Elipista e piscina di Taormina: destini incrociati - QdS

Elipista e piscina di Taormina: destini incrociati

Massimo Mobilia

Elipista e piscina di Taormina: destini incrociati

mercoledì 25 Gennaio 2023

La storia del decollo, grande protagonista del G7 del 2017, e strettamente legata a quella dell’infrastruttura comunale, chiusa in quello stesso anno e da allora abbandonata al degrado

TAORMINA (ME) – Quella che è stata la porta d’ingresso della città per Capi di Stato e delegazioni internazionali, in occasione del G7 nel 2017, continua a trovarsi in un profondo stato di degrado e abbandono.

Stiamo parlando dell’elipista di contrada Bongiovanni, di cui l’Amministrazione comunale è tornata a occuparsi negli ultimi mesi, per cercare di definire una volta per tutte la sua gestione, ma tuttavia rimasta ancora in un limbo da cui pare non si riesca proprio a venirne fuori.

La pista che aveva fatto davvero bella mostra di sé in occasione del vertice internazionale, non è più stata utilizzata se non nelle poche occasioni in cui le emergenze sanitarie della zona, soprattutto legate al Centro di cardiologia pediatrica del Mediterraneo, hanno richiesto l’intervento degli elicotteri del 118, nonostante siano costretti ad atterrare tra le sterpaglie di un sito sostanzialmente chiuso ormai da quasi sei anni.

Perché la storia dell’elipista di via Bongiovanni è indissolubilmente legata a quella dell’adiacente piscina comunale, anch’essa chiusa nel 2017 e abbandonata a degrado e vandalismo, dopo una contesa legale tra il Comune e l’allora gestore del sito, il Cvsm (Corpo volontario soccorso in mare) finita male, a colpi di sentenze del Tar che hanno portato alla rottura definitiva.

Dopo il vertice G7, Palazzo dei Giurati aveva tentato di mantenere aperta l’elipista in funzione turistica, ma c’era stato il diniego da parte della Sovrintendenza ai Beni culturali di Messina, perché le fasi di atterraggio e decollo degli elicotteri avrebbero potuto causare danni all’area archeologica del Teatro Antico, interessata dal comune spazio aereo. La capitale del turismo siciliano ha dovuto così rimettere nel cassetto il sogno di avere un’elipista tutta sua, che avrebbe avvicinato ancor di più la Perla dello Ionio al mercato del turismo extralusso.

Gli unici ad avere le “chiavi” del sito sono rimasti quindi i mezzi sanitari, ed è con l’Asp di Messina che il Comune e l’Amministrazione del sindaco, Mario Bolognari, hanno aperto un canale di dialogo per riprenderne la gestione definitiva. Una trattativa che ancora non ha dato i suoi frutti, anche perché l’elipista avrebbe bisogno di un restyling che richiede risorse che il Comune al momento certamente non ha. In occasione del G7 i soldi li aveva messi il Governo nazionale, e lo scalo era costato 1 milione e 800 mila euro insieme alla seconda elipista di contrada Piano Porto, poi però subito smontata perché ricadente su un terreno privato.

E ci sarebbe soprattutto da risolvere – come detto – il nodo della piscina comunale, chiusa e caduta in rovina, con parte del tetto crollato, impianti idrici e di illuminazione obsoleti, vetri e porte rotti in preda di numerosi raid vandalici. È già stato calcolato che una riapertura del sito come piscina, sarebbe anch’essa eccessivamente onerosa e insostenibile per le casse comunali. L’idea dell’amministrazione invece, è di coprire le vasche con un parquet che permetta di praticare altri sport e dare vita a un nuovo sito che, oltre alla destinazione d’uso sportivo, possa ambire anche a ospitare eventi extrasportivi e delocalizzare l’offerta culturale e musicale della città, ancora troppo legata al Teatro Antico e alla sua ridotta stagionalità estiva.

È stato calcolato che serviranno 880.200 euro, per riconvertire la piscina a una sorta di palazzetto dello sport multifunzionale, che il Comune ha inserito tra i progetti presentati per accedere ai fondi del Recovery Plan – circa 2 milioni di euro in tutto – dalle risorse destinate all’area della Città metropolitana di Messina finalizzate al “recupero di immobili e aree comunali, per il risparmio energetico e l’inclusione sociale”. L’ultima occasione per mettere fine a una delle più grandi vergogne infrastrutturali del territorio.

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