Catania

Enzo Bianco: “Catania una malata grave, io il medico competente”

Settantadue primavere e la quinta volta in corsa per diventare sindaco di Catania. È un Enzo Bianco entusiasta quello che ha deciso di candidarsi ancora una volta per guidare una città che, come afferma lui stesso, “vive il momento peggiore della sua storia”. Ammalata grave, anzi gravissima, “ha bisogno di un medico competente”. Una decisione non facile, quella di candidarsi. Che ha valutato a lungo, mesi interi, prima di sciogliere la riserva, come ci dice lui stesso.

Avvocato, come sta affrontando questo nuovo percorso?
“Lo sto affrontando con la passione, l’entusiasmo, l’energia e la determinazione di sempre. Sono stato per qualche tempo in fase di riflessione. Volevo misurare da un canto le mie risorse, la mia forza, la mia energia e la carica di ottimismo, componente essenziale del mio modo di essere. E, dall’altro, ho cercato di guardare all’umore, alle sensazioni della città. Per capire se le persone che mi fermano per strada quando vado a comprare i masculini alla fiera o alla pescheria, o quando prendo il caffè nel bar sotto casa e che mi dicono “sindaco tunnassi’, sono rappresentative di un sentimento diffuso o sono casi isolati. Infine, ho verificato il consenso che singole personalità esprimono alla candidatura. Una riflessione seria e accurata: alla fine ho dato una risposta positiva perché, innanzitutto, me la sento. Sono carico di energia e penso che questa mia caratteristica possa essere utile alla città, in un momento come questo tra i più difficili della sua storia”.

Come pensa l’abbiano presa gli sfidanti?
“Credo di essere una persona che ha competenza, professionalità riconosciute anche dagli avversari. E io ne ho tanti come tanta è la gente che mi detesta ma che riconosce il mio ruolo, anche istituzionale. Ci sarà una ragione perché sono stato eletto Presidente del consiglio nazionale dell’Anci all’unanimità due volte. E se a Bruxelles mi hanno eletto presidente della commissione Cives che rappresenta tutti i comuni del comitato delle regioni Ue”.

Come sta Catania?
“Ritengo oggettivamente che quando il malato è grave, come Catania, che è afflitta da una malattia seria, non curata da cinque anni e drammaticamente peggiorata, il medico a cui rivolgersi deve essere esperto e con competenza riconosciuta. Oggi, la città mi riconosce questo e io sto mettendo a disposizione la mia persona per affrontare un momento che sarà duro, delicato e difficile. Non nascondo le difficoltà, ma lo farò con entusiasmo e passione”.

Il Partito democratico di cui lei fa parte, però, sosterrà il candidato del fronte progressista.
“Io sono uno dei fondatori del Partito democratico. Ho sottoscritto l’atto fondativo quando ero presidente della Margherita. Tutta la mia vita è stata il Pd. Oggi nel Pd anche a Catania ci sono decine di persone che mi stanno sostenendo, che mi hanno incoraggiato, mi spingono ad andare avanti e si candideranno con me. Ma la mia non è una candidatura tradizionale; non sto pensando di candidare la sinistra contro la destra. Con i voti che ci sono a Catania sarebbe una scelta perdente dal momento che alle ultime elezioni politiche e regionali la stragrande maggioranza della città ha votato centrodestra. Io sto lanciando un progetto civico, aperto alle risorse della città, ai professionisti, alle associazioni. La mia è una candidatura civica aperta anche alle forze politiche di ispirazione riformista, progressista e moderata. Non mi alleo con una forza di destra”.

Quante liste la supporteranno?
“Avrò al mio fianco almeno tre liste che spero che mi supporteranno e non che mi sopporteranno. Al di là della battuta, ci sarà sicuramente la lista Con Bianco per Catania, penso che ci sarà una lista ispirata ad Azione, perché con Carlo Calenda ho un ottimo rapporto e lavoreremo probabilmente insieme. Forse ci sarà un’altra lista civica e non escludo appoggi ulteriori”.

