È quanto emergerebbe dall’inchiesta della procura di Prato, competente territorialmente sul caso.
Importanti quantità di benzina nella linea di rifornimento del deposito Eni di Calenzano (Firenze) che doveva essere dismessa e su cui stavano lavorando gli operai della manutenzione: quest’ultimi avrebbero svitato i bulloni di sicurezza di un tubo con carburante e ci sarebbe stato poi l’esplosione per il surriscaldamento dovuto ai loro stessi strumenti. È quanto emergerebbe dall’inchiesta della procura di Prato, competente territorialmente sul caso. Nel disastro, avvenuto il 9 dicembre, sono morte cinque persone tra cui due lucani.
L’inchiesta prosegue
La procura di Prato indaga per i reati di omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione o omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro. La procura ha nominato anche 6 consulenti che hanno tempo sino alla fine del mese di febbraio per depositare la relazione che servirà al magistrati per mettere a fuoco le responsabilità su quanto accaduto. Due giorni fa eseguito un nuovo sopralluogo degli inquirenti e nuove perquisizioni, quest’ultime finalizzate a trovare il verbale di un sopralluogo congiunto di Eni e della ditta Sergen incaricata della manutenzione, di cui si farebbe menzione in altri atti, relativo alle attività svolte in relazione proprio all’intervento di manutenzione in programma nell’area del deposito dove è avvenuta l’esplosione.