De Luca che spiazzando tutti, è il vero vincitore (dato tra il 24% e il 28%), giocando da solo tutto contro tutti, gridando e parlando alla pancia dei siciliani. Perde in modo netto la Chinnici (PD-Cento passi) e Di Paola (M5s). Gli altri due candidati Armao ed Esposito si fermano a non più del 3%. Può certamente essere positivo avere un Governo regionale con la stesa appartenenza politica di quello nazionale, ma da domani ci aspetta la concretezza di affrontare con visione, strategia politica e coraggio temi quali recessione, rifiuti, povertà.
I perdenti riflettano sulla sconfitta, riflettano anche sul perché un Paese ancora sufficientemente maschilista come l’Italia, abbia scelto di affidare le sue sorti ad una donna, una donna come la Meloni, che non nasconde ciò che è, ciò che pensa, ciò che vuole, unica oppositrice al governo Draghi, coerente nel tempo.
Da donna, pur non avendola votata, ne ammiro la grinta e la determinazione.
Se sarà premier del prossimo Governo avrà creato comunque uno spartiacque tra un prima e un dopo, dando vita all’era del cambiamento. Non male direi.