Elezioni europee, Il QdS incontra i candidati. Ester Bonafede: “Il nostro compito non è unire gli Stati, ma i popoli d’Europa”
PALERMO – Ester Bonafede è nata a Palermo. Architetto, libero professionista, si è occupata di progettazione Ue. Ha svolto incarichi di docenze all’Unipa e in altri Enti. è stata segretario regionale Udc; assessore regionale della Famiglia, politiche sociali e lavoro; sovrintendente Foss, componente del Cda del Teatro Massimo, sovrintendente della Fondazione Taormina Arte. Si candida con la Lega in quota Udc.
Perché ha deciso di candidarsi?
“Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, e Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega, hanno ritenuto che in questa lista, che nasce dalla volontà di creare un patto federativo che continuerà anche dopo la consultazione europea in quanto di natura politica, io potessi essere in qualche modo utile. Ho accettato con la consapevolezza che fosse giusto. Tina Anselmi, quando le domandavano come mai aveva deciso di entrare in politica, diceva che per cambiare il mondo bisogna esserci. E questa è anche la mia risposta. Mi sono resa anche conto che la campagna per le europee è impegnativa sia per la quantità di spazio da colmare, sia per la quantità di persone da contattare. Lo faccio perché penso che la campagna elettorale sia una campagna di relazioni umane”.
Cosa pensa la gente dell’Europa?
“In Sicilia l’Europa non solo non è percepita, ma non è considerata come esercitante azione diretta sulla vita del cittadino. E questo, secondo me, anche perché mancano tutti quei livelli intermedi per coinvolgere i cittadini come i referendum e le consultazioni. L’esercizio della volontà popolare non è considerato. E allora il cittadino, non trovando gli strumenti per potere incidere in Europa, la ritiene lontana. Invece è centrale nella vita quotidiana”.
Nell’accordo politico Udc-Lega quali sono i punti di contatto più importanti?
“Bisogna ricordare che la matrice costitutiva dell’Europa è cristiana e fa riferimento a valori che per noi sono imprescindibili. Mi riferisco alla libertà, alla dignità, all’uguaglianza, alla democrazia, che poi sono anche laici. Jean Monnet ha sempre sostenuto che il vero motore dell’unione dei popoli è la cultura e non l’economia. E questo, secondo me, è un presupposto che non può che ritenersi appannaggio dei valori che contraddistinguono il popolo del centro, di cui faccio parte. Un popolo che ritiene la dignità e l’identità umana un valore imprescindibile, per cui ogni uomo diventa importante nella costituzione della collettività e della società. Questo valore ci fa pensare che forse ci dovremmo domandare se, attraverso l’Europa, noi possiamo cominciare a ricoltivare l’idea che la cultura è l’elemento con cui unificare i popoli”.
La cultura resta la via maestra per il dialogo tra i popoli?
“Sì. Il nostro compito non è solo quello di unire gli Stati, ma piuttosto i popoli d’Europa, caratterizzati dalle loro differenze. Quando mi riferisco alla cultura non penso a un appannaggio di pochi, di chi ha superato il problema della sopravvivenza, penso che la cultura sia sopravvivenza. E soprattutto se guardiamo all’Italia, che ha un indole moderata, che ha germinato l’arte come pochi, e per quello che riguarda l’Udc, la figura di Don Luigi Sturzo, noi possiamo immaginare per il nostro Paese un soggetto trainante dal punto divista politico. Questo dipende pure dalla classe politica che si manda in Europa e che deve difendere le prerogative su scelte fondamentali. Io trovo che i punti, su cui Lega e Udc sono d’accordo, sono la sovranità nazionale e la difesa delle tradizioni”.
Come giudica la politica europea per le Isole?
“Sulla continuità territoriale il ministro Salvini sta lavorando per superare l’arretratezza nei trasporti. Sicuramente, se noi pensiamo alla coesione economico e sociale dell’Europa, dobbiamo concentrarci su tre punti:infrastrutture, istruzione e occupazione. Su questi la politica può contribuire a migliorare i livelli di vita delle persone”.
Lei è architetto, impegnata in politica e in ambito culturale. Ritiene sufficienti le politiche Ue per promuovere l’uguaglianza di genere?
“Pensando al film di Paola Cortellesi, ‘C’è ancora domani’, dico che il genere femminile ha compreso finalmente, essendosi per fortuna la donna affrancata dalla dipendenza economica per sé e la prole, di quale importante compito si può svolgere nella società. E questo accade perché ci sono state delle politiche che in una fase intermedia della nostra vita hanno imposto la figura femminile. Oggi però bisognerebbe investire sull’istruzione alle donne per avvicinarsi anche a professioni che sono state appannaggio degli uomini e sulla conciliazione di tempi di vita e lavoro”.
Per i giovani l’Europa è un’opportunità di crescita?
“L’Erasmus è un meraviglioso programma per i giovani. L’Europa, inoltre, attraverso strumenti come una piattaforma di Erasmus digitale dovrebbe consentire l’integrazione a quei giovani che non hanno le risorse economiche per andare a studiare fuori dalle loro città. Occorrerebbe un potenziamento linguistico per offrire ai giovani infinite opportunità. Inoltre, abbiamo bisogno di soggetti che siano in grado di declinare le risorse economiche europee e di trasformarle in progettazione e realizzazione, cosa che non è scontata. E quindi bisognerebbe investire più in università, ricerca e innovazione. I giovani sono il mio obiettivo fondamentale. Se i giovani vogliono andare fuori dall’Italia ben venga, se sono costretti abbiamo fallito. Per ritornare alla domanda sul perché mi sono candidata, dico che l’ho fatto per i giovani. Voglio diventare architetto dei giovani”.