L’invasione ucraina da parte della Russia e le relative sanzioni nei confronti della medesima, elevate sia dagli Usa e dall’Ue, hanno messo in evidenza ancor di più l’enorme importanza che ha l’energia nella nostra vita. Quando si spengono le luci di una città è come se si fermasse il cuore di una persona: tutto va in tilt e il corpo palpitante della Comunità si ferma e con esso qualunque cosa che ne consegue.
L’energia da un canto e la digitalizzazione dall’altro sono i due potenti motori che servono all’umanità per progredire e andare avanti.
La vera questione riguarda la natura di questa energia perché essa attualmente proviene principalmente dal carbone, petrolio e gas e produce un residuo che va ad intasare l’atmosfera con la CO2 e altri gas nocivi, che causano i disastri climatici che sentiamo ogni giorno e che peggiorano ogni giorno.
L’energia prodotta da impianti solari, dal vento o da altre fonti raggiungono circa un terzo del fabbisogno mondiale, per cui si rende necessario trovare altre fonti di energia nonché diminuire il consumo dei Paesi più ricchi.
Quali altre fonti di energia? La mente corre subito all’energia nucleare, ma non a quella di Chernobyl, bensì alla fusione di terza generazione che ha residui insignificanti. Gli impianti relativi però hanno bisogno di circa una decina di anni per essere costruiti, quindi possiamo affermare che quelli eventualmente pronti nei primi anni dopo il 2030 potranno cominciare a produrre una parte non alta del fabbisogno energetico.
La ricerca progredisce su questo versante e sta studiando gli impianti di quarta generazione della fusione, ma essi verosimilmente saranno pronti intorno al 2040: campa cavallo…
Però, nonostante la lungaggine dei processi di ricerca e della progettazione degli impianti, già si comincia a pensare all’energia nucleare prodotta con la fusione. Ma i relativi impianti non potranno essere insediati prima del 2050. Quest’ultima energia, secondo la direttrice generale del Cern, Fabiola Gianotti, viene ritenuta inesauribile e soprattutto pulita perché non dà residui e quei pochi possono essere riciclati portandoli all’inizio del processo.
Nella guerra che ha coinvolto l’Ucraina, invasa dalla Russia, l’energia nucleare prodotta in Ucraina ha consentito di fare funzionare diversi settori. Se non avessero avuto questa fonte tutto il popolo ucraino sarebbe crollato in maniera precipitosa.
In questa situazione la Francia non ha avuto problemi perché essa è dotata di trentatré reattori in servizio che producono energia dall’uranio, anche se di vecchia generazione (quindi inquinanti). Però il Paese transalpino non ha mai avuto problemi di alcun genere sia per quanto riguarda il processo produttivo che per l’immagazzinamento dei residui, certamente pericolosi perché lo stesso processo produttivo è effettuato con la fusione di prima generazione.
L’energia termica produce un forte inquinamento, questo è chiaro, e molti puntano il dito contro la Cina che fa ampio uso di carbone, però la verità va ristabilita. In quel Paese, in questi ultimi anni, sono stati installati apparati produttivi per l’energia rinnovabile pari al numero di tali impianti che vi sono negli Stati Uniti.
Inoltre, molta dell’energia prodotta in Cina viene utilizzata da altri Stati attraverso ad esempio i beni ed i servizi prodotti in quel paese.
Altro polo su cui rivolgiamo l’attenzione è quello del mondo arabo, dove nel Kingdom of Saudi Arabia il giovane principe Mohammed bin Salman ha programmato impianti di energia rinnovabile in modo da dotare il suo paese entro una decina di anni di tali fonti. Eppure, attraverso l’Aramco, l’Arabia Saudita vende petrolio a tutto il mondo ed in cospicue quantità. Come dire: voi inquinatevi col petrolio e noi ci disinquiniamo. Proprio un bel progetto cui gli occidentali abboccano senza capacità di reazione conseguente.
Anche l’India sta crescendo con un aumento del Pil del sette per cento. Anche lì c’è ampio consumo di energia termica, ma vi sono piani per approvvigionare impianti di energia rinnovabile, che potrebbero essere in parte finanziati dai Paesi ricchi.