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Evitare l’escalation a tutti i costi

Evitare l’escalation  a tutti i costi
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Russia avanza, Trump in silenzio

L’accentuarsi dell’offensiva russa nei confronti dell’Ucraina, bombardando la capitale Kiev e il suo cuore, cioè i palazzi istituzionali, fa pensare, logicamente, che questa azione non crei problemi nei confronti degli Stati Uniti di Trump.
Putin è un autocrate, ma non è stupido; non ha alcun interesse a scatenare la Terza guerra mondiale, mentre ha l’interesse di ricostituire la “Grande Russia”, conquistando, a poco a poco, i territori marginali rispetto ai ventisette Stati dell’Unione europea.

La nostra impressione deriva dal fatto che Trump non ha detto nulla di fronte a questo progressivo avanzamento dei bombardamenti sul territorio ucraino, anche se fa “ammuina”, continuando a lanciare messaggi contraddittori da mattina a sera e da sera a mattina.
D’altra parte, l’Unione europea sostiene l’Ucraina, ora in maggior misura degli Stati Uniti, ma finanziamenti e armi non sono sufficienti ad arrestare l’avanzamento della Russia su quel territorio.

Frattanto si allontanano le trattative di un’eventuale pace, perché l’indebolimento obiettivo delle forze armate di Zelensky incentiva Putin a far avanzare le proprie al fine di arrivare al momento di una possibile pace avendo “incamerato” quanto più terreno ucraino.
Le chiacchiere e le barzellette del presidente francese, Emmanuel Macron, hanno peggiorato la possibilità di fare delle trattative di pace serie.

Macron ha il suo da fare per tentare di governare la Francia, ormai ingovernabile, con il partito di Le Pen al trentatré per cento, i rinnovatori al ventisei per cento e il suo raggruppamento che è sceso al misero sedici per cento.
I conti del bilancio francese sono in disordine, la differenza con lo spread italiano si è annullata e il prossimo governo del giovane trentanovenne, Sebastien Lecornu, andrà probabilmente di nuovo sotto nell’Assemblée Nationale.

Perché citiamo Macron? Perché è stato lui ad aver preso l’iniziativa di riunire i cosiddetti “volenterosi”, ma essendo in una condizione di forte debolezza interna non può avere alcun prestigio per sviluppare tale iniziativa europea.
I tedeschi di Friedrich Merz sono cauti e per conseguenza tutta l’Europa ha di fatto rallentato fortemente il sostegno all’Ucraina.
La situazione sembra in stallo e senza via di sbocco mentre muoiono centinaia di migliaia di persone fra i due eserciti, ma anche migliaia di civili in un Paese semidistrutto, che da oltre tre anni non vive più perché è sotto i bombardamenti di missili e droni russi.

Senza il sostegno di Trump e con un debole sostegno europeo, Zelensky è ormai alle corde, anche perché l’opposizione interna è diventata più forte e lo stesso popolo che in qualche modo, si dice, l’abbia sostenuto, oggi è diventato totalmente insofferente e vuole che questa guerra finisca a tutti i costi per riprendere una vita normale.

La stampa di parte ha comunicato che il Parlamento Ue avrebbe preso in esame la richiesta di adesione dell’Ucraina. Non sappiamo se tale richiesta verrà presa in considerazione perché è noto – ma non a tutti/e – che per entrare nell’Unione occorre rispettare parametri sociali, economici, istituzionali e finanziari che quel Paese non ha. Quindi è altamente improbabile che tale adesione avverrà.

Nell’attuale situazione occorre che l’Unione europea tolga qualunque espediente o motivazione per far crescere la voglia di Putin di aggredirla. Insomma, non deve agitare il panno rosso davanti al toro. Ciò non perché il toro possa vincere, ma perché si deve assolutamente evitare qualunque scontro.
Il drone sulla Polonia, dicono da parte russa, è stato un errore. Può darsi. Ma è meglio credere a questa motivazione per evitare a tutti i costi una “escalation”. Bene ha fatto il nostro presidente, Sergio Mattarella, a ricordare gli eventi del 1914 che fecero scoppiare la Prima guerra mondiale.
Bisogna tenere i nervi saldi perché le scintille non provochino l’incendio; incendio, anche accidentale, come si è verificato tante volte nel passato.

Occorrono buonsenso e, appunto, nervi saldi perché finalmente si esca da questa situazione che, tra l’altro, ha causato gravi danni economici a tutti i Paesi dell’Unione e in particolare all’Italia.