Continua l’attività effusiva e l’eruzione dell‘Etna: lo conferma il bollettino settimanale dell’Ingv relativo all’attività del vulcano dal 17 al 23 febbraio 2025.
Secondo i dati raccolti nelle scorse ore, sia il tremore vulcanico che quello infrasonico sarebbero in aumento, con quest’ultimo che ha già raggiunto il livello rosso.
Eruzione dell’Etna, bollettino Ingv sull’attività
Nel bollettino dell’Ingv, alla voce “osservazioni vulcanologiche”, si legge: “Attività effusiva da fessura eruttiva alla base del cratere Bocca Nuova, attività stromboliana al Cratere di Sud-Est e degassamento al Cratere Bocca Nuova, Voragine e Cratere di Nord-Est“. Inoltre, nel corso della settimana 17-23 febbraio 2025, si sono registrati anche “terremoti da fratturazione superficiali nel settore sud-orientale” che – seppur di modesta entità – sono stati in parte avvertiti dalla popolazione etnea.
Prosegue l’attività
L’Ingv, nell’ultimo bollettino sull’Etna, conferma che “è proseguita l’attività effusiva alimentata dalla fessura eruttiva apertasi giorno 6 febbraio alla base del cratere Bocca Nuova, a un’altitudine di circa 3070 metri sul livello del male”. E aggiunge: “Nel periodo di osservazione, tale attività è variata in intensità e ciò si è riflesso nella modalità di sviluppo del campo lavico che è stato caratterizzato dalla messa in posto di flussi lavici che hanno raggiunto quote di circa 1840 m s.l.m. fino al 19-20 febbraio e flussi lavici che sono rimasti confinati a quote comprese tra circa 3000 e 2500 m s.l.m. in seguito. Anche il punto di emissione lavica principale è variato di quota nei giorni, spostandosi da 3070 m a circa 2980 m (22 e 23 febbraio), in corrispondenza di un cambio di pendenza all’uscita di un probabile tunnel lavico che si era strutturato dal parziale ingrottamento del canale principale”.
Il sopralluogo sull’Etna
Nella giornata del 24 febbraio l’Ingv ha effettuato un sopralluogo sull’Etna, che ha permesso di confermare che “l’effusione lavica continuava dalla bocca di 2960 m e nuovamente da 3070 m, alimentando diversi flussi lavici ramificati, alcuni dei quali prendevano origine da bocche effimere che si erano formate all’uscita di piccoli tunnel lavici oppure in corrispondenza di argini di canali di scorrimento e fronti lavici rigonfiati”. Inoltre, il personale in campo ha osservato un altro flusso lavico sul basso versante meridionale della Bocca Nuova.
Continua anche l’attività stromboliana nel cratere di Sud Est. L’attività dell’Etna è ripresa dal 22 febbraio sera “con eventi molto sporadici e di modesta entità” da tre bocche esplosive e ha avuto un leggero incremento tra il pomeriggio del 23 febbraio e la mattina del 24 febbraio, quando “si osservava la presenza di una quarta bocca esplosiva“.
Poca cenere
In merito alla cenere dell’Etna, l’Ingv aggiunge_ “In generale, nelle fasi più intense, l’attività esplosiva ha prodotto emissioni di cenere molto blande che si sono disperse in area sommitale. I crateri CNE, VOR e BN sono stati interessati da degassamento di intensità variabile.
Foto di Imagoeconomica, di Leonardo Puccini, di repertorio

