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Eroi del Colle, Distefano, da mio figlio il seme della solidarietà

Eroi del Colle, Distefano, da mio figlio il seme della solidarietà

L’ex preside siciliano premiato dal presidente Mattarella nella cerimonia di ieri insieme ad altri trentuno “eroi civili” di tutt’Italia, ha raccontato come, con la moglie, decise di donare gli organi del figlio morto in un incidente

“Quella di oggi è stata una giornata campale. Per me è stata una cosa inattesa. Questa onorificenza la dedico a tutti i malati in lista d’attesa in Sicilia e in Italia. Se non c’è una sensibilità alla donazione degli organi, per loro purtroppo c’é la morte. Ma noi combattiamo affinché possano essere restituiti alla vita”.

Lo ha dichiarato Giuseppe Distefano, settant’anni, di Riposto (Catania), che ieri è stato insignito del titolo di commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per la sua dedizione e il suo encomiabile impegno nella divulgazione e promozione della cultura del dono degli organi”.

Trent’anni fa Distefano perse il figlio Luigi, che aveva quindici anni, in un incidente stradale.

“A portare dentro casa il seme della solidarietà umana e della donazione degli organi – ha raccontato Distefano – era stato proprio mio figlio, che all’età di nove anni a tavola ci parlò di una conferenza di un volontario dell’Aido alla quale aveva assistito. Io e mia moglie reagimmo male perché un bambino di nove anni parlava di malattia, sofferenza e morte”.

“Due settimane dopo, sempre a tavola – ha aggiunto – ritornò sull’argomento. Mi disse ‘ma papà, perché non cogli questa opportunità di vita che ti do?”.

“Poi – ha concluso Distefano – mio figlio ebbe un incidente. Ci chiesero se volevamo donare i suoi organi. Naturalmente, con tutto quello che ci aveva detto, io e mia moglie ci siamo guardati negli occhi e abbiamo detto sì”.

L’Italia che non si vede

E’ stata l’Italia che non si vede a essere premiata dal Quirinale.

Un Paese fatto di gente normale che compie gesti, azioni e attività che evidentemente “normali” non sono in questi tempi.

Sono gli “eroi” civili che si sono distinti per il loro lavoro, moti di coraggio e, a volte, per attività ventennali di aiuto ai più disagiati. Trentadue onorificenza, da Cavaliere a Commendatore, che il presidente Sergio Mattarella ha concesso dopo una attenta istruttoria e che raccontano indirettamente anche quale sia la visione di questo capo dello Stato. C’è il mondo della solidarietà e del volontariato, ma anche una grande attenzione all’ambiente, alla disabilità e alla grande forze del privato che cerca di sopperire alle inefficienze dello Stato.

Impossibile almanaccare tutte le storie che le motivazioni dei riconoscimenti raccontano: si va da nord a sud, dallo “chef dei poveri”, all’anziano che ha dedicato una piccola parte della sua vita ad accompagnare a scuola un bambino che altrimenti non avrebbe potuto studiare.

C’è il velista che gira il mondo per difendere l’ambiente e il chirurgo che opera gratuitamente.

Uno spaccato finalmente positivo di un’Italia che opera silenziosa e che il Quirinale vuole illuminare sperando che sia esempio per molti.

Riccardo Zaccaro, nominato cavaliere, è soprannominato dalla stampa “l’eroe seriale” perché a ventidue anni ha già salvato la vita a tre persone, una che tentava il suicidio e due anziani la cui vita era in pericolo a causa del rogo della loro casa.

Due anni fa Riccardo ha soccorso un ragazzo che minacciava di gettarsi dal cavalcavia dell’autostrada A1. Nel maggio scorso, poi, ha salvato dalle fiamme due anziani rimasti intrappolati nell’appartamento al piano inferiore al suo.

Suor Gabriella Bottani, 55 anni di Milano, è stata invece premiata “per la totale dedizione con cui da anni è impegnata nella prevenzione, sensibilizzazione e contrasto alla tratta degli esseri umani”. Suora comboniana, per anni in missione in Brasile, è la coordinatrice di “Talitha Kum”, una rete internazionale contro la tratta di esseri umani.

Conosciuto come “lo chef dei poveri” Dino Impagliazzo, 89 anni di Roma, è presidente dell’Associazione RomAmor. Oggi Commendatore ha cominciato molti anni fa preparando dei panini per i senzatetto della stazione Tuscolana, a Roma. La portata del suo impegno sociale è cresciuta, finché nel 2006 ha fondato l’Associazione RomAmor che riunisce trecento volontari e garantisce pasti per oltre duecentocinquanta persone al giorno grazie a prodotti alimentari invenduti o in prossima scadenza.

Da anni opera gratuitamente bambini affetti da labiopalatoschisi, ustioni e traumi di guerra: è Stefano Morelli, medico, romano di quarantadue anni che il capo dello Stato ha insignito del tutolo di Cavaliere.

Per il suo contributo alla tutela dell’ambiente e nella sensibilizzazione al rispetto degli ecosistemi marini, il Presidente ha conferito a Mauro Pelaschier, 70 anni, il titolo di Commendatore. Tra i nomi più noti della vela italiana, già timoniere di Azzurra, la prima barca italiana in America’s Cup, Pelaschier discende da una famiglia originaria di Pola.

Romolo Carletti, noto a tutti come Romano, 84 anni, toscano di Montemignaio invece ha accompagnato per mesi dalla Consuma alla scuola di Pelago, sessanta chilometri tra viaggio di andata e di ritorno, il piccolo Xhafer, figlio cieco di un taglialegna macedone, che altrimenti non sarebbe riuscito ad andare a scuola.

Il padre non poteva, impegnato nei boschi, e il pullmino che porta i bambini a lezione accoglieva i suoi fratelli ma non lui perché non vedente e non c’era il servizio, obbligatorio, di accompagnamento per i minori disabili. Ci ha pensato Romano.

Giacomo Perini, 23 anni, è diventato invece Cavaliere per la sua “straordinaria testimonianza della forza e delle difficoltà proprie dei pazienti oncologici”.

Oggi atleta paralimpico, autore di un libro, protagonista di uno spettacolo teatrale e studente universitario. Premiato anche per il desiderio di condividere la sua esperienza, per infondere coraggio. Sono nati così il documentario “Gli anni più belli”, premiato dall’Associazione italiana Oncologia Medica (Aiom), e lo spettacolo teatrale “I fuori sede”, per dar voce ai malati di cancro.