Nei primi giorni dell’esplosione la stampa mise in luce la figura di un giovane medico americano
In occasione della riflessione sulla tragedia di Luana, è riaffiorato alla memoria il disastro di Černobyl’. Nei primi giorni dell’esplosione la stampa mise in luce la figura di un giovane medico americano che si era precipitato sul luogo per assistere la popolazione con grande generosità (mi sembra di ricordare che pochi anni dopo pagò a caro prezzo questa sua generosità). Era un medico generoso la cui presenza sul sito dell’esplosione colpì molte persone. Sulla via del suo ritorno ebbi l’occasione di incontrarlo in casa di amici comuni milanesi.
Gli comunicai tutta la mia ammirazione per la sua generosa attività e aggiunsi un commento di apprezzamento per la sua professione che gli permetteva di essere così utile. La sua risposta fu una lezione che non dimenticai più.
Mi disse: quando arriviamo noi medici è troppo tardi, il male è già arrivato ed ha già colpito; noi possiamo solo attenuare e fronteggiare alcune conseguenze. Siete più importanti voi manager, ingegneri, economisti che, con la vostra azione, ponete le basi per evitare o limitare disastri come questo e per far sì che il lavoro sia gioia e non sofferenza o per porre le cause dei disastri. Fu una grande lezione di interdisciplinità, di etica imprenditoriale, di umanità.
La ricollego ad un’altra importante lezione che trovai nel bellissimo libro “Vele e cannoni”, del maestro e amico Carlo Maria Cipolla (Il Mulino, 1983). In questo libro Cipolla ricorda la riflessione del cinese Dr. Chiang sulle palle di cannone.
Riflettendo sulle sconfitte subite dai cinesi nel primo confronto con gli europei sconfitte in gran parte dovute alla supremazia europea nella costruzione e uso dei cannoni, il Dr. Chiang scriveva: “Poiché fummo messi fuori combattimento dalle palle di cannone, ci siamo naturalmente interessati ad esse, pensando che imparando a costruirle potessimo rispondere all’attacco… Ma la storia sembra muoversi per vie molto strane.
Studiando le palle di cannone giungemmo alle innovazioni meccaniche, che ci condussero a loro volta alle riforme politiche; e dalle riforme politiche cominciammo a vedere le teorie politiche, che ci condussero alla filosofia occidentale”. Era per ragioni di filosofia, concluse Chiang, che in Europa erano sorte le imprese che, faticosamente e con molta ricerca e competizione, avevano imparato a costruire cannoni che non scoppiavano alla prima scarica, mentre il grande, onnipotente, ricco, stabile ed imbalsamato impero cinese non vi era riuscito.
Il Dr. Chiang aveva così scoperto che esiste una stretta connessione tra i valori d’impresa come centro autonomo d’innovazione in senso schumpeteriano, i valori della società e le sue performance tecniche ed economiche, tra economia e filosofia.