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“L’evoluzione delle infrastrutture dei trasporti” al centro, i progetti dal porto di Catania alla nuova rete ferroviaria

Porti, strade, ferrovie, oltre a quelle infrastrutture che non si vedono ma sono necessarie per il Paese. Arriva a Catania, al Palazzo della Cultura, l’iniziativa del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti in qualità di Autorità di Gestione del Programma Operativo Nazionale Infrastrutture e Reti 2014–2020 (PON-IR), dal titolo “L’evoluzione delle infrastrutture dei trasporti: aspetti ambientali e nuove occupazioni”.

Realizzata nell’ambito del PON-IR per raccontare come le infrastrutture finanziate dai fondi europei stiano trasformando il Sud Italia, in generale, e la Sicilia in particolare, grazie agli ingenti investimenti, da una parte, e alla capacità progettuale e operativa dall’altra. E per evidenziare il ruolo delle infrastrutture come motore di sviluppo economico, sociale e culturale del Mezzogiorno.

Come evidenziato da Francesco Corso, Responsabile della Comunicazione del PON Infrastrutture e Reti 2014–2020, nell’introdurre i lavori: “Oggi comunichiamo un risultato ottenuto dopo circa dieci anni di impegno di una moltitudine di tecnici e di addetti ai lavori – ha esordito, evidenziando la mole di lavoro “e di difficoltà superate per arrivare alla conclusione del programma, al tiraggio completo della spesa, al raggiungimento degli obiettivi, anche di quelli paralleli quali ad esempio la sostenibilità ambientale e la comunicazione di quanto fatto ai territori”.

“L’evoluzione delle infrastrutture dei trasporti”, i dati per la Sicilia

Poi Corso ha presentato i numeri. “Abbiamo speso il 100% di quanto l’Europa ci ha dato: 2 miliardi e 234 milioni – ha detto – e abbiamo realizzato circa 161 progetti portati a compimento, certificati e pagati”. Un programma che ha visto la Sicilia comportarsi bene: è la seconda Regione dopo la Puglia per spesa, con poco più di mezzo miliardo di investimenti.

Un movimento economico importante che ha permesso la realizzazione di opere che incidono realmente nel Paese e, in particolare, sul Mezzogiorno. “Questi progetti stanno già cambiando l’Italia – ha continuato Corso – quel che, ad esempio, è successo con i porti è indicativo: a Palermo attraccava una nave, oggi ne attraccano 4. Abbiamo fatto una rivoluzione, insieme all’Autorità portuale e ad altri soggetti e fondi. Questo è successo a Palermo a Bari, a Taranto, a Gioia Tauro: in tutti i porti in cui siamo intervenuti, abbiamo aumentato la capacità”.

La “rivoluzione” per Catania

Una “rivoluzione” che presto coinvolgerà anche Catania: di ieri è infatti la notizia dell’approvazione, a Roma, del Piano regolatore portuale etneo, redatto dall’autorità di sistema portuale per la Sicilia orientale e dal suo presidente Francesco Di Sarcina. Un’opera infrastrutturale annunciata alla sala dal sindaco di Catania, Enrico Trantino, e commentata dall’ammiraglio Raffaele Macauda, Direttore marittimo per la Sicilia orientale.

“Basta dire che si tratta di un piano portuale che comporterà la realizzazione di molte opere e nello stesso tempo significherà sviluppo e lavoro, perché è uno strumento urbanistico che individua aree e opere da realizzare”, ha sottolineato Macauda.

D’altronde, il porto etneo non ha un piano regolatore da quasi mezzo secolo, 47 anni per la precisione: il nuovo progetto permetterà dunque, non solo di ampliarne la capacità, aumentando gli approdi e le movimentazioni, ma di pensarlo in chiave ecologica e moderna. “Sarà una infrastruttura innovativa – ha aggiunto il Direttore – eco sostenibile e che risponde ai criteri internazionali di sicurezza. Basti pensare allo sviluppo delle aree dedicate alla crocieristica di 84mila metri quadrati e che consentirà l’approdo, contemporaneamente, di 4 navi da crociera”.

Un nuovo Waterfront

Un porto che si aprirà alla città che vedrà così ridisegnato il suo Waterfront. “Diventerà appetibile – ha proseguito l’ammiraglio – con una Stazione marittima moderna di 5 mila metri quadrati. Non è un’utopia”.

Non solo infrastrutture portuali ma anche in ferro, ad opera della Rete ferroviaria italiana, alla quale si deve ad esempio il raddoppio ferroviario della Catania – Palermo, la cui prima tratta, la linea Bicocca-Catenanuova, è stata inaugurata qualche giorno fa.

“Abbiamo aumentato la capacità di trasporto delle linee ferroviarie: il raddoppio Napoli Bari è un esempio lampante di quello che sta succedendo – ha infatti sottolineato Corso -. L’ultimo miglio, ovvero la diversificazione della modalità di trasporto, il miglioramento della sicurezza area o lo sdoganamento in mare delle merci è un esempio delle capacità di trasporto e miglioramento della logistica. La tratta Catania Palermo – ha aggiunto – per il prossimo futuro non sarà più nella gestione di questo programma, che si conclude oggi, ma di quelli futuri. Ci sono nuove fonti di finanziamento e Rfi è maestra nell’intercettare i fondi”.

Ma infrastrutture sono anche quelle che, seppur non evidenti, permettono lo sviluppo di un territorio, la sua crescita e sostenibilità. Tra queste rientrano senza dubbio quelle idriche, necessarie per la Sicilia, alle prese con anni di siccità e con politiche emergenziali di riduzione degli sprechi. Ma anche teatro di una best practice. Come quella messa in atto nell’Ennese, grazie ai fondi del Programma Infrastrutture e Reti, di cui ha parlato Antonino Cammarata, sindaco di Piazza Armerina e presidente dell’Ati Enna.

“Abbiamo ottenuto 58 milioni di euro sulla linea React Eu nell’abito del Pon Ir 2014 – 2020, che stanno servendo per il rifacimento delle reti idriche in un momento di penurie e di crisi che fanno la differenza nell’aiutare a salvare un Comune dalla crisi idrica – ha affermato Cammarata -, ed è l’esperienza che abbiamo vissuto in tanti Comuni della Provincia di Enna. Ciò che si risparmia in un Comune dove vi è un efficientamento idrico, può essere messo a disposizione di quelli che invece non hanno risorse idriche dirette, oltre al bacino di utenza di riferimento, nel nostro caso come la diga Ancipa. È sicuramente un importante intervento con un’evidente ricaduta socioeconomica per l’intero territorio – ha sottolineato ancora Cammata. La Sicilia deve cogliere le opportunità. Noi rappresentanti dei Comuni dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter partecipare ad opportunità che oggi ci sono e non erano scontate. Abbiamo il dovere e l’obbligo di approfittarne – ha concluso. Le infrastrutture idriche non rappresentano soltanto opportunità occupazionali ma anche di formazione professionale. Perché oggi, quando si parla del rifacimento di una rete idrica, con una digitalizzazione, una rete idrica smart, significa anche dotarsi di professionalità che richiedono determinate qualifiche”.

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