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Un’estate al… Pride: libertà di essere e contrasto a ogni forma di violenza

Un’estate al… Pride: libertà di essere e contrasto a ogni forma di violenza
Roma Pride

Il Roma Pride ha raccolto oltre un milione di persone. Il 21 giugno tocca a Palermo e poi a Catania il 5 luglio: in piazza il rifiuto di tutte le guerre

ROMA – La libertà di essere e di amare per autoaffermarsi, ma anche per affermare i valori di uguaglianza, pace e inclusione. Questo rappresentano, in questo 2025, i tantissimi Pride organizzati dalla comunità Lgbtqia+ in tutta Italia. Non solo un evento per riportare in piazza la battaglia per i diritti civili delle persone omosessuali, lesbiche e non binarie ma anche un momento di lotta politica per stringersi insieme, parafrasando il filosofo e giornalista Andrè Gorz, in mezzo alle “miserie del presente” tra il genocidio in Palestina e i tanti fronti di guerra aperti nel mondo, con lo sguardo teso alle “ricchezze del possibile”, che è un futuro in cui ogni persona viene rispettata in quanto persona e non per il genere, l’orientamento sessuale, la provenienza geografica o sociale. Al fianco dei popoli e delle minoranze oppresse, per la difesa dei diritti umani.

Un messaggio forte e, al contempo, festoso e colorato quello che proprio qualche giorno fa ha trovato spazio in un gremito Roma Pride: oltre un milione di persone in piazza a manifestare riunite da un manifesto politico articolato e preciso, che si snoda su 12 rivendicazioni. Tra questi, come lotte sistemiche, il contrasto alla violenza di genere, l’antifascismo, il transfemminismo, l’antirazzismo e la giustizia climatica

“Chiediamo – si legge nel manifesto del Roma Pride – il pieno rispetto del diritto all’autodeterminazione delle persone trans binarie e non-binarie, compresa la possibilità di scegliere liberamente i percorsi di affermazione che meglio rispondono alle proprie esigenze e desideri, senza interferenze esterne o giudizi discriminatori, senza sovradeterminazioni di carattere psicologico, fisico e medico. Sosteniamo anche la piena autodeterminazione delle persone bambine e adolescenti con varianza di genere e chiediamo che possano avere accesso, quando necessario, su tutto il territorio italiano a percorsi di affermazione di genere basati sulle linee guida scientifiche internazionali già esistenti”.

E ancora sulla famiglia: “Esigiamo che la legge riconosca e tuteli ogni forma familiare, difendiamo e celebriamo tutte le forme di famiglia. È ora di veder legiferato il matrimonio egualitario e il riconoscimento alla nascita dei figli nati all’interno delle coppie omogenitoriali. Chiediamo l’introduzione del matrimonio egualitario per tutte le coppie, indipendentemente dall’orientamento sessuale dei coniugi: ogni persona ha il diritto di unirsi in matrimonio legalmente al proprio partner, senza discriminazioni o restrizioni”.

Due punti specifici sono stati dedicati ai servizi pubblici, ancora troppo carenti in Italia. Tra questi, inevitabile il riferimento del movimento alla sanità: “L’accesso alla salute è un diritto umano fondamentale. Rivendichiamo la piena accessibilità ai servizi sanitari per le persone Lgbtqia+ e le loro famiglie, a cui troppo spesso viene negato il diritto alla salute biopsicosociale. Il loro pieno esercizio non può prescindere dalla formazione del personale sanitario alle nostre esigenze e necessità specifiche, in particolare per quanto riguarda i corpi delle persone trans, non-binary e intersex. Sosteniamo un approccio senza pregiudizio alla nostra salute sessuale e riproduttiva e chiediamo di rendere disponibili i mezzi di prevenzione primaria e secondaria per il contrasto all’Hiv”.

