CATANIA – Chi ha detto che l’Erasmus è possibile solo all’Università? A Catania, l’Istituto comprensivo Diaz-Manzoni ha avviato un progetto di mobilità europea rivolto al personale scolastico, con l’ambizione – già per il prossimo anno – di far vivere la stessa esperienza anche agli alunni. Lo scorso 5 ottobre una delegazione della scuola, guidata dalla dirigente scolastica Sebastiana Ivana Gualtieri e dalla dsga Loreley Basile, è volata a Dublino per rafforzare le proprie competenze linguistiche e conoscere da vicino le metodologie didattiche irlandesi, in un’ottica di scambio e crescita professionale. Una settimana di formazione – a cui hanno preso parte anche le docenti Rosalba Giannone, Daniela De Martino, Ivana Targiani, Carmen Crisafulli e Carla Toscano – che è stata anche l’occasione per un proficuo confronto sulle innovazioni capaci di rendere l’apprendimento in classe più inclusivo e digitale.
Il progetto Erasmus+ KA121, accreditato fino al 2027, nasce da un’analisi condivisa dei bisogni formativi dell’istituto, frutto di un confronto tra lo staff dirigenziale e i docenti, con l’obiettivo di costruire una scuola sempre più europea, digitale e inclusiva. Nei prossimi mesi sono previste nuove mobilità per il job shadowing, cui seguiranno anche le prime esperienze all’estero per gli studenti, che potranno così vivere in prima persona la dimensione europea dell’apprendimento.
“Questa iniziativa nasce da una mia idea – racconta la dirigente Sebastiana Ivana Gualtieri – dopo una serie di tentativi per riuscire a vincere il bando. Dietro questi risultati ci sono difficoltà, tanto lavoro e una progettualità che poggia su tre gambe: formazione professionale, job shadowing e mobilità degli alunni. Abbiamo pensato di coinvolgere, per la prima fase, i ragazzi delle quinte classi della primaria e quelli della scuola secondaria di primo grado”.
La dirigente spiega che l’obiettivo non è solo quello di formare i docenti, ma di preparare l’intera comunità scolastica a un’apertura concreta verso l’Europa: “Anche se a partire saranno gli studenti della scuola media e delle quinte della primaria, abbiamo voluto far conoscere il progetto a tutto l’istituto. Abbiamo lanciato una settimana europea con attività dedicate anche ai bambini della scuola dell’infanzia e della primaria, per diffondere la cultura dell’inclusione e del dialogo tra culture”.
A entrare nel dettaglio organizzativo è la dsga Loreley Basile, che sottolinea la struttura triennale del progetto: “Il primo anno la mobilità è rivolta al personale, e abbiamo già completato il primo step di formazione. In primavera vivremo l’esperienza del job shadowing, ospiti in scuole europee per osservare da vicino nuovi metodi didattici, ma anche per confrontarci su aspetti amministrativi e gestionali. Tutto questo è funzionale alla mobilità degli alunni, che partirà l’anno prossimo: formiamo oggi il personale per accompagnare i ragazzi domani”. Sull’esperienza a Dublino, Basile aggiunge: “È stata una settimana molto stimolante. Ciascuno di noi ha seguito corsi diversi e si è confrontato con colleghi provenienti da vari Paesi. È un’occasione di crescita professionale che ci permette di acquisire nuovi metodi di lavoro. Tutte le buone pratiche apprese saranno condivise con l’intero collegio docenti, così da coinvolgere tutta la scuola”.
Il progetto prevede anche una fase in cui l’istituto Diaz-Manzoni diventerà scuola ospitante: “Sì, accoglieremo a nostra volta delegazioni di altri Paesi – conferma la direttrice dei servizi generali e amministrativi –. I bandi per la partecipazione degli alunni punteranno a favorire l’inclusione e a contrastare la dispersione. L’obiettivo è offrire un’esperienza formativa a ragazzi che, altrimenti, non avrebbero la possibilità di vivere un Erasmus”.
Il plesso principale della Diaz-Manzoni si trova all’inizio della via Plebiscito tra il centro storico e il quartiere di San Cristoforo: un progetto europeo come questo può davvero fare la differenza. Conoscere un mondo diverso, sperimentare regole, civiltà, apertura culturale: per gli alunni dell’istituto può essere un’opportunità unica.
“Per loro è un bel gioco – sorride la dirigente –: hanno già realizzato lavoretti e disegni per rappresentare l’Unione europea. Ma dietro quel gioco c’è un sogno, un modo per farli sentire parte di una comunità più grande”. Tutto questo, conclude la dirigente, “è molto importante perché tanti di questi bambini si confrontano solo con la realtà catanese, spesso neanche regionale. Sperimentare un altro mondo influirà sulla loro crescita personale”. Forse non tutti andranno all’università o faranno l’Erasmus, ma grazie alla scuola dell’obbligo potranno avere comunque la loro occasione di Europa.

