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Elsa Lila arrestata, da cantante di Sanremo al giro di droga degli amici di Diabolik

Elsa Lila arrestata, da cantante di Sanremo al giro di droga degli amici di Diabolik

I suoi millantanti “agganci nello Stato” non le hanno risparmiato il carcere. In cella altri 8, uno è morto e tre sono latitanti. Il suo ruolo e il collegamento con Fabrizio Piscitelli, “Diabolik”.

Elsa Lila, famosa cantante di origini albanesi che ha avuto successo anche in Italia, è stata arrestata a Roma assieme ad altre otto persone. È accusata di essere la “contabile” di un clan finalizzato allo spaccio di droga, vicino a “Diabolik”.

Elsa Lila, il suo ruolo nel clan

Cantava canzoni emozionanti come “Il senso della vita” e “Valeria”, partecipando anche al Festival di Sanremo. Elsa Lila, 41enne originaria di Tirana, è adesso detenuta nel carcere di Rebibbia con l’accusa di associazione a delinquere. Figlia di famosi musicisti, ha segnato la storia della musica in Albania e non solo.

Gli agenti della Squadra mobile, coordinati dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia, le hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip ieri, nella sua casa a San Lorenzo, a Roma.
Gli altri destinatari sono otto. Uno è morto e altri tre sono latitanti. Tra i ricercati anche il capo della banda albanese, Arindi Boci detto “Rindi”.

Secondo gli inquirenti lei era la contabile del clan, gestiva la “scatola di Babbo Natale” e offriva rifugio ai ricercati, come avrebbe fatto nel 2019 con Boci. Avrebbe detto agli “amici” di sentirsi sicura di essere intoccabile, perché conosciuta e perché aveva “agganci” con lo Stato, reputati da lei “necessari come in Albania”. A loro avrebbe raccontato anche di una multa ricevuta per il suo b&b e di “favore” ricevuto che le consentiva di non pagarla.

Il collegamento con “Diabolik”

Gli ipotetici agganci non le hanno risparmiato gli arresti. E non li hanno risparmiati nemmeno al pugile 47enne Petrit Bardhi, detto “Titi”. Questo avrebbe fatto parte della banda assieme a Arben Zogu e Dorian Petoku, detti rispettivamente “Riccardino” e “Pluto”.

Tali soggetti sarebbero stati anche in affari con Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik”, capo degli ultrà della Lazio ucciso nel 2019 e implicato nello spaccio di sostanze stupefacenti a Ponte Milvio.