A pochi giorni dal voto, previsto per domenica 28 e lunedì 29, abbiamo provato a immaginare l'agenda del prossimo primo cittadino
Un’impresa affatto facile. Conquistare la poltrona più ambita di Palazzo degli Elefanti potrebbe essere la minore delle fatiche che il prossimo sindaco si troverà a dover affrontare. A pochi giorni dal voto, previsto per domenica 28 e lunedì 29, abbiamo provato a immaginare l’agenda del prossimo primo cittadino e le priorità. D’altronde, amministrare una città non è semplice, amministrare Catania forse lo è anche meno considerate le tante emergenze.
Catania, le passate sindacature
Agli ultimi posti delle classifiche sulla qualità della vita e vivibilità, il ritratto della Catania degli ultimi lustri è un quadro a tinte fosche, che le vicende giudiziarie delle due passate sindacature non hanno certo contribuito a schiarire. Tutt’altro. Quella di Enzo Bianco, rinviato a giudizio insieme alla sua Giunta con l’accusa di falso ideologico per avere secondo gli inquirenti, tra l’altro, “falsamente attestato la veridicità delle previsioni di entrata” e per avere “dolosamente omesso l’iscrizione nell’atto contabile di somme sufficienti a finanziare gli ingenti debiti fuori bilancio”. E quella del successore, Salvo Pogliese, condannato in primo grado per la vicenda delle “Spese pazze” all’Ars a 4 anni e 3 mesi – condanna poi ridotta in appello a condannato 2 anni e 3 mesi – sentenza che lo ha portato alla sospensione per effetto della Legge Severino.
Due vicende differenti, senza dubbio, che sono però ricadute come pioggia su una città in cui la “spirtizza” e zona grigia dell’illegalità sembrano farla da padrona. Due sindacature che, al netto di quanto realizzato, sembrano aver lasciato l’amaro in bocca, aumentando il divario tra città e Palazzo ma soprattutto abbassando ulteriormente la soglia etica di una città da anni nei fondi delle classifiche di vivibilità.
Ed è questa, secondo chi scrive, la prima questione da affrontare per il prossimo sindaco: il recupero dell’etica, nella politica e nella gestione della città.
Emergenza etica
Basta percorrere le strade, al centro o in periferia, di giorno o di sera, o guardarsi intorno, per vedere piccoli e grandi soprusi, piccole e grandi illegalità, che si consumano sotto gli occhi di tutti. E da cui nessuna categoria sembra esente. Le auto in doppia fila non risparmiano centro e salotto buono, l’abusivismo sembra dominare sul rispetto delle regole e la sensazione di insicurezza sembra ormai pervadere ogni quartiere a ogni ora. I frequenti comitati per l’ordine e la sicurezza convocati dalla Prefetta sembrerebbero la cartina al tornasole di una situazione ormai critica. Che peggiora la sera e nella cosiddetta zona movida.
Legalità e sicurezza
Etica che fa il paio con legalità e rispetto delle regole. Concetti che a Catania, specialmente negli ultimi anni, faticano a trovare spazio. Ed è anche da qui che il prossimo sindaco dovrà ripartire. E dal concetto, forse abusato in campagna elettorale ma quanto mai necessario a Catania, di sicurezza. Pretenderla e garantirla dovrà essere un’altra delle priorità della nuova amministrazione e del suo più importante rappresentante. Non farlo potrebbe portare il caos, a nuove aggressioni – come quella del turista polacco finito in rianimazione dopo una tentata rapina – e confondere ulteriormente la sottilissima linea tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. E allargare la frattura tra chi rispetta le regole e chi no.
La città in dissesto e la macchina amministrativa
Evitare un nuovo dissesto. Anche questo è un obbligo per il nuovo capo dell’amministrazione. Un compito difficile, difficilissimo, ma dal quale dipende il futuro di Catania e la sua tenuta sociale. E che passa, in primo luogo, dal recupero dell’evasione e dell’elusione fiscale tra i cancri della città in cui le tasse lo paga solo il 50% dei cittadini. La penuria di entrate proprie, con la procedura di dissesto, limita le spese e, di conseguenza, i servizi offerti al cittadino. A rischio è la tenuta di una città povera, materialmente e di prospettive, in cui la dispersione scolastica è tra le più elevate del paese, e con decine di migliaia di giovani che ogni anno la lasciano per destini migliori.
