PALERMO – L’occupazione femminile è uguale a quella del 2010, l’aumento del part time involontario è del 7,9%, il gender pay gap si è ridotto appena del 3,7% nel decennio 2010/2020, con un significativo divario ancora tra retribuzioni femminili e maschili a parità di mansione. Sono alcuni dei dati del Rapporto Territori dell’Asvis sugli obiettivi di sviluppo sostenibile Agenda 2030, ripresi e rilanciati dalla Cgil Sicilia.
Sul tema è intervenuta, Elvira Morana, responsabile per le politiche di genere della Cgil Sicilia. Il Quotidiano di Sicilia l’ha intervistata. Il piano natalità presentato dal governo Meloni va, secondo lei, nella direzione giusta?
“Sicuramente l’impostazione che ha dato la presidente del Consiglio rispetto al fatto di porre la questione immigrati e interventi per le donne è stata infelice. Per contrastare la denatalità, fenomeno drammatico nella nostra regione, è sicuramente positivo l’assegno unico ma sono ben altri gli interventi da rivedere. Occorre aumentare il congedo parentale con l’obiettivo di portarlo almeno a dieci mesi, come negli altri Paesi e non incrementarlo di un solo mese; va bene l’aumento dei consultori anche perché in Sicilia ne mancano almeno 65 all’appello ma non può essere condivisa l’impostazione data in termini di alfabetizzazione sanitaria, volta prevalentemente ad un controllo dell’autodeterminazione delle donne che è un diritto da rispettare”.
L’occupazione femminile resta sotto il 60%: i numeri ci dicono che sul lavoro il gap di genere è ancora marcato. Eppure, colmarlo significherebbe una spinta significativa al Pil e alla nostra economia: la politica lo ha capito questo?
“La politica, soprattutto in Sicilia, non pone al centro la questione femminile per aumentare il Pil. Quella che occorre è una strategia per la parità di genere che è stata tracciata a livello europeo, nazionale ma non a livello regionale. Ad oggi abbiamo riscontrato un’assoluta mancanza di volontà di confronto sia da parte del precedente governo regionale che da quello attuale. Un’altra ‘mazzata’ nei confronti dell’occupazione femminile in Sicilia verrebbe dall’autonomia differenziata a causa dell’esiguità, già oggi, dei servizi e dei livelli essenziali delle prestazioni”.
La parità di genere è un fatto soprattutto culturale: la vicenda della vignetta deI Fatto Quotidiano e la macchina del fango contro la deputata fdi costretta a fare il test del dna al figlio ci dicono che siamo ancora lontani da una reale consapevolezza e dalla politica arrivano segnali pessimi. Cosa fare?
“Che manchi una vera e propria parità di genere culturale è sotto gli occhi di tutti, ma per concretizzarla bisogna promuovere tutte le azioni volte ad attuare una parità di genere a 360 gradi. Soltanto se si mette al centro la donna in tutta la sua interezza sarà possibile fare un salto di qualità”.