Rinnovabili. È un problema politico o anche culturale?
«Il problema delle rinnovabili riguarda un sistema economico industriale e politico. Il cittadino sarebbe ben contento di fare investimenti se non gli complicasse la vita anche perché vedrebbe, in alcuni casi, quasi azzerati i costi della bolletta elettrica che scomparirebbero nel caso del riscaldamento. Il problema è che, ancora oggi, la lobby del petrolio e chi costruisce la strategia energetica del nostro paese, come Eni, impediscono questo processo di transizione energetica. C’è un dato, che lo dimostra. L’ultimo quadrimestre del 2021 è stato chiuso da Eni con un utile di +3870%, realizzando in soli quattro mesi oltre 2 miliardi di euro di utili e tutto ciò deriva dall’aumento del prezzo del gas su cui è stata fatta una grossa speculazione. Non so cosa succederà nelle prossime bollette perché il costo del gas ora è spiccato oltre i 200€ a Megawatt/ora. Tenga conto che Eni ha acquistato il gas con contratti pluriennali a prezzo fissato due, tre anni fa e quindi c’è di fatto, su queste operazioni, un extra profitto stimabile per il 2022 intorno ai 14 miliardi di euro che si sommano ai 4 miliardi del 2021. Il problema è che, mentre imprese, artigiani e famiglie sono in ginocchio con il caro elettricità altri non solo si sono arricchiti, ma di più».
Cosa è necessario fare, al di là della demagogia, nell’immediato?
«Nell’immediato possono essere prese solo misure di emergenza. Abbiamo una fortuna, ossia che tra circa un mese e mezzo le condizioni meteorologiche ci permetteranno di ridurre fortemente i consumi di gas derivanti dal riscaldamento. Ma è necessario che il governo sblocchi subito i 110 Gigawatt di autorizzazioni su eolico e fotovoltaico che sono ferme. Significano, in sintesi, una trasformazione in energia equivalente a circa 30 miliardi di metri cubi di gas. Si tratta di una potenza incredibile che ci porterebbe a liberarci dalla dipendenza del gas russo e va organizzata subito.
È chiaro che, però, l’errore all’origine è stato fatto che Eni ha puntato tutta la sua fonte energetica di riferimento dalla dipendenza dai russi e qualcuno dovrà rendere conto all’Italia del perché si è arrivati a far pesare questa dipendenza al 45% sul totale del fabbisogno. Si tratta di una scelta folle che è stata fatta, certamente, a partire dall’Eni. È più che mai necessario che la parola d’ordine, oggi, debba essere quella di diversificare le fonti di approvvigionamento, ossia dove acquistiamo il gas e questo è quello che il governo sta tentando di fare. La realizzazione dei gassificatori non è però una soluzione di emergenza perché saranno realizzati in cinque anni mentre proprio in quel lasso di tempo noi potremmo puntare a raggiungere l’obiettivo dell’80% di energia prodotta da rinnovabili nel nostro paese».
Cosa può fare oggi il cittadino?
«I cittadini oggi possono dare subito un contributo, anche contro la guerra, abbassando di pochi gradi il riscaldamento della propria casa, portandolo ad esempio a 18°. Questo ci permetterebbe di avere una riduzione dei consumi che potrebbe andare dal 6 al 20%».
Roberto Greco

