Ennio Doris, banchiere dal cuore d’oro che ha messo il cliente al centro di tutto - QdS

Ennio Doris, banchiere dal cuore d’oro che ha messo il cliente al centro di tutto

Barghini Valerio

Ennio Doris, banchiere dal cuore d’oro che ha messo il cliente al centro di tutto

martedì 19 Luglio 2022

Un ritratto del fondatore di Banca Mediolanum, scomparso a 81 anni lo scorso 24 novembre. Una realtà che continua grazie alla guida del figlio Massimo Doris, amministratore delegato dal 2008

Il Forum con il presidente di Banca Mediolanum, Giovanni Pirovano, (che potete leggere cliccando qui), ha rappresentato anche l’occasione per tracciare un ricordo di Ennio Doris, storico fondatore dell’istituto di credito, scomparso il 24 novembre dello scorso anno. Il ritratto di un uomo che ha inventato un nuovo modo di rapportarsi al mondo delle banche e che ha messo al centro del proprio progetto il cliente, tracciato proprio da chi, come Pirovano, ha lavorato per anni come vice presidente, insieme a Massimo Doris, amministratore delegato dal 2008. Inoltre, dal 2021, Sara Doris, già presidente di Fondazione Mediolanum, è la nuova vice presidente di Banca Mediolanum.

Da quanto abbiamo sentito dai ricordi il giorno delle esequie, possiamo senza indugio definire Ennio Doris “il banchiere dal cuore d’oro”…
“Mi sembra un titolo che bene si sposa con il concetto di ‘sentimento’, una parola che fin da subito Doris ha voluto fosse la chiave per aprire tutte le porte di Banca Mediolanum. Un modo di pensare che ha permeato in tutti i collaboratori e consulenti, dal primo fino all’ultimo che magari soltanto ieri ha sostenuto il primo colloquio. Ennio Doris ha creato anche la figura del ‘banchiere amico’. Mediolanum fin da subito è stata una banca innovativa. Ovviamente, però, la tecnologia prevede continue e frequenti novità. E, altrettanto ovviamente, non tutti hanno la stessa dimestichezza con gli strumenti informatici. Vogliamo mettere l’enorme differenza che c’è, di fronte all’introduzione di una nuova app, tra il sentirti rispondere ‘Si faccia aiutare da suo nipote’ o, viceversa, come nel nostro caso, trovare uno come il nostro consulente finanziario, che ti spiega per filo e per segno le procedure da seguire? Ecco, tutto questo è frutto dell’imprimatur dato da Ennio Doris. Una persona che amava stare a contatto con la gente e ascoltare le persone. Tutte. Indistintamente. Non passava giorno che non arrivasse in ufficio tirando fuori sette-otto fogliettini ogni volta, con sopra segnati i contatti di gente che lo fermava per strada e, porgendoli ai collaboratori, diceva: ‘Questo ha bisogno di questo; quest’altro necessita di quest’altro’. Oppure, ancora, durante le riunioni, se percepiva che l’ultimo arrivato potesse dare suggerimenti preziosi o avesse progetti intelligenti da sottoporre, era capace senza colpo ferire di zittire la cosiddetta ‘vecchia guardia’ e dare la parola alla new entry. Esigeva gli venisse sempre detta la verità, guai, sentenziava, ‘al primo che non mi avverte se sto infrangendo una norma’. Ma il suo enorme altruismo trovava espressione anche nella beneficenza, fatta certamente tramite la banca ma soprattutto in proprio. Eclatante la donazione fatta alla Regione Veneto per fronteggiare la prima fase dell’emergenza Coronavirus. Ma ancora oggi incontro persone comuni che si ricordano con gratitudine di Ennio Doris. Come quell’uomo il cui figlio stava molto male e le uniche cure possibili erano in Svizzera. Non potendo sostenere la spesa, ricevette la telefonata del signor Doris che, senza battere ciglio, gli diede quei soldi necessari per salvare la vita al bambino”.

Ha citato il Veneto. Una terra con cui Doris ha continuato a essere profondamente legato…
“Questa è un’altra dimensione intima e personale dell’uomo Ennio Doris. Che non perdeva occasione di tornare a Tombolo (Padova), dove era nata la sua grande passione sportiva per il ciclismo e dove aveva acquistato, ristrutturandola, la vecchia casa di famiglia. Lì, nella nuova villa costruita appena fuori dal paese, aveva voluto allestire in una stanza il vecchio tinello dei genitori. Amava incontrare i vecchi compagni di scuola e giocare a carte con loro. Quando tornava a Tombolo non mancava mai alla messa domenicale nella chiesa che lui stesso aveva contribuito a ristrutturare, insieme ad altri spazi come la scuola dell’infanzia”.

