L’eredità di Carlo Cattaneo - QdS

L’eredità di Carlo Cattaneo

Marco Vitale

L’eredità di Carlo Cattaneo

mercoledì 14 Settembre 2022

La sua eredità per la nostra città è stata immensa

Mercoledì scorso abbiamo approfondito la storia di Carlo Cattaneo, focalizzando la nostra attenzione sul contributo che diede all’imprenditoria italiana.

Cattaneo aveva sempre fatto politica con lo studio, le idee, gli scritti, la parola, ma mai politica diretta attiva. Nel 1848, nelle Cinque Giornate, invece, il suo impegno fu diretto ed importante. Ma la sua visione liberale, federalista, antipiemontese uscì sconfitta. L’establishment milanese era monarchico e voleva l’unione con il Piemonte. Cattaneo si rifugiò a Lugano e nel ’49 si stabilì a Castagnola dove dimorò per venti anni sino alla morte nel 1869.

Cattaneo aveva sempre avuto contatti stretti con il Canton Ticino (che chiamava “terra italiana e libera”), anche attraverso un antico amico negli studi in seminario, il ticinese Stefano Franscira che aveva fatto un’importante carriera pubblica e fu Segretario di Stato del Cantone. Gli anni ticinesi furono anni di grande attività per Cattaneo, tanto che,nel 1858, il governo cantonale gli conferisce la cittadinanza onoraria ticinese, fatto avvenuto, prima di allora, solo due volte. Ebbe l’incarico di sviluppare un progetto riformatore dell’insegnamento medio superiore nel Canton Ticino e fu tra i fondatori del Liceo Cantonale di Lugano, dove fu insegnante di filosofia e tenne lezioni memorabili. Fa tante altre cose, come battersi a favore del Traforo del San Gottardo. Nel 1891 il Cantone gli dedica una strada e nel 2001, in occasione del bicentenario della nascita, la città di Lugano gli dedica un ottimo libro, intitolato “Carlo Cattaneo (1801-1869) un italiano svizzero”. Seguì anche le vicende italiane. Nel 1860 va a Napoli per incontrare Garibaldi e tentare, invano, di conquistarlo a un progetto federalista. Fu eletto parlamentare del primo parlamento italiano ma non partecipò, perché era espressione di una concezione contraria alla sua visione liberale, antimonarchica e federalista.

Ma ai fini del nostro itinerario alle radici dell’imprenditoria italiana, il suo contributo più importante del periodo ticinese, fu la pubblicazione, nel 1861, nella seconda serie del “Politecnico” dello scritto “Il pensiero come principio di economia pubblica”. E’ in questo scritto che teorizza che alle radici dello sviluppo non si pone né il capitale (A. Smith) né il lavoro (Marx) ma l’intelligenza e la volontà. Considero questo scritto tra i più importanti in assoluto sulle radici di un’economia imprenditoriale e dello sviluppo. Nel 2001, grazie ad un impegno privato, questo fu il primo scritto di Carlo Cattaneo mai tradotto in inglese (ed. Scheiwiller).

Il grande interesse suscitato in America indusse l’importante editore americano universitario Lexington Books a pubblicare e divulgare nelle università un’edizione americana. Nella prefazione di questa edizione il teologo-economista Michael Novack ha scritto: “Questo affascinante e potente saggio di politica economica di Carlo Cattaneo (1801-1869) avrebbe da lungo tempo dovuto occupare il posto che gli compete accanto ai grandi classici come Adam Smith, David Hume, John Stuart Mill, se non per il fatto che (sinora) non era mai stato tradotto in inglese”.

Carlo Cattaneo muore povero se non di libri, ma la sua eredità per la nostra città è stata immensa ed il suo valore cresce sempre di più man mano che il tempo passa.

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