Palermo ha ospitato nei giorni scorsi l’evento Eurovalve, congresso itinerante che ha attirato i massimi esperti del settore. Gruppo Villa Maria in prima linea per favorire la diffusione di macchinari e metodologie all’avanguardia
PALERMO – Ha fatto tappa nel capoluogo siciliano quest’anno l’evento Eurovalve, il congresso itinerante che richiama i massimi esperti delle patologie valvolari cardiache in una città europea sempre diversa. La scelta di Palermo come città ospitante non è casuale: infatti, qui c’è il Maria Eleonora Hospital, centro di riferimento per il Sud Italia nell’ambito del trattamento delle patologie cardiache e uno dei centri a più alto volume in regione per quanto riguarda gli interventi di Tavi.
Eurovalve, congresso che mette insieme i cardiologi e cardiochirurghi
“Questo – ha precisato il local host dell’evento, Kalil Fattouche, specialista in chirurgia cardio-toraco-vascolare del Maria Eleonora Hospital – è un appuntamento che noi abbiamo istituito quasi dieci anni fa e il primo a livello internazionale che mette insieme i cardiologi e cardiochirurghi. Negli ultimi dieci anni, nel trattamento della patologia valvolare c’è stata una evoluzione tecnologica molto forte, ci sono molti device per il trattamento mininvasivo e transcatetere per le valvole. Le linee guida sono in continua evoluzione e la comunità scientifica ha necessità di essere aggiornata, è questo il focus del meeting. Il nostro lavoro quotidiano è in continua evoluzione, infatti, quello che facciamo oggi è completamente diverso da quello che facevamo solo cinque anni fa e si prevede questa evoluzione anche nei prossimi cinque anni”.
“Il congresso di Palermo – ha dichiarato Corrado Fiore, responsabile della Cardiologia di Città di Lecce Hospital del Gruppo Villa Maria – è stato incentrato sullo studio delle valvole cardiache, per cui il ruolo dell’Imaging è fondamentale. Attualmente abbiamo a disposizione degli ecografi molto performanti che permettono valutazioni bidimensionali e tridimensionali con il vantaggio di poter ricostruire la valvola così com’è anatomicamente. Ciò consente di parlare uno stesso linguaggio tra cardiologo, cardiochirurgo e interventista. In più la branca di Immaging comprende anche due nuove metodiche che stanno prendendo sempre più piede che sono la Tac cardiaca e la risonanza magnetica cardiaca, ma quello che ha dato una vera svolta negli ultimi dieci anni è l’ecocardiografia tridimensionale, perché con delle sonde specifiche riusciamo a ricavare un’immagine della valvola che sia aortica, mitralica o tricuspidale. In questo modo il cardiochirurgo può scegliere prima la tecnica chirurgica più appropriata per quel paziente. L’altra grande novità degli ultimi cinque anni è la diffusione delle procedure percutanee, cioè la riparazione di una valvola mitralica, che prima era materia esclusiva dei cardiochirurghi adesso può essere effettuata anche dai cardiologi interventisti tramite gli interventi percutanei, quindi tramite un accesso femorale che consente di non aprire lo sterno del paziente. Qui l’ecocardiografia gioca un ruolo fondamentale perché guida il cardiologo nell’esecuzione dell’intervento”.
Anche le metodologie di intervento di sono evolute
Non soltanto i macchinari ma anche le metodologie di intervento di sono evolute dunque, come ha riferito Giuseppe Speziale, vice presidente del gruppo GVM e cardiochirurgo, responsabile dei programmi delle cardiochirurgie del gruppo: “Mi sono sempre occupato di mininvasiva perché ho sempre creduto che questo genere approccio in questo settore potesse fare la differenza. Quelli che vent’anni fa facevamo la cardiochirurgia mininvasiva venivamo quasi visti male, ma oggi tutte le nostre cardiochirurgie GVM, da Torino a Palermo, hanno degli altissimi standard di mininvasiva che sono riusciti a dare un forte un imprinting, per cui alla maggior parte degli interventi, soprattutto sulle valvole aortiche viene fatto con approccio mininvasivo e transcatetere. Praticamente, i cateteri vengono inseriti tramite l’arteria femorale con cui riusciamo a piazzare una valvola senza nessun taglio chirurgico, ciò ha permesso di fare un salto qualitativo per i pazienti che vengono trattati”.
L’evento di Palermo ha rappresentato una nuova tappa all’interno di un percorso partito da lontano e che adesso è diventato una straordinaria realtà grazie a lavoro, abnegazione e a un pizzico di capacità di sognare in grande. “Ho fondato il gruppo GVM nel 1973, più di 50 anni fa – ha ricordato il presidente e amministratore delegato di GVM Care & Research, Ettore Sansavini – quindi c’è stato il tempo di poter crescere. Il primo centro è stato quello di Cotignola, a Ravenna, in cui iniziai come direttore della struttura. Nel 1982 ottenni la maggioranza delle quote societarie e quindi iniziai a portare avanti un mio progetto che ho sempre pensato da ragazzo, cioè creare un gruppo di ospedali ‘all’americana’ di alta specializzazione e complessità, che possano risolvere i problemi a quei pazienti che trovavano risposta soltanto all’estero. Immaginiamo che negli anni Sessanta e Settanta le persone per operarsi al cuore dovessero andare in Usa, in Svizzera o a Londra. Adesso le strutture condotte direttamente da noi sono 52 in Italia e all’estero, 35 in Italia, di cui dieci prevalentemente cardiochirurgiche, in genere però sono cliniche multispecialistiche. Oggi bisogna pensare al futuro della medicina più di ieri, perché è possibile sviluppare una tecnologia molto avanzata e di ciò bisogna tenerne conto”.