Scuola, lavoro e sport sono un altro perno delle rivendicazioni della comunità Lgbtqia: “Le nostre scuole pubbliche appaiono sempre meno un luogo sicuro per studenti e docenti con uno spirito critico. L’influenza di ideologie ultra conservatrici, care al governo, sta minando l’autonomia didattica e promuovendo una visione tradizionalista e reazionaria della scuola. Vogliamo spazi sicuri in ogni ambito della società, ma a maggior ragione li esigiamo nelle scuole e nei luoghi in cui vivono le nuove generazioni, chiedendo l’eliminazione delle discriminazioni nelle scuole, nelle università, nello sport, nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni pubbliche”.

Il pride della Capitale non è di certo l’ultimo della stagione: proprio in Sicilia infatti si aspettano i cortei nelle due principali città: a Palermo il prossimo 21 giugno e a Catania il 5 luglio. Proprio oggi alle ore 12 si svolgerà nella Sala Onu del Teatro Massimo la conferenza stampa di presentazione del Palermo Pride 2025, che ha scelto lo slogan “Le vostre guerre non sono le nostre lotte” e che quest’anno sarà dedicato a Gino Campanella, uno dei fondatori di Arci gay Palermo venuto a mancare da pochi giorni. “Il Palermo Pride torna per dire che le guerre, i conflitti di morte e distruzione, non sono le nostre battaglie. Denunciamo da sempre il genocidio israeliano a Gaza e in tutta la Palestina, l’invasione russa in Ucraina fin dal 2014, le politiche espansionistiche degli Stati Uniti che minacciano la sovranità dei popoli. Non esiste nessuna libertà sotto le bombe, non esistono uguaglianza e visibilità nei contesti di guerra. Chi tace di fronte alle atrocità in atto ne è complice. Le nostre lotte sono per la giustizia sociale, il disarmo, l’antifascismo, il transfemminismo. Vogliamo una sanità pubblica, gratuita e accessibile. Vogliamo un lavoro dignitoso per tutti. Vogliamo strade che non siano più luoghi di oppressione, ma spazi di liberazione. Vogliamo scuole che parlino di affettività, di consenso, di corpi e desideri. Il Pride attraversa la città per ribaltarla, per restituirle un significato di liberazione e comunità” questo il messaggio del Palermo Pride diffuso sui social.

Sarà poi la volta del Catania Pride, che ha scelto come slogan “Polpo mondo”. A 25 anni dal primo corteo etneo, anche qui c’è un corposo documento politica di avvicinamento alla giornata del corteo. “Dall’abisso del mare di oscurantismo – si legge nei social del Catania Pride – riaffiora in superficie, i suoi tentacoli strisciano attraverso ogni strada, abbracciano ogni quartiere, travolgono le masse. Siamo nate sotto le fronde dell’Avvulu Rossu e siamo cresciute sedute sulla scalinata Alessi, ma la Città non ci è mai bastata; adesso neanche lo Stato e i suoi confini riescono a contenere i nostri corpi. Il nostro slogan, Polpo Mondo, non esprime solo rabbia, ma è anche una esortazione. Venticinque anni fa sfilò il primo corteo del Catania Pride: la terra del gallismo (come qualcuno la definì), fu travolta da una marea purpurea, che culminò nel World Pride di Roma del 2000. È anche grazie all’energia di quelle persone se oggi il fenomeno dell’Onda Pride coinvolge qualsiasi realtà locale. Quest’anno abbiamo quindi deciso di riaffermare la volontà di sbaragliare gli argini, mentre ci troviamo immerse in clima politico volto alla restaurazione e alla rimozione delle soggettività queer, in particolar modo trans, dagli spazi pubblici. Se il mondo non va bene, Polpo mondo, muoviamoci e cambiamolo. Dopotutto, ci abitiamo anche noi”. E allora, che sia un mondo colorato dalle mille lotte del nostro tempo e inclusivo contro ogni forma di discriminazione e violenza. Buon pride a tutte e tutti.