Le parole del geologo Marco Neri, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV- Sezione di Catania), sullo stato attuale del vulcano siciliano
L’Etna non smette mai di stupire. Il vulcano geograficamente più grande di Europa e uno tra i più attivi al mondo (a detta dell’INGV) continua ad attirare l’attenzione degli abitanti ma anche dei numerosi turisti che accorrono quotidianamente.
Nelle ultime settimane il vulcano si è contraddistinto per un’attività eruttiva che si è generata da una frattura lungo la Valle del Bove che si è aperta a quota 1.900 metri. In quest’area sono state tre le bocche effusive che si sono aperte.
Ma chi la conosce bene afferma che non c’è da allarmarsi. È il caso del geologo Marco Neri, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV- Sezione di Catania). Abbiamo sentito quest’ultimo per fare il punto della situazione sull’Etna. Ecco quanto è emerso.
La situazione a detta dell’esperto si presenta abbastanza tranquilla al momento. Tanto che lo stesso afferma: “In questo momento l’attività effusiva sembra sostanzialmente esaurita. Permane un debole degassamento dal sistema di fratture che si è aperto nelle scorse settimane dentro la valle del Bove”.
I cambiamenti nell’ultimo periodo
Risulta interessante considerare come, nella sua intensa attività, alcuni aspetti riguardanti il vulcano siano mutati. In merito a ciò Marco Neri fa notare: “Da un mese a questa parte l’attività eruttiva dell’Etna è un po’ cambiata, passando da prevalentemente esplosiva (le cosiddette “fontane di lava” che hanno caratterizzato gli ultimi anni) a quasi esclusivamente effusiva. Il sistema di fessure che ha alimentato le colate di maggio-giugno ha dato luogo ad un’attività eruttiva “laterale”, che emerge lungo i fianchi del vulcano”.
I parossismi hanno avuto un impatto sulla struttura fisica del vulcano?
Facendo qualche passo indietro, ricorderemo i numerosi eventi parossistici che si sono susseguiti. A tal proposito, il geologo ci spiega: “I parossismi eruttivi che hanno caratterizzato negli scorsi anni in particolare il Cratere di Sud-Est non hanno causato, presumo, alcun cambiamento sulla struttura fisica del vulcano. Piuttosto, il loro accadimento così frequente, parliamo di molte centinaia di eventi in pochi anni, mostra che il vulcano ha molta energia da spendere”.
La popolazione è esposta a rischi?
La domanda più frequente tra i tanti ammiratori dell’Etna è sicuramente quella inerente al livello di sicurezza. Ma su questo fronte pare si possano dormire sonni tranquilli.
L’esperto dell’INGV rassicura: “Al momento attuale, nessun rischio concreto. Le colate in Valle del Bove sono sostanzialmente ferme, ma anche quando erano attive, il tasso effusivo alle bocche non era sufficiente a produrre colate di lava che potessero rappresentare una reale minaccia per le zone abitate”.
Le previsioni future
Come abbiamo osservato finora, l’attività dell’Etna nel corso del tempo può cambiare o addirittura può anche condurre a sorprendenti colpi di scena. Cosa ci si può aspettare prossimamente è difficile da stabilire con esattezza ma il geologo ipotizza: “L’attività effusiva potrebbe riprendere dal sistema di fratture che si è aperto in Valle del Bove. Come pure è possibile, invece, che l’attività eruttiva torni ad interessare uno dei crateri sommitali. Tutti i giochi sono aperti, l’Etna è un vulcano a condotto aperto ed è tra i più attivi al mondo”.
In qualità di INGV, state eseguendo nuovi studi? Verso cosa si orienta la vostra attenzione in questo momento?
Neri risponde: “La massima attenzione è rivolta all’analisi del sistema di fratture che ha alimentato le colate dell’ultimo mese. Si tratta di un fenomeno di fratturazione importante, lungo 3-4 chilometri, che ha portato la bocca più bassa ad aprirsi attorno a 1.900 metri di quota sul mare. Si è trattato, quindi, di un fenomeno potenzialmente pericoloso, perché la lava è emersa a quote basse e quindi è teoricamente in grado di raggiungere luoghi abitati. I rilievi sul terreno e da remoto, con droni e da satellite, le misure dei gas e le deformazioni del suolo, unitamente ad i campionamenti dei prodotti eruttati, dovrebbero aiutarci a comprendere meglio i possibili scenari futuri”.
Quanto accaduto nell’ultimo mese conferma il fatto che si tratti di un vulcano in grado di meravigliare, non solo per i suoi spettacoli che regala alla vista, ma anche per l’imprevedibilità di quanto può accadere. Il tutto, però, va vissuto col giusto livello di attenzione senza eccessive preoccupazioni. Concetto ribadito sul finale proprio dal dottor Neri che conclude: “Fenomeni eruttivi come quello avvenuto nelle scorse settimane non deve incutere timore, bensì deve ricordarci che siamo ospiti di una terra bellissima, ma anche potenzialmente pericolosa”.
L’ultimo bollettino settimanale (INGV – 14 giugno)
Nell’ultimo monitoraggio a cura dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Osservatorio Etneo, Sezione di Catania) si evidenzia un’attività effusiva consistente in “colate laviche all’interno della Valle del Bove e sporadiche e blande emissioni di cenere vulcanica al Cratere di Sud Est”. Le colate di lava al momento “restano confinate in Valle del Bove”.
Per quanto concerne invece gli scenari attesi, l’attività effusiva con lo sviluppo di colate laviche nella Valle del Bove potrebbe protrarsi. Inoltre, nel report si fa riferimento anche a un’attività esplosiva al Cratere di Sud-Est (come spiega l’INGV, l’attività esplosiva consiste in una “violenta ed improvvisa espansione dei gas vulcanici contenuti nel magma, che ne provocano la “frammentazione”) “accompagnata da formazione di nubi di cenere e ricaduta di prodotti piroclastici grossolani e flussi piroclastici in area sommitale”.
Anche in questo caso, si ribadisce ancora una volta che il tutto potrebbe cambiare in maniera imprevedibile ribaltando i dati di tali previsioni per via del “frequente stato di attività e spesso con persistente stato di disequilibrio” dell’Etna.