La pianta organica
La situazione economica del Palazzo, inoltre, influisce negativamente sulla pianta organica: il personale, sempre meno numeroso, non può infatti essere facilmente sostituito. Il risultato è l’inceppamento della macchina amministrativa. Ai cui ingranaggi servono pure i dirigenti, i consulenti, i progettisti, ancora di più adesso con il Pnrr. Non basterà – come annunciato da qualcuno – battere i pugni con Roma per ottenere qualche deroga alla normativa. Recuperare l’evasione e pretendere che siano tutti a pagare, è necessario oltre che doveroso. Questo è un nodo fondamentale che il prossimo sindaco dovrà sciogliere: senza personale e dirigenti sarà difficile portare avanti progetti per il Pnrr ad esempio. Il rischio è come accaduto in passato si possono perdere fondi importanti, necessari in una città che non riesce a vivere delle proprie entrate.
Rifiuti e ambiente
Affidato a una terna di imprese che si sono aggiudicate l’appalto milionario, il sistema di raccolta e smaltimento rifiuti resta un vulnus. Le problematiche nella raccolta, soprattutto in alcune aree centrali o in quartieri particolamente critici, si sommano alla gestione delle discariche – private, oltre tutto esauste, tanto da comportare la spedizione dell’eccedenza fuori regione. Un obbligo il cui prezzo lo paga il cittadino. Per quanto senza la Regione e un piano rifiuti generale pochi potranno essere i passi avanti, è innegabile che il Comune, committente, debba vigiliare meglio e pià che in passato, affrinché ogni singolo centesimo dell’appalto – che pagano i cittadini – non vada sprecato. E impegnarsi affinché nessuno – turista o locale – debba vedere le cartoline maleodoranti della scorsa estate.
Urbanistica: quale città?
Un mantra da cinquant’anni. Una questione affrontata e mai risolta resta quella della regolamentazione urbanistica. Ancora più necessaria con la città che cresce in altezza, disseminata di supermercati, caotica che resta affamata di spazi sociali e verdi. Il piano regolatore che manca da mezzo secolo resta una delle necessità di una città cresciuta disordinatamente a colpi di varianti. Decidere di cambiare marcia, immaginare la città e programmarne lo sviluppo, con regole che mettano un punto definitivo alle speculazioni che ogni giorno sembrano gravare su una città dove il verde è ridotto al lumicino e dove ogni giorno sorgono nuove strutture, sarà forse la vera sfida.
Waterfront e piano commerciale
Una regolamentazione che non può prescindere dalla valorizzazione del waterfront, dall’accelerazione dell’interramento dei binari attraverso un pressing serrato con Governo e RFI, dalla valorizzazione del mare e dall’accessibilità dello stesso. Insieme al piano commerciale, per mettere un freno alla nascita di supermercati e centri commerciali – Catania è la città europea ad averne di più – e dare nuove possibilità ai negozi di vicinato e alla piccola distribuzione, un tempo ossatura del tessuto economico e oggi in grande sofferenza.
Il nuovo sindaco e la città vivibile
E ancora ambiente, parchi, piste ciclabili e zone pedonali: la viviblità di una città passa anche, se non soprattutto, da interventi volti a migliorare la qualità della vita di tutti. Il nuovo sindaco dovrebbe riuscire ad avere una idea e portarla avanti. Senza farsi tirare la giacca da questa o quella lobby, senza accondiscendere alle richieste di chi pensa di poter dettare legge.
Lavoro e occupazione
E poi la scuola, l’occupazione, l’economia: il nuovo primo cittadino dovrà puntare sul recupero dell’evasione scolastica, sulla formazione e sugli sbocchi occupazionali per frenare i cervelli in fuga, favorendo il lavoro. Valorizzando persone e luoghi. E attivando investimenti, occupandosi ad esempio della zona industriale. L’area attende ancora interventi risolutivi che possano supportare le aziende presenti e attirarne delle nuove.
Insomma, la nuova amministrazione e il nuovo sindaco dovranno riportare in agenda il futuro della città: cercare di spiegare quale visione hanno e tentare di portarla avanti. Collaborando magari con la realtà associative, di volontariato, del terzo settore che da tempo si sono sostituite in tanti aspetti all’amministrazione comunale.