Possiamo quindi definire Ennio Doris un grande uomo e grande banchiere?
“E anche un grande economista, dotato di una straordinaria intelligenza. Al quale, personalmente, avrei anche conferito il Premio Nobel. Negli ultimi anni si sono distinti due Premi Nobel per la Finanza Comportamentale: uno è Richard Thaler (nel 2017), l’altro, tre lustri prima, nel 2002, Daniel Kahneman. Entrambi sostenevano una cosa semplicissima. L’essere umano, negli investimenti, è irrazionale: compra quando il prezzo di un prodotto sale e viceversa vende quando scende. È quindi necessario guidare il cliente verso investimenti programmati. La forza di Ennio Doris, il suo successo commerciale, quello che ha consentito all’universo da lui creato di arrivare a 108 miliardi di euro di masse gestite e amministrate nel 2021, è stata quella di parlare fin da subito di Pac (Piani di accumulo), ossia la possibilità di investire una quota mensile in modo programmato. Ha aggiunto poi servizi attraverso cui nei momenti di oscillazione dei mercati ci si orienta su un conto a rendimento, per poi entrare gradualmente, in un arco temporale scelto, sui mercati, in modo da ridurre il rischio diversificando. La sua filosofia era che gli investimenti andassero fatti a sostegno dell’economia reale, come per esempio con i Pir (Piani individuali di risparmio)”.

C’è un aspetto che ha colpito particolarmente dell’uomo Ennio Doris, emerso anche quello soprattutto durante i funerali: il suo stretto rapporto con la Fede. Cosa ci può raccontare in tal senso?
“Di tutte le dimensioni questa sicuramente è la più intima. Il giorno delle esequie Fedele Confalonieri lo ha definito ‘un santo laico’. D’altro canto, per comprendere quanto per lui la sfera religiosa fosse fondamentale, basta fermarsi sulle sue ultime parole, lette da don Bruno Caverzan, il parroco di Tombolo: ‘Senza la fede è difficile, molto difficile superare qualsiasi cosa. Soprattutto le malattie’. Ennio Doris aveva una dimensione spirituale unica. Il suo rapporto con il Signore Gesù era unico e fortissimo. Al punto che, anche sul lavoro, ha voluto che ogni ufficio fosse munito di crocifisso. A tal proposito, vi racconto un aneddoto: l’ultimo mese prima di morisse, è stato ricoverato in una clinica per delle cure. Un certo punto, una mattina alle 7,30, mi è squillato il telefono. Era lui che, con voce flebile e stanca, mi ha detto: ‘Giovanni, guarda: in camera mia non c’è un crocifisso. Per favore, vai a comprarne uno, fallo benedire e portamelo’. Non ho esitato un attimo: ho fatto l’acquisto, dopodiché sono andato al Pime, il Pontificio istituto missioni estere, da un sacerdote che conosco, l’ho fatto benedire e l’ho portato in clinica. Una fede che declinava, pur nella debolezza fisica degli ultimi istanti, ancora una volta nell’aiuto a favore degli altri: gli ultimi giorni mi chiamava tre-quattro volte al giorno per chiedermi di aiutare anche il personale che lo curava. Ennio Doris è stato un uomo che è volato sicuramente in Paradiso, facendo del bene fino all’ultimo”.

Per parlare delle qualità dell’uomo Ennio Doris probabilmente non basterebbero pagine e pagine. Ma se dovessimo individuarne ancora una, lei quale vorrebbe porre maggiormente in evidenza?
“Era un grande patriota. Quando veniva lanciato sul mercato un nuovo prodotto finanziario si chiedeva sempre se questo sarebbe stato utile per il Paese Italia, che aveva sempre a cuore. Ma come poteva essere altrimenti, visto che lui il nome Italia lo aveva dato al primo dei suoi progetti?”

Ennio Doris per oltre quarant’anni è stato protagonista della grande finanza italiana nonché imprenditore, banchiere e fondatore di Banca Mediolanum, una delle più innovative realtà del panorama bancario europeo, presente anche in Spagna, Germania e Irlanda. Ha inventato un nuovo modo di fare banca, avvicinando la finanza alle persone e creando un modello industriale precursore dei tempi. Nel 1982 ha fondato Programma Italia, poi diventata Banca Mediolanum nel 1997, la più innovativa banca telematica d’Italia, nata senza sportelli, la prima a dare il servizio di home banking con telefono e il teletext con il televisore di casa, fondendo così le potenzialità dell’approccio tecnologico con la professionalità del consulente finanziario. Nel 2000, Banca Mediolanum dà il via al processo di espansione all’estero approdando in Spagna per replicare il modello di successo italiano attraverso l’acquisizione del Gruppo Bancario Fibanc e proseguendo poi, l’anno successivo, con l’acquisto di Gamax Holding e di Bankhaus August Lenz & Co in Germania. Fino allo scorso settembre, ha ricoperto la carica di presidente di Banca Mediolanum, per diventarne poi presidente onorario.

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Un commento

  1. GIOVANNI TOMASELLO-CYBO COLONNA ha detto:

    UNA PERSONE CONVINCENTE E LEALE……DOPO ENRICO CUCCIA, IL BANCHIERE ITALIANO PIU’ BRAVO….MA IN GENEROSITA’….DETIENE IL PRIMATO. 3408091489

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