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Etna, Villaggio Mareneve: 2,6 milioni di euro per la rinascita

Etna, Villaggio Mareneve: 2,6 milioni di euro per la rinascita
Rudere Villaggio Mareneve – Etna

La Città metropolitana di Catania ha presentato il progetto alla Regione. Un programma per dare al luogo un futuro compatibile con il turismo sostenibile

CATANIA – Fare rinascere il villaggio Mareneve e dargli un futuro compatibile con il concetto di turismo sostenibile. L’iniziativa della Città metropolitana di Catania, per uno dei luoghi simbolo del versante est dell’Etna, usato come riferimento geografico pur nello stato di abbandono in cui da decenni si trova, è stata presentata alla Regione.

Sui tavoli della commissione tecnica-specialistica è finita la documentazione relativa all’aggiornamento di un progetto concepito oltre dieci anni fa. Alla Cts spetterà effettuare la valutazione di incidenza ambientale, passaggio necessario quando si parla di interventi in zone sottoposte a tutela. Il villaggio Mareneve, situato nella pineta Ragabo all’interno del territorio di Linguaglossa, venne realizzato a metà del secolo scorso dalla Regione. Un’opera che nelle intenzioni sarebbe dovuta servire a offrire ristoro agli operai delle miniere.

Villaggio Mareneve, costruito nel 1958

“I lavori di costruzione del villaggio turistico hanno avuto inizio nel 1958 impegnando una superficie di 25 mila metri quadrati del demanio comunale di Linguaglossa – viene ricostruito nella relazione illustrativa -. Con decreto prefettizio di esproprio del 1964 la proprietà fu trasferita alla Regione che ne assegnò la gestione alla Sat di Palermo che a sua volta la affidò a privati. Dopo un breve periodo di utilizzo il villaggio fu abbandonato divenendo oggetto di atti vandalici. La Regione in data 7 luglio 1989 cedette la proprietà del bene alla Provincia di Catania”.

Villaggio Mareneve, oggi ruderi inagibili e degradati

Successivamente, a inizio anni Duemila, alcuni lavori di recupero vennero realizzati, ma si trattò di interventi momentanei. “Stante la mancanza di un presidio costante sono state oggetto di saccheggio e devastazione da parte di ignoti e di un incendio che ha distrutto parte dei manufatti. Ad oggi – si sottolinea – i manufatti si presentano quali ruderi inagibili e degradati, contenenti oltretutto elementi in materiale tossico (cemento-amianto), sparsi nel bosco e abbandonati alle intemperie e al vento”.

La proposta attuale, che arriva dall’aggiornamento all’attuale prezziario regionale di un progetto di stato di fattibilità tecnica-economica approvato circa dieci anni fa, con l’accordo di Provincia, Comune di Linguaglossa e Parco dell’Etna, punta all’utilizzo di strutture prefabbricate e, chiaramente, alla bonifica dell’area in cui sono presenti ancora i rifiuti pericolosi.

Il progetto di riqualificazione

“L’impiego di elementi prefabbricati, le cui strutture saranno solidarizzate alla fondazione attraverso gli elementi di raccordo, consentirà una conformazione strutturale di tipo leggero, all’uopo rimovibile con operazioni inverse di smontaggio”, viene descritto nella relazione. Nella stessa si sottolinea come la volontà di lavorare alla riqualificazione del villaggio, anziché a una liberazione dell’area dai manufatti abbandonati, si basa su una considerazione: la presenza nel territorio “risulta legittimata dall’epoca della sua costruzione e dalle innumerevoli citazioni in pubblicazioni specializzate e non”; e a questo si aggiunge il convincimento che il sito “costituisce per la tipologia di offerta un insediamento che non appare eccessivo definire unico”. L’obiettivo dichiarato è quello di renderlo in condizioni di lavorare in tutte le stagioni dell’anno. “L’intervento si colloca nella più ampia visione strategica e articolata dell’intero sistema del territorio della Città Metropolitana, come studiato nel Piano strategico. L’indirizzo proposto nel documento deriva dall’analisi della situazione attuale e, alla luce della stretta interconnessione esistente tra turismo e sport e della possibilità offerta dal turismo sportivo di destagionalizzare i flussi turistici e di incrementare la permanenza media dei visitatori dell’area metropolitana, mira all’ottimizzazione delle infrastrutture, al miglioramento di siffatti accessi consolidati, al potenziamento della fruizione di servizi già prevalentemente esistenti in aree che hanno valenza di poli turistici d’eccellenza sia con riferimento al turismo organizzato sia alle visite di corto-raggio”, viene ricordato.

I lavori dovrebbero durare poco più di 15 mesi

Una direttrice lungo la quale si pone a pieno titolo, secondo la Città metropolitana, anche il villaggio Mareneve. Superando tutte le valutazioni ambientali e ottenendo le autorizzazioni necessarie per l’indizione della gara d’appalto, i lavori dovrebbero durare poco più di 15 mesi. Per quanto riguarda le risorse necessarie, l’intervento, qualche anno fa, è stato finanziato per un importo di poco superiore ai due milioni di euro. Nel frattempo i prezzi sono aumentati, per via dell’aumento dei costi delle materie prime. L’attuale quadro tecnico-economico parla di una cifra, comprensiva di spese di natura amministrativa, pari a 2.655.000 euro. Prima però bisogna affrontare le valutazioni ambientali. In tal senso, il 6 settembre prossimo scadranno i termini per il pubblico, associazioni ambientaliste in testa, per presentare osservazioni sul progetto.