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Energia, la Sicilia paga il conto più salato: rincari record per le imprese

Energia, la Sicilia paga il conto più salato: rincari record per le imprese

Per l’elettricità, si prevede un prezzo medio annuo di 150 euro per megawattora, contro i 127 del 2024.

Anche il 2025 si prospetta un anno di grandi difficoltà per le imprese siciliane, che dovranno affrontare un aumento consistente delle bollette di energia elettrica e gas. Secondo le stime dell’Ufficio Studi della Cgia, l’associazione delle piccole e medie imprese di Mestre, la Sicilia imprenditoriale vedrà lievitare la sua bolletta energetica di 523 milioni di euro, passando da 3.139 miliardi del 2024 a 3.723 miliardi nel 2025.

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In Sicilia uno dei dati più alti di tutta Italia

Quasi 600 milioni di euro, un aumento del 18,6%, che peserà soprattutto sulle piccole e medie imprese locali, già alle prese con rincari, inflazione e accesso al credito sempre più difficile. Il dato siciliano, in valore assoluto, è uno dei più alti d’Italia, soprattutto se messo a confronto con i dati registrati in regioni come la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna, tre regioni notoriamente ad alta concentrazione industriale.

In Lombardia, ad esempio, le imprese sosterranno costi energetici maggiorati per oltre 3 miliardi di euro, ma si tratta di un tessuto produttivo ben più robusto, capace di assorbire l’impatto. In Sicilia, invece, la ricaduta rischia di essere molto più pesante. Con un eventuale aumento dei costi delle bollette elettriche, i settori più “colpiti” sono quelli che registrano i consumi più importanti. Facendo riferimento ai dati dei consumi pre-Covid, si parte dalla metallurgia e dal commercio.

Le spese molto più alte anche per servizi come cinema e bar

Spese molto più alte anche per servizi come cinema, teatri, discoteche, lavanderie, parrucchieri, estetiste; gli alimentari; gli alberghi, i bar e i ristoranti, senza dimenticare il trasporto e la logistica. Per quanto concerne le imprese gasivore, i comparti che potrebbero subire gli effetti economici maggiormente negativi potrebbero essere quello estrattivo, la lavorazione e la conservazione degli alimenti, la produzione alimentare, la confezione e la produzione tessile.

Ancora, subiranno forti aumenti le aziende che si occupano della fabbricazione e della produzione di legno, carta, cartone, ceramica, utensileria, plastica e chimica; ancora, la produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche, macchine utensili e per l’industria e la costruzione di navi e imbarcazioni da diporto. Il caro energia non colpisce ovunque allo stesso modo. Alcune regioni sembrano riuscire a contenere meglio gli aumenti.

È il caso della Calabria, dove l’incremento dei costi si ferma al 18,2%, mentre in Sardegna si scende al 17,6%. Secondo la Cgia, i rincari derivano in buona parte dall’andamento dei mercati internazionali: le quotazioni del gas e dell’elettricità sono tornate a salire dopo un periodo di relativa stabilità.

La previsione dei prezzi sull’elettricità

Per l’elettricità, si prevede un prezzo medio annuo di 150 euro per megawattora, contro i 127 del 2024. Per il gas, il salto è ancora più marcato: da 40 a 50 euro per megawattora. Il problema, tuttavia, non è solo congiunturale.

In Sicilia pesa anche un’infrastruttura energetica obsoleta, una rete di distribuzione spesso inefficiente e una lentezza cronica nell’adozione di tecnologie green. Il paradosso è che l’Isola, baciata dal sole e dal vento, avrebbe tutte le potenzialità per diventare un hub energetico sostenibile.

E invece continua a pagare l’energia più cara di altre regioni, anche a causa di un mercato elettrico penalizzante per le aree non interconnesse. Il rischio concreto è che molte imprese, specie nei settori a maggiore intensità energetica, come agricoltura, edilizia e manifattura, non riescano a reggere l’onda d’urto.

L’ipotesi di un freno alla crescita della Sicilia

In uno scenario già segnato da incertezza economica, guerre e instabilità internazionale, l’aumento delle bollette potrebbe tradursi in un freno alla crescita, in nuovi tagli occupazionali o, nei casi più critici, nella chiusura definitiva delle attività.