Ex Province al collasso, monta la protesta in Sicilia - QdS

Ex Province al collasso, monta la protesta in Sicilia

Raffaella Pessina

Ex Province al collasso, monta la protesta in Sicilia

giovedì 11 Aprile 2019

Intanto da Roma pessime notizie: Def, si temono ulteriori tagli a Regioni
L’1 maggio a Messina marcia di protesta dei sindaci della provincia

PALERMO – Ex Province nel caos e sull’orlo del default. Per questo i sindaci del messinese hanno organizzato una protesta contro “l’assordante silenzio” sui finanziamenti statali.

La manifestazione si terrà mercoledì 1 maggio quando i sindaci della provincia si riuniranno alle 9 in piazzaDuomo, a Messina, per dirigersi verso la sede della Prefettura.

“Con tutti i colleghi sindaci del messinese – ha affermato il primo cittadino del capoluogo, Cateno De Luca – siamo giunti alla conclusione che è arrivato il momento di reagire e interrompere l’assordante silenzio circa i finanziamenti statali destinati alle ex Province siciliane” .

De Luca ha annunciato che restituirà in Prefettura la fascia di sindaco della Città metropolitana e si autosospenderà dalle funzioni. Per il sindaco non è più giustificabile l’assenza dello Stato e non più sostenibile la situazione di abbandono in cui sono costrette le ex Province. Inoltre, ha ricordato che il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa “si era impegnato ad assicurare risorse aggiuntive per le ex Province.

“Solo 100 milioni – ha aggiunge – che tra l’altro erano già stati assegnati, utili solo a ripianare il disavanzo del 2018, lasciando scoperto il bilancio 2019 che purtroppo non può essere approvato. Abbiamo oltre 400 milioni di investimenti fermi strade insicure e scuole fatiscenti. Non ci stiamo. Chiediamo al governo regionale di prendere una netta posizione perché tale silenzio non è comprensibile”.

Ma la crisi finanziaria non tocca solo la provincia di Messina, bensì tutte le 9 province dell’Isola a causa dei tagli nei trasferimenti statali. A questo si aggiunge la cattiva notizia da parte del presidente della Conferenza delle Regioni. Stefano Bonaccini, il quale ha commentato il Def nazionale, che prevede una crescita pari a zero e teme ulteriori tagli sostanziali alle regioni.

“Sono molto preoccupato – ha detto Bonaccini – perché mi pare evidente che escono in chiaro dati che peraltro molti di noi avevano sollecitato qualche mese fa. C’è preoccupazione, perché quando sbagli le previsioni di crescita significa non solo che avrai meno entrate, ma che peggioreranno i conti pubblici e ogni mese aumenta anche il debito pubblico”.

“Un Paese che entra in recessione tecnica – ha aggiunto – vede una crescita praticamente pari a zero; dall’altro aumenta il suo debito. Se questo è fatto per gli investimenti significa che può dare una mano alla crescita futura, ma se è fatto senza investimenti aumenta il debito e non c’è una ripresa complessiva del Paese, non c’è una politica industriale e dell’occupazione. Adesso dovremo, come Conferenza delle Regioni, porre un tema che, alla luce della certezza che due miliardi di tagli comunque ci saranno, vorremmo nelle prossime settimane capire esattamente dove il governo pensa di recuperare questi due miliardi”.

Le regioni saranno toccate? “In particolare – ha concluso Bonacini – la sanità. Credo che su questo avremo bisogno di una qualche forma di garanzia, cioé che non si vadano a toccare gli accordi dell’incremento del fondo sanità, fatti col governo solo qualche mese fa”.

Raffaella Pessina

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