In caso di ballottaggio chi pensa potrebbe sostenerla?
“Le alleanze contano poco in caso di ballottaggio, senza le liste a supporto. Ho la sensazione che, se si arrivasse al ballottaggio, ed è la convinzione di tutti, non avrei avversari. Senza il voto di lista, questo dicono i sondaggi, io sono la persona di gran lunga più nota e apprezzata in città. Aprirei certamente alle forze progressiste, al Pd. Giancarlo Cancelleri ha già aderito. Aprirei alle forze di ispirazione moderata e anche a quelle centriste. E chiederei soprattutto alle persone, alle professioni e alle società civile di impegnarsi direttamente. Non funziona la delega alla politica per salvare Catania. C’è bisogno di un impegno immediato e concreto da parte di tutti perché la città è davvero in ginocchio”.

In questo momento pende su di lei un processo per via del dissesto di Catania. Come affronta la campagna elettorale?
“Il 23 marzo è scaduto il termine entro il quale la Corte dei conti deve depositare la sua decisione in relazione all’interdizione. Io sono assolutamente sereno. Mi permetto di ricordare ai catanesi, anche perché su questa vicenda ci sono state balle clamorose, che io non sono accusato di avere provocato il dissesto del Comune di Catania. L’accusa nei miei confronti è quella di aver provato a evitarlo il dissesto. La città, nel 2013, era già in predissesto con la giunta Sancanelli. Io sono accusato di non aver tenuto conto, nei dati preventivi, di quelli che secondo la Corte dei Conti erano i numeri effettivi. Le voci che compongono il bilancio del Comune di Catania sono circa 800 tra entrate e uscite. Quelle sotto incriminazione perché la previsione discorderebbe con il consuntivo, erano 4 e ora sono 3. Su 800. Il complesso di queste voci, vale in totale 1,2% del bilancio e nel consuntivo non c’è poi alcun errore e questo conferma il preventivo. Si tratta di irregolarità amministrative: noi siamo certi di dimostrare la nostra totale correttezza”.

Chi vorrebbe come sfidante nel centrodestra?
“Mi piacerebbe poter scegliere ma non mi hanno consentito ancora di farlo. Ne vorrei due se non addirittura tre: Sudano, Razza, Parisi. Mi piacerebbe averli tutti candidati”.

Un commento sul ritorno di Lombardo
“Vedremo. Ha fatto un discorso ‘a trasi e nesci’, e vedremo se nei prossimi giorni chiarirà la sua intenzione. Lui ha un radicamento vero a Catania e quindi va seguito con attenzione. Secondo me oggi però guarda a Bruxelles, credo che gli piacerebbe chiudere la sua esperienza politica con un bel mandato al Parlamento europeo dove la sua esperienza di amministratore regionale potrebbe essere molto utile”.

Un commento su Abramo e sul suo forfait
“Misterioso. Non si è capito cosa sia accaduto ma io rispetto le persone. Evidentemente c’è stata sofferenza. Di certo lì dentro se le sono suonate di santa ragione”.

Come giudica il “non partito” del vescovo?
“Non è un partito, quindi non giudico. Se fosse un partito sarei contrario, abbiamo superato quella stagione politica. Che dia suggerimenti insieme alle associazioni e affronti i problemi. Lo ringraziamo ma non è e non deve diventare il partito del vescovo ma non credo proprio che sia nelle intenzioni di Mons. Luigi Renna”.

La sua posizione sui termovalorizzatori?
“Non ho il minimo dubbio: la cosa peggiore di tutte è la discarica. Costi maggiori e inquina di più. Un termovalorizzatore moderno fatto con tutti i criteri, risolve la questione e inquina di meno o per niente. Purché sia di ultimissima generazione”.

Cosa caratterizzerà la sua squadra in caso di vittoria?
“Punterò molto sui giovani. Mi circonderò di ragazzi. Voglio fare cinque anni, solo cinque, crescere una nuova generazione a cui affidare una Catania ripulita”.