Custodia cautelare in carcere per Maria Concetta Riina e il marito Antonello Ciavarello, rispettivamente figlia e genero del boss mafioso Totò Riina morto nel novembre del 2017. Lo ha confermato la Cassazione. I coniugi sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e tentata estorsione.
I supremi giudici della seconda sezione penale questa sera hanno rigettato il ricorso presentato dal loro difensore. Viene confermata, così, la decisione del Tribunale del Riesame di Firenze che aveva accolto il ricorso della Procura sul carcere. Per Maria Concetta Riina si aprono le porte del carcere, il marito è invece già detenuto per altri motivi.
I reati contestati a Maria Concetta Riina e al marito
I due sono indagati per estorsione aggravata dal metodo mafioso e tentata estorsione, reati commessi in concorso ai danni di due imprenditori toscani. Secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbero rivolto reiterate richieste di denaro, accompagnate da toni minacciosi e intimidatori tali da indurre almeno una delle vittime a cedere e consegnare una somma di denaro.
Nel periodo oggetto dell’inchiesta, Ciavarello era già rinchiuso in un penitenziario da dove sarebbe comunque riuscito a inviare messaggi alla moglie e a una delle persone offese, utilizzando un telefono cellulare non autorizzato. La Procura si era appellata alla precedente decisione del giudice per le indagini preliminari di Firenze che aveva respinto la richiesta di misura cautelare.
Il Tribunale del Riesame, accogliendo l’appello ha invece riconosciuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, oltre alla configurabilità dell’aggravante mafiosa. Le indagini, coordinate dalla direzione distrettuale Antimafia e condotte dal Ros dei carabinieri di Firenze, hanno preso avvio nell’agosto 2024, quando gli indagati iniziarono ad avanzare le prime richieste estorsive.
Alla luce della decisione della Cassazione la misura diventa ora esecutiva per Maria Concetta Riina e per il marito Antonino Ciavarello, attualmente detenuto per altra causa.

